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Guardiola: "Il mio futuro è in Premier League". Il Manchester City lo attende

Stefano Silvestri

Aggiornato 05/01/2016 alle 21:15 GMT+1

In conferenza stampa, il tecnico catalano esce allo scoperto: "Non ho rinnovato con il Bayern Monaco perché voglio allenare in Inghilterra". Ecco perché il City appare, per stile di gioco e ambizioni, la sua destinazione naturale. Più di United e Chelsea

Bayern Munich coach Josep Guardiola during the press conference

Credit Foto AFP

Sembra una normale conferenza stampa, quella che nel primo pomeriggio vede protagonista Pep Guardiola. E invece no, perché l'allenatore del Bayern Monaco, al passo d'addio e pronto a essere rimpiazzato da Carlo Ancelotti al termine della stagione, confessa apertamente quel che in molti sospettavano da tempo: "Ho deciso di non rinnovare perché voglio andare ad allenare in Premier League". Sarà dunque l'Inghilterra la terza nazione ad accogliere il Guardiola allenatore, dopo la Spagna e la Germania. Rimane da capire solo in quale club, anche se tutti gli indizi portano da qualche tempo verso Manchester, sponda City.

"Ho parecchie offerte dall'Inghilterra"

Le voci che vogliono Guardiola prossimo allenatore degli Sky Blues sono forti, insistenti. Anche se lui nega di avere già un accordo: "Ho in mano più di un'offerta dall'Inghilterra, ma non ho ancora scelto il mio prossimo club. Quando l'avrò fatto, il Bayern ve lo comunicherà. Al momento non c'è nulla di concreto". In ogni caso, il Manchester City appare la favorita naturale nella corsa all'ex allenatore del Barcellona, per potenzialità economiche quasi illimitate e ambizioni di crescita che abbracciano ora l'Europa, dopo due campionati vinti negli ultimi tre anni. Al termine di un triennio alla guida della squadra, contrassegnato dal titolo vinto nel 2013/14, Manuel Pellegrini sembra destinato a salutare, lasciando in mano al suo probabile successore una macchina oliata e già preparata per rispondere ai dettami del Pep.

Perché il City sarebbe perfetto

Lo stile di gioco del Manchester City appare infatti il più adatto per le idee innovative di Guardiola. Colui che, alla guida del Barcellona, ha cambiato il calcio e aperto un'era basando il proprio progetto su possesso palla, movimento, sfera sempre a terra e concetti quasi filosofici come il falso nove. Un tiqui taka alla spagnola da tradurre in lingua inglese, ma la base c'è già: da Silva ad Agüero, passando per i vari Sterling, de Bruyne, Touré e Navas, da anni il concetto del City si basa sull'emulazione del new football introdotto dal catalano, in ossequio a una Premier League sempre meno votata a un calcio di stampo puramente britannico e sempre più globale.

Manchester United e Chelsea sullo sfondo

Sullo sfondo si stagliano le figure di altri due club alle prese con seri problemi in panchina: il Manchester United, tornato alla vittoria contro lo Swansea al termine di un periodo segnato da sconfitte e delusioni, e il Chelsea. Louis van Gaal rimane sulla corda e potrebbe lasciare in caso di ulteriori rovesci; Guus Hiddink, invece, si sente a ragione un caretaker manager, un manager ad interim, destinato a scendere dalla barca una volta conclusa la propria missione. Ma accettando lo United o i Blues, Guardiola correrebbe rischi evidentemente superiori: nel primo caso dovrebbe ridare un gioco a una formazione da tempo abbonata alla mediocrità, nel secondo avrebbe il compito di riportare fiducia, e più di un ritocco dal mercato, a uno spogliatoio prostrato da una stagione no e dalla fine del rapporto con Mou. Punti interrogativi che l'allenatore più di moda del mondo può permettersi il lusso di scansare scegliendo la strada più facile.
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