L'anno di Simone Fontecchio: "Dimostrato di poter stare in questo mondo, ora mi serve costanza. Banchero? Deciderà lui"
Pubblicato 07/04/2023 alle 11:15 GMT+2
NBA - Dopo la gara persa dai suoi Utah Jazz contro i Thunder che ha sancito l'eliminazione dalla corsa al play-in, Simone Fontecchio ha fatto un bilancio del suo anno da rookie parlando alla Gazzetta dello Sport. "È stata una stagione bella tosta. Ma da febbraio sto giocando con continuità: so di avere i miei minuti e questo aiuta la fiducia e l’autostima", ha detto l'Azzurro.
Va sostanzialmente in archivio la prima stagione NBA di Simone Fontecchio visto che, con la sconfitta rimediata contro gli Oklahoma City Thunder, gli Utah Jazz escono ufficialmente dalla corsa al play-in. "Nel mio anno da rookie volevo riuscire a dimostrare di poter appartenere a questo mondo e credo di esserci riuscito, adesso devo lavorare sulla costanza. Penso di essere migliorato molto anche a livello difensivo. Devo però migliorare a rimbalzo: posso sicuramente fare meglio", ha raccontato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport.
L'ala della Nazionale, che sarà ai Mondiali a fine estate, conferma che non è stato per nulla semplice, anche se le cose sono migliorate nella seconda metà di campionato: "È stata una stagione bella tosta: sapevo che non sarebbe stato facile, ho passato momenti difficili, ma ci sta. Ho avuto anche un po’ di sfortuna con il Covid e un paio di infortuni proprio quando avevo iniziato a prendere fiducia. Ma da febbraio sto giocando con continuità: so di avere i miei minuti e questo aiuta la fiducia e l’autostima", dice Fontecchio.
Nel mio anno da rookie volevo riuscire a dimostrare di poter appartenere a questo mondo e credo di esserci riuscito, adesso devo lavorare sulla costanza
L'ala abruzzese, 6 punti di media in 14' col 33% da tre, cifre aumentate a 9.5 punti in 22' dopo l'All Star Game, sottolinea le difficoltà del calendario: "Il calendario è estenuante: nella prima parte della stagione abbiamo fatto ben 13 back to back. Credetemi, si sentono. Anche a livello mentale non è semplice, devi rimanere sempre sul pezzo quando le cose non vanno bene. Ma nei momenti difficili è bene ricordare di far parte dei 400 giocatori più forti al mondo".
Pur essendo al suo primo anno in NBA e negli Stati Uniti, Fontecchio racconta di un ambientamento facile e di un gruppo eccezionale: "L'ambientamento è stato facile, i compagni sono davvero super. Ho legato con tutti, ma in particolare con Lauri Markkanen, a cui m’accomuna il background europeo. Il merito va allo staff tecnico e a coach Will Hardy: ha creato un ambiente fantastico, togliendo tanta pressione e permettendo la crescita dei più giovani come Walker Kessler, che merita di essere uno dei candidati al premio di rookie dell’anno, o Ochai Agbaji che è diventato uno dei migliori difensori del campionato". E parla anche dell'addio di un riferimento come Mike Conley, scambiato e finito a Minnesota: "È stato tutto molto strano, praticamente la notizia ci è arrivata 40 minuti prima della partita con Minnesota. Non avevo mai vissuto una situazione del genere".
La chiosa è ancora sulla Nazionale e sul solito tema Paolo Banchero, anche se Simone preferisce non commentare il loro incontro in campo: "Non mi sembrava proprio il caso di parlargli di Nazionale. Credo che coach Pozzecco e la stessa Federazione abbiano fatto tutto quello che c’era da fare per convincerlo, adesso sta solo a lui, vedremo che cosa deciderà...".
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