Bayern Monaco: la rivoluzione fallita (fin qui) di Carlo Ancelotti
In casa Bayern la transizione dal gioco di Guardiola a quello di Ancelotti si sta dimostrando più complicata del previsto. Meno brillante, meno gioiosa e meno autoritaria, la squadra del tecnico italiano è lontana dagli standard del recente passato e in Baviera sono subito scattati gli allarmi. Tra basso rendimento fisico e problemi tattici, ecco tutti le grane da risolvere.
Carlo Ancelotti (Bayern München)
Credit Foto Imago
In certe realtà basta davvero un nulla per far scattare l’allarme, specie quando sei abituato a dettare legge su tutto e tutti. Quando ogni tuo ordine si trasforma in realtà, quando ogni tua richiesta è esaudita con solerzia e tempestività, bastano un paio di mancanze a far suonare la sirena, a evidenziare l’anomalia del sistema. E’ questo il caso del Bayern Monaco di Carlo Ancellotti, che dalla difficoltosa trasferta di Rostov esce con la seconda sconfitta consecutiva in stagione. E via di allarmi e titoli, perché l’anomalia nel solitamente perfetto ingranaggio tedesco è già troppo evidente: secondo posto in Bundesliga, secondo posto in Champions League, tre punti che non arrivano da tre partite consecutive. Sotto la gestione Guardiola questo era successo solo al primo Meisterschale già messo in bacheca. Ding-dong. Qualcosa non torna.
Transizione più complicata del previsto
Che succede dunque in casa Bayern? Posto lo sciagurato turnover scelto da Ancelotti nella di per sé già complicatissima trasferta di Rostov – orario, freddo, viaggio eccetera –, basta guardare un match dei bavaresi per capire che la transizione dal gioco di posizione di Guardiola alla maggiore verticalità richiesta da Ancelotti non è per nulla completata. Anzi, siamo soltanto all’inizio. Ancelotti in estate aveva affermato di non voler snaturare totalmente il tipo di filosofia portata dal catalano, ma di aggiungere quale rapida verticalizzazione a una squadra che aveva tutte le caratteristiche e gli interpreti per poterlo fare.
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Carlo Ancelotti spürt keinen "Guardiola-Schatten"
Credit Foto SID
La mini-rivoluzione di Ancelotti però non ha al momento portato i frutti sperati. Dal punto di vista statistico i numeri dell’italiano e Guardiola in termini di possesso sono una sorta di carta carbone, ma ciò che differenzia i due tipi di Bayern sono dettagli piuttosto interessanti. Ad esempio una statistica del Kicker sottolinea come l’intensità sia scesa, passando da una media di 121 tackle/contrasti a partita sotto Guardiola a un numero intorno ai 100 con Ancelotti; oppure di come Robert Lewandowski vada in rete con una continuità inferiore, con il Bayern in generale che non ha convertito nessuno degli ultimi 18 tiri nello specchio (statistica risalente a prima del match col Rostov). Ma c’è anche la grana Thomas Muller, con il tedesco che in rete non ci va affatto: in baviera ancora si attendere il primo gol stagionale e la posizione larga sull’esterno del 4-3-3 non ha convinto per nulla; o il punto chiave di un Bayern che è apparso a tutti – citiamo le parole di Lothar Matthaeus – “una squadra a cui manca brillantezza fisica, gioia e autorità”.
Bayern lento e prevedibile
Questo perché? Perché il Bayern crea molto meno. La transizione ha fin qui più che altro sottolineato una squadra capace sì di mettere in mostra il consueto possesso palla, ma poi anche molto prevedibile nelle scelte di determinazione della giocata offensiva. Il 4-3-3 con cui Ancelotti ormai gioca con costanza dal 14 agosto – giorno della prima uscita ufficiale in Supercoppa contro il BVB e definitiva fine degli esperimenti della International Champions Cup di qualche settimana prima (leggasi 4-1-4-1) – ha più che altro portato a una prevedibilità dello spostamento delle dinamiche offensive verso i due esterni d’attacco che si è fatta di relativa facile lettura per gli avversari.
Un cambiamento parecchio visibile nella sfida di settimana scorsa col Borussia Dortmund e ancor più chiaro nel match di ieri contro il Rostov, dove il costante raddoppio dei russi su Douglas Costa e Ribery e due linee compatte a protezione degli ultimi 25 metri hanno messo in crisi un Bayern spento fisicamente e senza piano b.
Problema fisico
Un momento negativo che non è poi aiutato dagli infortuni o dalle scelte dello stesso Ancelotti. Le assenze forzate di Neuer e Vidal sono stati punti deboli evidenti nel ko di Rostov, ma la rinuncia alla coppia Hummels-Boateng dal primo minuto così come la panchina di Alaba sono lussi che una squadra ancora in lotta per il vertice del girone non poteva permettersi.
A questo aggiungete una condizione fisica complessiva della squadra ben lontana dagli standard solitamente messi in mostra in passato e avrete capito il perché delle sirene d’allarme in quel della Baviera.
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Vidal wurde, ebenso wie Aranguiz, verletzt ausgewechselt
Credit Foto SID
Dubbi e speranze
Ancelotti dunque dovrà provare a mettere mano a tutti questi problemi, consapevole che in Bundesliga quest’anno non ci sarà spazio per la consueta facile fuga e che in Champions League il Bayern finirà inesorabilmente a rischio big-match, essendo ormai certo di terminare in seconda fascia.
Dalla sua l’italiano potrà però provare a giocarsi la carta della cabala. L’ultima volta infatti che il Bayern non ha vinto il suo girone era la Champions League 2009/10. C’era Luis van Gaal e quel Bayer poi fece tutta la strada fino a Madrid. Come andò a finire e contro chi lo sapete tutti. Ma in Baviera, magari, per Ancelotti, questo è meglio non dirlo…
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