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Italia: fallimento o transizione? Il resoconto dopo un Europeo da 6° classificata

Marco Barzizza

Aggiornato 21/09/2015 alle 08:30 GMT+2

Lati positivi e negativi della squadra di Pianigiani a Eurobasket 2015: male il gioco, condizionato dalla mancanza di alternative. Bene Mago, Gentile e il gruppo

L'Italia festeggia dopo il successo contro la Spagna - EuroBasket 2015

Credit Foto AFP

Fallimento o transizione? Per fare un'analisi sull'Europeo dell'Italia si può partire da questo bivio. In tanti, la maggior parte, hanno considerato l'esperienza della Nazionale a Eurobasket come una grande delusione, rispetto alle aspettative che c'erano sulla squadra. Tesi supportabile se ci si ferma al risultato finale e se si pensa che questa generazione azzurra è (era?) arrivata all'evento chiave per raccogliere i frutti di un lavoro che dura da anni e vincere qualcosa. Le parole di Datome prima della seconda fase, “Abbiamo segnato da anni questo Europeo sui nostri calendari”, o quelle di Gallinari al termine della partita persa con la Lituania ai quarti di finale, “Mi sono rotto le palle di perdere”, evidenziano l'importanza che aveva questo Europeo per il gruppo storico e fanno trasparire insoddisfazione anche tra i giocatori stessi, per alcuni dei quali è sicuramente più la delusione che il pensiero di aver vissuto l'ennesimo punto di passaggio. Datome e Gallinari ci hanno messo voce e faccia, ma siamo certi che per altri giocatori il pensiero del fallimento non esiste nemmeno. Pensate a Polonara e Della Valle ad esempio: loro non possono essersi sentiti protagonisti, ma sapendo di far parte del gruppo sanno che con il pass pre-olimpico potranno fare un'altra estate (in questo casi si, di passaggio e di crescita) con la Nazionale.
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Eurobasket 2015, Italia, Marco Belinelli (imago)

Credit Foto Imago

Un fallimento perché

  • Giudicare una squadra solamente dai risultati significa dimenticarsi che con un tiro, a Berlino con la Germania, l'Italia sarebbe potuta tornare direttamente a casa dopo la prima fase e che al contrario con la Lituania, con la palla del match tra le mani, si sarebbe potuti arrivare anche in semifinale. Vanno considerati quinti tanti aspetti di un campionato per parlare di fallimento, in primis la presenza degli avversari: la Lituania con cui è sembrato un crimine perdere, nonostante un'evidente mole di talento inferiore rispetto a quella che arrivò in finale a Euro2013, ha battuto la Serbia (unica squadra che ha dominato gli azzurri ma in una partita giocata con relativa attenzione e senza Belinelli) approdando in finale con la Spagna (con cui l'Italia ha giocato una partita memorabile vincendo senza che qualcuno avesse nulla da obiettare). Fallimento quindi non è la sconfitta con la Lituania (ancor meno quella con la Serbia a Berlino), semmai la difficoltà nel creare gioco. Trovarsi, esattamente come due anni fa, a focalizzarsi sul pick'n roll centrale, che servirà anche a utilizzare quintetti atipici ma è altresì un modo per mascherare le carenze nei fondamentali di alcuni giocatori, è sintomo di qualcosa che non va, che i giocatori non sono (alcuni) adatti per variare sistemi di gioco. E allora che si fa? Non ci sono risposte se non il lavoro, ma Pianigiani (che in quanto a stakanovismo in palestra è inattaccabile) ha solo il periodo estivo per costruire qualcosa e deve arrangiarsi con ciò che a disposizione.
  • Aggiungiamo che i ricordi della Siena di Pianigiani sono di un modo diverso di giocare e viene difficile pensare che un coach così vincente e preparato abbia deciso a priori che il gioco a due centrale dovesse essere il sistema di gioco dell'Europeo. Abbiamo visto peraltro partite nelle quali l'Italia ha fatto girare la palla molto bene trovando canestri facili e utili, dimostrando di averne capacità; ma nei momenti chiave si finiva sempre con Belinelli playmaker (snaturando Cinciarini e/o Hackett) e blocco di un lungo… poi largo al talento. Evidentemente, e non ci inventiamo niente perché lo stesso Pianigiani ha detto e dimostrato di non fidarsi di tutto il roster a disposizione, non tutti i giocatori sono pronti per stare al livello delle più forti squadre europee.

