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Macvan e Lafayette: “Questa Olimpia sarà una squadra tosta”
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Pubblicato 25/09/2015 alle 14:22 GMT+2
Due dei nuovi volti dell'EA7 si presentano ai tifosi alla vigilia della stagione con le FinalFour di Supercoppa in arrivo: squadra radicalmente cambiata rispetto a quella dell'anno scorso, senza grandissimi nomi, ma con un'anima molto più difensiva e battagliera agli ordini di un coach della vecchia e gloriosa scuola slava come Jasmin Repesa
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Credit Foto Eurosport
HOTEL MELIA’, MILANO – Da quando è uscito dal college nel 2007, Oliver Lafayette ha girato mezzo mondo e quasi tutti i Paesi dell’Europa del basket che conta, eppure, a 31 anni e con una brevissima esperienza anche ai Boston Celtics alle spalle, ha ancora l’espressione bonaria e spensierata di un bambino, con un sorriso spontaneo che sprizza tranquillità e due occhi, grandi, pieni, timidamente rivolti verso il basso. Ma, quando scende in campo, si trasforma in un mastino.
Milan Macvan è enorme, un armadio, ma ha uno sguardo profondo, vivo, guizzante, che non si perde nulla di quello che gli accade attorno, e una capacità di sorridere ed entusiasmarsi che quasi stona con quel paio di spallone che si porta dietro: anche lui ne ha viste tante, tra Serbia, Israele e Turchia, e il significato della parola “paura” gli è decisamente estraneo. D’altronde, a vent’anni è stato Rising Star dell’Eurocup ed MVP del Nike Hoop Summit. Mica male.
Li abbiamo incontrati a margine della presentazione del nuovo capolavoro del mondo dei videogiochi sportivi, NBA2k16, occasione ghiotta per scoprire qualcosa di più di questa Milano profondamente rinnovata che si appresta a cominciare ufficialmente la stagione con le FinalFour di Supercoppa a Torino.
Macvan: “Sono un lungo di 206 cm, il mio ruolo naturale è quello di ala grande, ma posso adattarmi anche a giocare centro. Ho un discreto tiro dalla media distanza, ma sono pericoloso anche in post-basso. In carriera, ho vinto un campionato in Israele con il Maccabi, in Serbia con il Partizan Belgrado e in Turchia con il Galatasaray, e spero di continuare a vincere anche qui a Milano”.
Lafayette: “Sono un playmaker di passaporto croato, e ho giocato anche per la nazionale croata. Sono un gran lavoratore, un uomo-squadra, un buon difensore e ho un buon tiro da tre punti”.
Macvan: “Non ho mai avuto la fortuna di essere allenato da Repesa in passato, ma ho giocato spesso contro di lui e contro le sue squadre, sempre toste e ben gestite. Ci siamo sentiti molto in estate, abbiamo parlato tanto, e ho scelto di venire a Milano anche per lui”.
Lafayette: “Repesa mi conosce bene, e io conosco bene lui, perché abbiamo lavorato insieme con la nazionale croata. So benissimo che cosa pretende da me, e che cosa posso dare io per assecondare le sue richieste. Ritrovarlo qui è una cosa positiva per me”.
Macvan: “Sì, è vero, ma credo sia importante lavorare sulle basi perché la squadra è quasi completamente nuova, dunque è giusto partire dalle cose più semplici per creare la chimica giusta all'inizio. Non dimentichiamoci che in queste settimane abbiamo lavorato con un gruppo a metà, dunque non è facile pretendere subito grandi cose”.
Lafayette: “Repesa ha una personalità pazzesca, e – sorride – sì, devo ammettere che a volte fa anche paura. È vero, è un coach che insiste molto sui fondamentali (difesa, andare forte e a rimbalzo, apertura rapida per lanciare il contropiede), ma è da lì che bisogna partire per costruire poi l'alchimia di squadra”.
Macvan: “Sì, forse a differenza delle squadre degli ultimi anni di Milano non abbiamo i grandi nomi che entusiasmano il pubblico, ma posso garantire che siamo un gruppo molto tosto”.
Lafayette: “Sì, mi piace come definizione, anche perché sono dell'idea che per vincere bisogna lavorare e difendere duro, e che un gruppo di hard-worker ha sempre la possibilità di battere una squadra di superstar”.
Macvan: “Sì, si gioca un basket differente, le difese, in particolare, sono molto più fisiche e più dure, e i palazzetti sono sempre infuocati da un pubblico caldissimo. Nel complesso, comunque, vedo un gruppo con un bel mix di caratteristiche che possono mischiarsi bene, tra slavi, americani e italiani”.
Lafayette: “Sì, io e Jenkins abbiamo giocato nei Paesi della ex-Jugoslavia. Lì, il tifo e la passione che c'è per la pallacanestro è una cosa incredibile. I tifosi sono affezionatissimi alla squadra, molto esigenti, e le arene sono caldissime. Mi piace questa atmosfera anche se, a volte, vorrei essere un po' più rilassato... - ride -”.
Macvan: “Purtroppo abbiamo avuto l'occasione di allenarci soltanto un paio di volte assieme finora, ma si vede subito che, prima di essere un giocatore di grande talento, è soprattutto un gran bravo ragazzo. E questa è la cosa più importante. Ha leadership, ha carisma, è il nostro capitano, ha già vinto lo scudetto qui due anni fa: deve farci da guida e dovremo essere bravi noi a seguirlo”.
Lafayette: “Ho giocato diverse volte contro di lui in Eurolega e mi ha sempre stupito. È molto giovane, ma ha una forza mentale e caratteriale devastante per un ragazzo della sua età. Il suo talento e la sua conoscenza del gioco, poi, sono fuori dal comune. È davvero un giocatore super”.
Macvan: “Abbiamo la fortuna di giocare a Milano, un club storico, di grande tradizione e blasone: so che i tifosi vogliono tornare a vincere il prima possibile e proveremo dunque a ridare le stesse gioie vissute due anni fa con lo scudetto”.
Lafayette: “Non sono uno cui piace fare proclami prima dell'inizio del campionato, e so che i fan di Milano sono molto esigenti, ma prometto che ogni giorno, anche in allenamento, daremo sempre il 100% per provare a vincere”.
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