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Salvatore Iacolino, lo Special One della D chiamato a riportare il Varese in Lega Pro

Stefano Dolci

Aggiornato 16/07/2017 alle 23:11 GMT+2

66 anni, una lunga carriera come tecnico nelle giovanili della Juventus: Salvatore Iacolino è un mostro sacro della Serie D, dal 2001 ha guidato 9 squadre ottenendo 7 promozioni, le ultime tre col Cuneo tutte ottenute subentrando a stagione in corso. Pendolare per amore della famiglia quest'anno proverà a riportare il Varese in Lega Pro ed a sfatare un tabù: essere vincente anche in Lega Pro.

Salvatore Iacolino, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Vincere non è semplice in nessuna categoria o livello, chi mi critica o mi invidia, mi dipinge come un allenatore che ha una fortuna sfacciata. A me fa piacere perché avere buona sorte è certamente meglio che essere uno che porta rogna e a cui tutti girano alla larga… Però ridurre tutto a una questione di fortuna o sfiga quando vinci 7 campionati in 14 anni è un po’ patetico. Ci dovranno essere anche dei meriti dietro ai successi che ho ottenuto soprattutto perché ho vinto sia quando la squadra l’avevo costruita io, sia quando ho ereditato squadre in crisi con giocatori che non conoscevo.
Le parole che avete letto sono di Salvatore Iacolino, 66enne allenatore con un passato da centrocampista in Serie A e Serie B con le maglie di Juventus, Ternana, Brescia e Spal e una lunga militanza da tecnico nelle giovanili nelle fila della Vecchia Signora, dove è rimasto dal 1981 al 1998 vincendo un campionato Primavera, una Coppa Nazionale, un Torneo di Viareggio e lanciando diversi giovani nel grande calcio (Binotto, Giovinco, Maietta, Cammarata solo per fare qualche nome). Decano della panchina con oltre 30 anni di carriera alle spalle, il destino e la fama di Iacolino nel tempo si è indissolubilmente legata alla Serie D, torneo in cui ha trionfato ben 7 volte con 5 formazioni diverse (Casale, Canavese, Alessandria, Savona e Cuneo, compagine con cui ha ottenuto tutte le ultime tre promozioni fra i professionisti).
La carriera da tecnico di Iacolino, dal 2001 ha vinto 7 dei nove campionati di Serie D disputati
07/1998-11/1998Viterbese (C2)esonerato mentre era 4°
07/1999-12/1999Cuneo (D)esonero
2000-2001Borgosesia (D)13° posto
2001-2002Ivrea (D)1° posto ex aequo (ko spareggio promozione col Savona)
2002-2003 Biellese (C2)10° posto
2003-2004Casale (D)1° posto
2004-2005Casale (C2)salvezza ai playout
2005-2006Canavese (D)3° posto
2006-2007Canavese (D)1° posto
2007-2008Alessandria (D)1° posto
2008-20/1/2009Alessandria (C2)esonero mentre era 2°
2009-2010Savona (D)1° posto
1/10/2010-2011Cuneo (D)1° posto
2011-2/2012Biellese (Eccellenza)dimissioni
28/10/2014-2015Cuneo (D)1° posto
2015-20/3/2016Cuneo (Lega Pro)esonero
25/10/2016-2017Cuneo (D)1° posto
Mago, Special One o Re Mida della panchina: Iacolino è da oltre un decennio il tecnico che ogni presidente di Serie D un po’ ambizioso vorrebbe avere alle proprie dipendenze. Non è un caso che il Varese (nobile decaduta del calcio italiano, che nel 2014-2015 è risorta dalle ceneri di un fallimento ripartendo dall’Eccellenza) abbia deciso di affidargli la panchina e una missione riportare il sodalizio biancorosso tra i professionisti, in Lega Pro.
La chiamata del Varese mi ha riempito di orgoglio, pubblico straordinario, società con una gloriosa storia ultracentenaria alle spalle e una passione e una voglia di tornare nel calcio che conta che nella mia carriera non avevo respirato in nessun altra piazza. Se penso che a Varese hanno allenato autentici mostri sacri della panchina come Liedholm, Radice, G.B. Fabbri mi sembra quasi incredibile… Il presidente Taddeo e i dirigenti mi hanno chiesto di vincere il campionato e so già che questa sarà la sfida più dura e nello stesso tempo più stimolante della mia carriera da allenatore. Tutti ci attenderanno al varco e giocheranno alla morte contro di noi e qualunque minimo passo falso sarà vissuto come una tragedia perché per tutti saremo la favorita numero uno, la squadra costruita per dominare il torneo. Dovremo essere umili e bravi a diventare in fretta un gruppo coeso e capace di mettere da parte gli egoismi personali e pensare a un obiettivo collettivo più grande ed importante. I margini d’errore sono minimi ma sono carico ed elettrizzato da questa sfida.