Una transizione perché

Come in ogni medaglia c'è un lato positivo, quello della transizione. L'Italia è stata molto brava a stringere i denti e raggiungere un'altra possibilità per vincere qualcosa, conquistando il pre-olimpico battendo la Repubblica Ceca in una partita per nulla facile dopo le energie spese e il gran nervosismo del giorno prima per l'uscita dalla corsa ai posti che contano. Per gli anti-fallimento questa è una vittoria, come giustamente lo è per chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, e vogliamo farlo anche noi, dandovi i nostri punti chiave per essere ottimisti.
  • Su Gallinari e Belinelli non aggiungiamo nulla (sono i cardini della squadra e li abbiamo incensati a lungo su queste pagine), ma il Bargnani visto a Berlino e Lille ci ha sorpreso molto. Non nascondiamo che all'inizio sembrava potesse essere quasi un peso “doverlo” far giocare, e il fatto che partisse dalla panchina conferma che anche Pianigiani non fosse ancora molto convinto. Da quando però il Mago è partito titolare, sentendo finalmente fiducia, la storia è cambiata, per lui e per la squadra. E' parso di rivedere il ragazzo devastante dei tempi di Treviso, quando senza paura, con attributi e senso di responsabilità, si prendeva tiri ogni volta ne avesse possibilità andando spesso a segno. E' stato lui, anche più dei colleghi “americani”, a trascinare gli azzurri alla vittoria decisiva con la Repubblica Ceca e gli auguriamo che la stagione ai Brooklyn Nets possa essere il rilancio definitivo per una carriera che negli ultimi anni è stata eccessivamente condizionata dagli infortuni.
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Andrea Bargnani Italia Israele 2015

Credit Foto AFP

  • L'Europeo di Alessandro Gentile, uno che in Nba potrebbe tranquillamente andarci adesso, è un altro fattore estremamente positivo. Ha mostrato di avere la voglia e la qualità per spaccare il mondo col suo fisico e talento strabordanti. Per lui (classe '92), se questo Europeo è stata una consacrazione, il pre-olimpico sarà la rampa per provare davvero a spiccare il volo verso verso l'Nba.
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Alessandro Gentile - Italia v Lituania - EuroBasket 2015

Credit Foto AFP

  • I ragazzi, tutti quelli che hanno partecipato al raduno a partire dal 20 luglio, che tra loro non hanno mai lesinato sorrisi, supporto, pacche sulle spalle, hanno vinto come gruppo. C'è chi è stato a casa per infortunio (Luca Vitali), chi si è dovuto fermare in corsa (Gigi Datome) ma la prima rocciosa certezza della Nazionale è quella di essere compatta, umanamente amalgamata da legami che vanno ben oltre il campo da basket. L'hashtag usato dalla Fip, #wearefaamily, non è stato scelto a casa. Lo si ripete spesso, ma è la sacrosanta verità che esce fuori soprattutto nei momenti di difficoltà e che i ragazzi hanno sempre messo avanti a tutto, anche alle loro gioie personali. Questo, personalmente, è il punto focale per considerare questo Europeo come un importante punto di passaggio (o transizione), da far fruttare l'anno prossimo.
Per i processi c'è sempre tempo e a questa Nazionale sono già stati fatti, giustamente peraltro, ma proviamo a leggere il 6° posto a Eurobasket 2015 con gli occhi dei bambini che giocano a pallacanestro e hanno visto 12/16 ragazzi insegnare cosa significa fare spogliatoio. Ovvio, ci siamo tutti rotti le palle di non poter esultare per qualcosa di importante, come ha detto il Gallo, ma essersi guadagnati un'altra occasione, è motivo valido per avere ancora speranza nel lavoro di Pianigiani e dei suoi giocatori.
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