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Basta col "siamo questi": per tornare grande l'Italia deve ripartire dal lavoro su fisico e testa

Marco Barzizza

Pubblicato 14/09/2017 alle 13:20 GMT+2

Per il 3° Eurobasket consecutivo azzurri fuori ai quarti di finale. Si poteva fare poco di più, ma ci aspettano tempi ancora più duri perché dietro a questa generazione (Belinelli, Datome, Gallinari...) c'è poco talento e pochissimi muscoli, che nel basket di oggi contano enormemente.

Nicolò Melli

Credit Foto Getty Images

Oggi più che mai, siamo questi. Lo imparammo nell'Europeo sloveno del 2013, lo dicevamo anche in Francia nel 2015 ma meno convinti (con Gallinari, Bargnani e Gentile in più), lo sottolineiamo a doppia riga e con consapevolezza dopo la rassegna continentale del 2017. Il risultato dell'Italia è figlio di quello che questa squadra è, e meglio di così era sinceramente difficile immaginarsi.

Le ragioni del fallimento

La notizia la conoscete già: Italbasket eliminata dall'Europeo per mano della Serbia, dimostratasi ampiamente superiore nei 40' sul parquet della Sinan Erdem Dome di Istanbul. Il freddo verdetto del campo ha messo in luce i limiti strutturali della squadra e, andando in profondità, del movimento. Seppur ben motivata da coach Messina, l'Italia ha pagato l'inferiorità fisica e la panchina corta, frutto di anni nei quali non siamo riusciti a coltivare a crescere il poco talento di cui disponevamo. Nonostante una squadra “sulla carta” buona, anche nelle edizioni precedenti gli azzurri hanno sempre fallito, sempre allo stesso punto: i quarti di finale. Sarebbe facile trovare colpevoli – ce ne sono da qualunque punto si voglia guardare la faccenda – ma preferiamo constatare come le critiche sulla squadra abbiano spesso mancato di una considerazione fondamentale: l'Italia, fisicamente, non può reggere ad altissimi livelli europei e occorre lavorare, se non prettamente, molto su questo aspetto.
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Ettore Messina, Italia Eurobasket 2017

Credit Foto Getty Images

Lavoro fisico, mentale, tecnico

Servirebbe una magia vera e propria per regalare centimetri e chili a tanti dei nostri ragazzi, ma non è possibile farlo. Non possiamo lavorare su Madre Natura, ma possiamo concentrarci sul talento - quel poco che abbiamo rispetto ad altre nazionali come la Spagna che vanta tutti giocatori titolari di squadre di Eurolega o Nba e che, quando non ci saranno loro, ha già pronta una seconda squadra alle spalle - e sul lavoro, di ogni tipo: fisico, mentale, tecnico. E magari pensare, essendoci la possibilità, di naturalizzare un centro americano come fanno quasi tutte le altre nazioni. Questo sport nel corso degli anni ha subito evoluzioni e cambiamenti, ancora ne subirà, ma se in nazioni come la Germania si è investito dal basso e si è arrivati a costruire una nazionale che può avere futuro anche dopo Nowitzki, in Italia non siamo stati al passo coi tempi. E' vero che raccogliamo medaglie nelle categorie giovanili, ma una volta passati al livello “dei grandi” ci perdiamo e la storia dice che l'ultima squadra che ha raccolto un risultato importante è quella dell'Olimpiade di Atene 2004.

Dall'oro Under 20 del 2013 sono usciti solo in 3, e non giocano

Un semplice esempio: nel 2013, anno in cui il gruppo portante dell'attuale Italbasket attentava al primo europeo da protagonista, la nazionale Under 20 vinceva l'Europeo di categoria. Di quel roster oggi c'è un solo giocatore, Abass, e tutti abbiamo visto quanto (non) abbia giocato in questo torneo. I soli Della Valle e Tonut, di quel gruppo, sono passati con un po' di continuità dai ritiri azzurri. Possibile quindi che i nostri giovani non riescano ad evolvere e non si riesca a dare il cambio ai veterani? Assolutamente sì, se guardate la loro crescita fisica, praticamente nulla a meno che non siano andati in Nba. Il Belinelli dell'esordio azzurro, ad esempio, era la metà di oggi. Noi, nel senso di Italia, continuiamo a insistere sul voler a tutti i costi spingere gli italiani perché giochino in Serie A, ma la triste verità è che sono ben pochi quelli che nel nostro campionato hanno spazio regolare in prima squadra e questo perché spesso non all'altezza dal punto di vista fisico, sul quale abbiamo detto non si possono fare magie, ma si può certamente lavorare di più. Responsabilità che va distribuita tra tutti: Federazione, sistema, investimenti sui settori giovanili (gli allenatori spesso lavorano gratis abbassando la qualità) e, non ultimo, lavoro sulla testa dei ragazzi.
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2013, Italy-Slovenia, Alessandro Gentile (imago)

Credit Foto Imago

Occasioni perse

Se è vero che Doncic e Porzingis, autentici diamanti che Slovenia e Lettonia si sono trovate in casa – e hanno saputo valorizzare – non nascono spesso, è anche vero che Gallinari, Bargnani e Gentile – per citare i più grandi talenti dell'ultimo ventennio (aggiungendo Belinelli e Datome) - hanno avuto la possibilità di rendere grande questo ciclo azzurro, fallendo. Già avrete capito dove si vuole andare a parare. Doncic classe '99, Porzingis classe '95, Gallinari '88, Bargnani '85, Gentile '92. Abbiamo avuto almeno sei/sette anni per fare risultati con quella che è stata definita come “la nazionale più forte di sempre”: abbiamo ottenuto tre quarti di finale e un fallimento al Pre-Olimpico. Ora, tipicamente italiano, piangiamo su ciò che non è stato, ma questo gruppo chiuderà probabilmente senza lasciare il segno e se pensiamo alle speranze riposte su di loro è una delusione enorme. Ma preparatevi, perché lo sarà ancora di più nei prossimi anni perché dietro al loro talento – indiscutibile, anche se in certi casi e situazioni... sprecato – c'è poco.
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Italia Under 19 2017 Foto Italbasket

Credit Foto From Official Website

Basta pensare al gruppo Under 19 che questa estate ha vinto l'argento mondiale. Pochi giocano in serie A, nessuno da protagonista e, di questo passo, è facile che tra due anni al mondiale cinese ci saranno ancora – se ne avranno le forze – Belinelli e Datome, alle ultime gocce di sudore in azzurro. Torniamo dunque al punto di prima: lavoro sul fisico per quanto riguarda i giovani che hanno un briciolo di talento e sulla testa, di tutti. Perché è inspiegabile come i sopracitati Bargnani, Gallinari e Gentile (che hanno ancora la chance di redimersi) siano stati così altalenanti, per presenza, alle ultime edizioni di Eurobasket. Che fosse per infortunio (niente da dire) o atteggiamenti sbagliati che hanno portato alla loro esclusione dagli appuntamenti importanti, hanno “abbandonato” un gruppo vincente solo in potenza. E visti i presupposti, ci vorranno ancora anni prima di rivedere una nazionale azzurra salire su un podio internazionale. E' amaro e triste, soprattutto dopo un Europeo giocato con grande cuore e orgoglio; ma questi per arrivare in fondo purtroppo non bastano.
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