Come ogni estate anche quest’anno, complice la solita babilonia di società che a causa della crisi economica non hanno regolarizzato l’iscrizione al campionato di Lega Pro, è molto probabile che 4-5 club non possano iscriversi al prossimo campionato e vengano sostitute da altre società ripescate. Fra le papabili c’è anche il Varese, 12esimo in graduatoria, che a detta del presidente Taddeo avrebbe tutte le carte in regola per poter garantire alla Lega Pro, la tassa a fondo perduto e la fideiussione da 300.000 euro e sperare di rientrare nel lotto delle ripescate. Iacolino però non sembra credere troppo a questa ipotesi ed è convinto che il Varese si dovrà guadagnare la Serie C sul campo, vincendo il campionato:
Nei colloqui che ho avuto con il presidente e con il direttore sportivo Merlin non si è mai parlato di ripescaggio. Se poi dovesse arrivare, io sarei pronto e non avrei problemi ad allenare la squadra anche tra i professionisti. Sono però dell’idea che i campionati vadano vinti e che le promozioni bisogna meritarsele sul campo e non andarsele a prendere coi ripescaggi… Per questo tutti i miei sforzi e le mie attenzioni sono rivolte a costruire la migliore squadra possibile per vincere la Serie D con il Varese.
Monarca assoluto della Serie D, Iacolino finora non ha mai avuto la fortuna e una reale chance di poter dimostrare di essere altrettanto vincente anche tra i professionisti. Le poche esperienze maturate in C1 o nella ex C2 si sono concluse con divorzi o esoneri che inevitabilmente lasciano un po’ di rimpianto in superficie:
Se guardate indietro la mia carriera con le prime squadre, si può notare che non ho mai fatto più di due anni alla guida dello stesso club e che spesso me ne sono andato dopo aver vinto perché non ritenevo ci fossero le condizioni per fare bene al piano di sopra. Se mi guardo indietro, il rimpianto che ho è quello di non aver avuto mai una squadra veramente forte, che mi permettesse di dimostrare di poter vincere anche al piano di sopra. Però va anche detto che se ho allenato quasi sempre in Serie D è anche per rispettare una scelta di vita ben precisa, quella di non allontanarmi troppo da mia moglie e dalle mie figlie e dalla mia città Torino. Questa decisione mi ha costretto a dire no a qualche intrigante opportunità che magari mi avrebbe permesso di fare un’altra carriera… Però tutto sommato sono soddisfatto di quello che ho fatto e anche dell’etichetta di allenatore vincente solo in Serie D. La cosa che più mi rende fiero voltandomi indietro è quella di avere sempre lavorato per meriti sportivi, non aver chiesto favori a nessuno o raccomandazioni di nessun tipo. A un certo punto della mia carriera avrei potuto entrare nello staff di Marcello Lippi o magari chiedere a qualche dirigente della Juventus di mettere una buona parola con qualche società più importante ma non ho mai nemmeno lontanamente preso in considerazione tali idea perché io sono uno che ha sempre odiato le raccomandazioni e che ha sempre perseguito la strada della meritocrazia e dei trionfi sul campo. Se ho fatto questa carriera è perché si vede che questo era ciò che meritavo… Il resto non ha importanza e non mi interessa.
Chissà magari a 66 anni il Varese potrebbe essere la squadra giusta per dimostrare di poter essere vincente anche al piano di sopra:
Sarebbe stupendo allenare questa squadra in Serie C e perché no provare a fare qualcosa di importante anche tra i professionisti. Intanto c’è da vincere un campionato… Come sarà il mio Varese? Giocherà col 4-3-1-2 il modulo che da sempre mi accompagna e che rappresenta la mia base di lavoro. Nel corso della stagione o della partita lo spartito può cambiare e capita spesso che il modulo di partenza si tramuti o in un 4-3-3, 4-2-3-1 o talvolta anche 3-4-3. Lavoro affinché i miei giocatori possano interpretare più moduli e possano leggere sempre qual è la giocata o la cosa migliore da fare. Altro punto sul quale martellerò molto è il pragmatismo. Per vincere i campionati, specie in queste categorie, bisogna essere coriacei dietro e cinici a capitalizzare la palla gol che ti può capitare di avere. Preferisco avere il 30% di possesso palla e vincere con un gol in contropiede piuttosto che avere costantemente il pallone tra i piedi ma non arrivare mai a calciare in porta. Anche in D veramente tanti provano a scimmiottare il Barcellona ma personalmente io non penso sia la strada giusta per vincere… Perché alla fine della fiera è quella la cosa che conta.
Vincere è l’unica cosa che conta, diceva Gianpiero Boniperti, e in D nessuno ci riesce come Salvatore Iacolino.
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