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C'era "due volte" il Castel di Sangro: le briciole di un miracolo perduto

Stefano Fonsato

Pubblicato 09/08/2017 alle 14:12 GMT+2

A 21 anni dalla più grande favola calcistica di tutti i tempi, nel paese arroccato tra Abruzzo, Molise e Lazio, i ricordi tangibili del "Teofilo Patini" e nella memoria di quella squadra che fece innamorare il mondo e arrossire l'Inter di Roby Baggio. Il calabrone non vola più e oggi a rappresentare il comune ci sono due squadre, entrambe giallorosse. In attesa che l'unione torni a fare la forza.

Il miracoloso Castel di Sangro che, negli anni '90, conquistò la Serie B

Credit Foto Twitter

C'era una volta il Castel di Sangro e il suo miracolo, la sua favola "per eccellenza" del calcio mondiale. Certamente superiore, per chi scrive, a quella del Leicester e paragonabile probabilmente solo a quella dei dilettanti del Calais, nella Coppa di Francia 1999-2000. Anzi, oggigiorno sarebbe dire "C'era due volte", visto che ormai di quel miracolo sono rimasti solo i ricordi e due realtà calcistiche del paese incastonato tra Abruzzo, Molise e Lazio, che ventuno anni fa contava circa 5mila 500 abitanti (e oggi un migliaio in più). I ricordi e due squadre, che si propongono di sfoggiare i colori giallorossi: la pluririfondata Asd Castel di Sangro Cep (Centro Educativo Popolare, secondo la denominazione del 1953) e l'Asd Castello, fondato nel 2000 con lo scopo di rilanciare il calcio altosangrino sulle orme del primo miracolo del club presieduto da Gabriele Gravina e magistralmente condotto in Serie B (al termine dello spareggio playoff contro l'Ascoli, stagione 1995-96) da mister Osvaldo Jaconi.

Fondazioni e rifondazioni

Quel Castello, sinonimo di Castel di Sangro, che oggi risulta essere la realtà più importante della cittadina. La "Cep 1953", teoricamente "bisnipote" del club originale, ha da poco vinto la Seconda Categoria molisana (la regione di Campobasso e Isernia non annovera calcisticamente una "Terza") e con non poche difficoltà, facendo leva su una gestione oggi più che mai "famigliare", ha trovato i fondi per iscriversi al torneo di Prima Categoria. Il Castello, invece, si distingue in Promozione.

I "lasciti" di quel miracolo

Sono rimaste le briciole, insomma. E le dinamiche "da paese": ognuno coltiva il proprio orticello e, per ora, di fusione "per tornare grandi", non si è ancora parlato. Per lo meno, non in termini concreti. Quel miracolo sportivo ha lasciato segni tangibili non solo nelle memorie degli appassionati ma anche "ai posteri": la location e il bellissimo impianto del "Teofilo Patini" è spesso sede delle partite della nazionale italiana Under 21 e dei ritiri del calcio che conta: Foggia e Trapani, di recente, hanno preparato qui la loro stagione ventura.

Il mago Jaconi e il volo del calabrone

Quel miracolo dai mille retroscena: dalle invenzioni, così folli e geniali, del mago Jaconi, che trasformò Pietro Fusco da attaccante a difensore e che anticipò di 18 anni Louis Van Gaal mandando in porta - nella finale per la B contro l'Ascoli - l'estremo difensore a fine carriera Pietro Spinosa solo ed esclusivamente per la lotteria dei rigori, in barba al fatto che lo stesso giocatore non aveva neppure esordito in quella stagione. Spinosa lo ripagò parando a Manuel Milana il rigore decisivo.
Jaconi, le cui metafore - indimenticabile quella del calabrone, che per volare doveva sfidare le leggi di gravità, proprio come il suo Castel di Sangro - fecero il giro del mondo, finendo sul libro documentario di Joe McGinniss "The Miracle of Castel di Sangro". Quella storia che si trasformo in favola triste, al momento dell'incidente stradale che in quel maledetto 10 dicembre 1996, a Orvieto, spezzò la vita dell'attaccante ventottenne Danilo Di Vincenzo e del giovane compagno di squadra Filippo Biondi.

Due squadre? Si cerca "un futuro che unisca"

Sono passati poco più di vent'anni, che assomigliano, però, a cento. E' di quel tipo di calcio che ci si innamora(va). Non, certamente, dei 222 milioni di Neymar. Sarà retorica ma non è forse la verità. Ora il Castel di Sangro Cep 1953 è costituito da un gruppo di ragazzi locali che arranca con orgoglio contro le difficoltà. Spiega l'attuale presidente Lorenzo Caruso alla testata giornalistica locale Teleaesse:
Ci siamo ripromessi di riportare il nome di Castel di Sangro agli onori della cronaca calcistica, nonostante i continui sforzi economici che puntualmente, ogni anno, si ripresentano tra mille difficoltà. C'è una forte necessità di ricompattare l'intero territorio altosagrino intorno ad un progetto condiviso da tutti i comuni che lo compongono, perché la storia del "Miracolo Castel di Sangro" possa essere un volano per far crescere i nostri ragazzi in un ambiente favorevole.

Quella piccola grande squadra e mise paura all'Inter di Baggio e Djorkaeff

L'inizio del declino fu la clamorosa qualificazione ai quarti di finale di Coppa Italia sfiorata contro l'Inter che, dopo l'1-0 striminzito di Nicola Ventola a San Siro, si salvò solo grazie a un generosissimo rigore fischiato da Tombolini trasformato da Youri Djorkaeff) nella gara di ritorno, aperta dal vantaggio di testa di Alberto Bernardi, cresciuto nel Torino e persosi tra Serie C e dilettanti a causa di una sistematica mancanza di continuità. Era la prima parte della stagione 1998-99, in campo c'era pure Roberto Baggio, e i giallorossi erano già retrocessi in C1, alla guida di Antonio Sala. Ricordando quella mitica formazione che, al netto dei vari innesti degli anni successivi Vincenzo Iaquinta e Gionatha Spinesi, recitava "De Juliis, Cei, D'Angelo, Altamura, Fusco, Martino, Alberti, Di Fabio, Bonomi, Galli e Pistella".
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