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Non è una questione di soldi o titoli: il 'filosofo' Guardiola ha già deciso

Simone Eterno

Pubblicato 18/12/2015 alle 13:33 GMT+1

In un'intervista esclusiva a Marti Perarnau, autore dell’ultimo libro su Guardiola “Herr Pep”, esce un concetto chiave sul futuro del tecnico catalano: prima ancora di soldi e titoli, Guardiola giudica il successo del suo lavoro da come la squadra ha appreso filosofia e dettami tattici. E se il Bayern gioca come una macchina perfetta...

Pep Guardiola bejubelt ein Tor des FC Bayern München

Credit Foto Imago

Ormai ci siamo: Pep Guardiola ha preso la sua decisione. Settimana prossima, di comunque accordo col Bayern Monaco, verrà comunicata anche alla stampa ma, intanto, dalla Germania ci arriva qualche indiscrezione. Thomas Janz, direttore di Eurosport Germania, ha infatti avuto modo di incontrare Marti Perarnau, autore dell’ultimo libro su Guardiola “Herr Pep” nonché persona vicina al catalano da sempre. Riportiamo integralmente l’intervista esclusiva.
Quanto tempo ha impiegato Per per raggiungere questa decisione? Sei mesi: da luglio a dicembre. La scorsa estate ha avuto la prima sensazione di quello che avrebbe dovuto fare e durante tutto questo tempo l’idea è maturata ulteriormente. Si è incontrato più volte con la dirigenza del Bayern, l’ultima pochi giorni fa.
Quali sono le persone che hanno più influenza su Pep? Il suo cerchio di amici ristretti non è cambiato negli ultimi venticinque anni. Sua moglie Cristina, suo fratello Pere, il suo amico Manel Estiarte, il suo agente Josep Maria Orobitg e pochi altri. Ma questa è una decisione altamente professionale e posso dirti che Pep l’ha presa da solo.
Quali sono i fattori che più hanno contato nel processo decisionale? Le prospettive del club? La cultura del Paese? La famiglia? Il benessere? I soldi? Ogni decisione è sempre influenzata da molti fattori, però ti posso dire che in questo caso il denaro non è stata uno di questi: dal 2011 Pep ha ricevuto parecchi offerte, alcune di queste veramente incredibili a livello economico. Inoltre, da quando è al Bayern, ha ricevuto altre tre offerte… tutte con un assegno in bianco. E tutte rifiutate.
Dei restanti fattori che hai citato tutti sono importanti, ma quello che per lui veramente conta è altro: Guardiola sente di aver fatto il suo lavoro e che sia stato un buon lavoro? E fare un buon lavoro per lui non significa vincere un titolo o perderlo, quanto piuttosto avere la percezione che la sua squadra pensi e giochi in una determinata maniera. Pensi che Pep ci sia riuscito? Nella risposta a queste due domande c’è la spiegazione alla sua decisione, e non dipende dal fatto che abbia vinto un trofeo in più o in meno.
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Pep Guardiola

Credit Foto AFP

Come si è comportato in passato in questi casi Guardiola? Con il Barcellona aveva firmato per due stagioni e ha sempre rinnovato di anno in anno fino a completare 4 anni. Là ha lasciato perché sentiva che il suo ciclo era finito. Non è possibile fare un paragone tra il rapporto discreto avuto con i dirigenti del Barcellona e la profonda e stretta cordialità e collaborazione che ha con Rummenigge, Hopfner, Sammer, Dreesen e gli altri dirigenti del Bayern.
Cosa è cambiato in meglio o in peggio nel Bayern da quando Guardiola è arrivato nel 2012? La maggior parte dei cambiamenti rappresenta un miglioramento rispetto una situazione che era già eccellente. Il Bayern ha vinto più titoli dal 2012, ma il pubblico è diventato sempre più esigente. Il gruppo di giocatori è cresciuto e si può dire che sia anche migliorato. Il modello di gioco è molto vicino a quello che Pep voleva portare: un gioco di posizione accompagnato alle principali virtù del calcio tedesco per creare una perfetta sintesi. Il club è più potente dal punto di vista finanziario e ha introdotto nuovi sviluppi in settori quali i metodi di allenamento, l'alimentazione, il recupero, l'analisi dei dati... Per Pep c’è stata solo una cosa negativa: non essere riuscito a lavorare con Uli Hoeness oltre ai primi quattro mesi; aveva un rapporto speciale con lui.
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