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La raccapricciante tratta degli schiavi del pallone in Laos

Stefano Fonsato

Pubblicato 13/08/2015 alle 20:12 GMT+2

Un approfondito reportage dell'emittente britannica BBC fotografa una situazione vergognosa: 23 ragazzini liberiani tra i 14 e i 17 anni, costretti a vivere in condizioni miserabili nonostante le promesse di un futuro migliore da impresari senza scrupoli. A finire nell'occhio del ciclone il club Champasak United di Pakse

Le scioccanti immagini delle condizioni dei giovani giocatori liberiani in Laos, screenshot BBC

Credit Foto Eurosport

Una storia raccapricciante, che ancora oggi, purtroppo, torna d'attualità: quella del traffico di giocatori minorenni, africani, nei quattro angoli del mondo. Questa volta, a finire nell'occhio del ciclone. è il Laos, a seguito di un dettagliato reportage curato dalla Bbc, che ha fatto emergere lo sfruttamento di 23 ragazzini di nazionalità Liberiana. Attirati da impresari senza scrupoli e costretti a firmare contratti svantaggiosi (anzi, di fatto inesistenti) con la promessa di un futuro migliore, un salario adeguato, un'istruzione. Niente di tutto ciò.

L'occhio impietoso della BBC

L'emittente britannica ha fotografato una situazione sconcertante. Ragazzini tra i 14 e i 17 anni costretti a vivere in condizioni degradanti: nello spogliatoio o in camerate in cui l'unico giaciglio era un materasso per terra. Dello stipendio, ovviamente, nemmeno l'ombra, così come le promesse di un'istruzione di rispetto. Futuri giocatori trattati come schiavi, in attesa della loro maggiore età. La società finita sotto inchiesta è il Champasak United Football Club della città di Pakse, tra le protagoniste principali della Lao Premier League, massima espressione calcistica di quel paese. La Fifa ha aperto un'inchiesta sulla base della violazione della norma secondo cui è proibito trasferire calciatori minoranze all'estero senza tutte le necessarie autorizzazioni, dei genitori in primis. Di quei 23 giovani ragazzi, 17 sono riusciti a fare rientro a casa, i restanti 6, invece, hanno preferito restare. Forse perché in Liberia, paese in cui il virus Ebola fa ancora paura, non hanno diritto nemmeno a quel materasso. E per loro, qualsiasi promessa ha un retrogusto più dolce. Ovunque e in qualsiasi caso, per loro, il futuro è migliore rispetto al dramma quotidiano che vivono in quella porzione d'Africa.

La smentita del Champasak

"Il nostro club è stato mosso dalle migliore intenzioni - è ciò che ha dichiarato alla Bbc il funzionario del club Ponsawan Siwawong -. Il nostro intento era quello di fornire un futuro migliori a questi ragazzi, affidati all'esperienza di un allenatore internazionale". Che risponde, per la cronaca, al nome di Virasith Sounakeovongsa... Un ulteriore portavoce della squadra di Pakse ha inoltre commentato come "l'età dei ragazzi in questione variasse tra i 17 e i 20 anni e che, oltre a vitto alloggio, venisse garantito loro un salario di circa 100 dollari al mese". La realtà miserabile fotografata dal network britannico, nella fattispecie quella del 14enne Kessely Kamara, era all'esatto opposto di quella prefissata dal Siwawong...

Laos, Vietnam, Cambogia: occhi ben aperti...

Perchè quel che sta accadendo in quella parte di "far est" asiatico, potrebbe nascondere ulteriori risvolti inquietanti. Si tratta di paesi calcisticamente "in via di sviluppo". Un'espressione non sempre positiva, purtroppo. Perché, vien da chiedersi, episodi di questo genere gravano sistematicamente sulle spalle di calciatori africani? La risposta, sfortunatamente, è la più ovvia: perché garantiscono un ottimo rapporto "fisicità-tecnica" ad una squadra, costano poco o niente, dato che vengono prelevati da situazioni disperate. In più, non hanno alle spalle una famiglia che possa avanzare la benché minima esigenza. Il tutto, come logico che sia, viene fatto nell'oscurità che i campionati di questi paesi riflettono: sono quasi del tutto sconosciuti anche alla Fifa stessa ed è più facile farla franca. Forse, però, l'esaustivo reportage della Bbc può essere utilizzato come primo passo affinché qualcosa cominci a cambiare.
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