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Monaco 1860: tifosi puniti dalla legge del contrappasso. Galera o risarcimento speciale

Alessandro Brunetti

Aggiornato 08/08/2015 alle 20:01 GMT+2

Due tifosi del Monaco 1860, che un anno fa avevano aggredito un supporter del Bayern portandogli via maglia, sciarpa e cappellino, sono stati condannati a una pena veramente esemplare e unica. Un giudice tedesco, infatti, li ha costretti a recarsi nello store ufficiale del Bayern Monaco per acquistare maglia, sciarpa e cappellino degli odiati rivali per risarcire il tifoso avversario deruba

1860 Munich celebrates Benjamin Lauths 3:0

Credit Foto Eurosport

Una pena esemplare, unica nel suo genere, e – a detta dello stesso giudice – “umiliante”. Ma prima di addentrarci nella sentenza di questi giorni che ha trovato spazio in tutti i quotidiani tedeschi, riavvolgiamo il nastro di circa un anno quando al termine del derby tra il Monaco 1860 e il Bayern Monaco un tifoso della squadra campione di Germania era stato derubato di maglia, sciarpa e cappellino con lo stemma da tre tifosi della squadra rivale. Due di loro, però, furono fermati dalla polizia, mentre il terzo riuscì a scappare.
Oggi, la sentenza definitiva emessa dal giudice Karin Jung: 15 mesi di detenzione senza la condizionale. Una mazzata, ma con una via d’uscita. In alternativa, ai due è stato proposto di recarsi allo store ufficiale del Bayern Monaco per acquistare maglia, sciarpa e cappellino degli odiati rivali per risarcire il tifoso avversario derubato. Ovviamente, i due non hanno esitato a scegliere quest'ultima opzione risarcendo anche qualcosina in più, visto che alla fine la spesa totale registrata è stata di oltre un migliaio di euro.
Ma perché questo genere di pena? In effetti, sembrano proprio due pesi e due misure, non c’è storia. Ma il giudice (c'è chi sostiene che sia lei stessa tifosa del Monaco 1860) ha voluto usare una punizione esemplare, usando la tipica legge del contrappasso convinta anche dagli avvocati dei due che hanno subito puntato sulla ‘bravata. “Volevo ferirli – ha spiegato il giudice Karin Jung alla Bild -. Per dimostrare che il calcio è un gioco e che non siamo né nel Medioevo, né su un campo di battaglia. Ho pensato a cosa potesse fare loro davvero male e una misura di questo tipo infastidisce realmente questa gente”.
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