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Da “Scariolo dimision” al 3° trionfo europeo: la rivincita del coach azzurro

Marco Barzizza

Aggiornato 22/09/2015 alle 18:00 GMT+2

Ci hanno fatto articoli, pagine Facebook perché si dimettesse già nel 2010 dopo il fallimento al mondiale in Turchia. L'ha fatto nel 2012 dopo l'argento olimpico, è tornato dopo il fallimento di Orenga e ha vinto, ancora, con un gruppo che conosceva già e che ha saputo riavvicinare a sé

Sergio Scariolo - Spagna - EuroBasket 2015

Credit Foto AFP

La storia di Sergio Scariolo con la Spagna è incredibile. Dopo tre anni di successi tra 2009 e 2012 nei quali ha vinto due Europei e una medaglia d'argento Olimpica, l'addio e il ritorno nel 2015, col recente successo in Francia a Eurobasket. Ora una nuova salita verso le Olimpiadi di Rio, dove la generazione dei Gasol potrà cercare l'upset ai danni degli Stati Uniti.
Eppure in quei primi anni spagnoli non tutti andò alla perfezione. Arrivato nel 2009 con un contratto fino ai giochi olimpici mentre era anche allenatore al Khimki Mosca, alla prima prova Sergio (ribattezzato anche “Don Gel” per l'acconciatura sempre impeccabile) fa subito centro, vincendo in Polonia il suo primo titolo Europeo. L'anno dopo la sua Roja (senza Pau Gasol) esce a sorpresa dal Mondiale in Turchia eliminata dalla Serbia con un tiro da tre allo scadere di Teodosic e contro il tecnico italiano inizia un pesantissimo processo. Per la prima volta dopo l'oro mondiale del 2006 la Spagna restava fuori dai primi 4 posti di una competizione internazionale, un dramma. Siti e giornali spagnoli si scatenano, vogliono le dimissioni e lo attaccano… manco fossero italiani. La federazione però crede in lui e fa bene.
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Sergio Scariolo

Credit Foto Imago

Ha cresciuto e coltivato la generazione d'oro spagnola

L'anno dopo un altro Europeo, in Lituania. C'è già la generazione d'oro, quella dei Gasol, Fernandez, Rubio, Reyes, Llull, con Navarro, Calderon e Ibaka, finisce come da pronostico: Spagna campione e Scariolo ancora sul tetto d'Europa. Tutto rientrato, le polemiche però non muoiono e i nemici, seppur zittiti, salgono sul carro pronti a scendere alla prima inchiodata. Arriva l'anno di Londra e delle Olimpiadi: la Roja non delude nemmeno lì, arrendendosi solo agli Stati Uniti in finale. Sono 3 successi in 4 anni, che altro pretendere di più? Finito il contratto il tecnico lascia di sua spontanea volontà la Nazionale, rimettendosi in gioco con un club e riparte da Milano, che vede in lui l'uomo giusto per tornare a vincere in Italia.

Da #Scariolodimision al "dimissioni, dimissioni..." milanese

Resta due anni e raccoglie solo delusioni, venendo aspramente e più volte criticato dai tifosi. Memorabile il coro “dimissioni, dimissioni” cantato da tutto il Forum d'Assago nel 2013 in una partita di regular season con Montegranaro, che resta ancora l'ultima sconfitta casalinga dell'Olimpia in stagione regolare. La sensazione di un allenatore in declino ce l'hanno tutti: torna in Spagna, al Baskonia, stagione non è memorabile e sembra uscire dall'Olimpo dei migliori tecnici d'Europa. Invece, nel 2015, il ritorno sulla panchina della selezione nazionale e poi il successo a Eurobasket, una sceneggiatura che anche immaginarla sarebbe stato difficile.
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Sergio Scariolo

Credit Foto Eurosport

Quanti sassolini...

Da “Scariolo dimision”, come titolavano siti e giornali spagnoli dopo il fallimento al mondiale 2010, a “dimissioni dimissioni” del Forum, per arrivare a oggi. Dopo il biennio di Orenga (tecnico della Spagna dal 2012 al 2014), con il “solo” bronzo europeo conquistato nel 2013 in Slovenia e le consone successive polemiche sulla sua gestione – immancabili i cori del solito tipo “Orenga dimision” - la Federazione spagnola ha deciso di riaffidarsi a Don Sergio, per il ritorno a un passato vincente. Scariolo ha accettato e subito vinto, nonostante alla sua squadra mancassero sei potenziali titolari: Marc Gasol, Rubio, Abrines, Navarro, Calderon e Ibaka. Ha saputo lavorare con pazienza facendo crescere la squadra di partita in partita, facendo forza sui rapporti che già aveva con i leader dello spogliatoio e coronando una cavalcata che dopo la prima fase sembrava difficile, dove ha corso anche il rischio di non arrivare nemmeno a Lille. Si è tolto tanti sassolini dalle scarpe dimostrando che se la Spagna l'ha richiamato c'è più di un valido motivo e ora vuole riprovare a sfidare gli Usa a Rio, cercando la rivincita più grande che gli manca: vincere l'oro olimpico.
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