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Dichiarazioni Mourinho

Eurosport
DaEurosport

Aggiornato 27/05/2010 alle 12:16 GMT+2

Manca la firma nel contratto e la chiusura con l’Inter ma il portoghese ha già preso il posto di Pellegrini

Josè Mourinho 2010 Madrid

Credit Foto Eurosport

È sempre molto difficile parlare di Real Madrid. Un club che, appoggiandosi su una gloriosa storia e su possibilità che in pochi (nessuno) hanno, si permette fuori da ogni tempo (e regola) di contrattare e ufficializzare acquisti, promesse e progetti. È successo con Cristiano Ronaldo. È successo con tanti altri giocatori. E sempre sarà così.
Se poi a questa particolare "politica galactica", a Florentino Perez, ci aggiungiamo un altro personaggio, e che personaggio, come Josè Mourinho il mix diventa esplosivo. I due protagonisti del dopo Champions hanno già fatto i conti e chiuso ogni trattativa. Già nel piazzale del Santiago Bernabeu, tra lacrime e sospiri, tra bandiere e quella solita, ormai celebre, vena ironico polemica sul giornalismo e lo sport italiani. Piazza Duomo festeggiava e nella capitale iberica si facevano affari. Neanche il tempo di alzare al cielo spagnolo quella fantastica, storica coppa Campioni che le penne scivolavano veloci su contratti e clausole e decaloghi dell’oracolo (Mourinho ha lasciato il Bernabeu a bordo della macchina di Florentino Perez mentre la squadra festeggiava e tornava a Milano). Alla faccia della cultura sportiva, dell’educazione e dei giusti modi (che proprio lo Special One ha per anni predicato nel Bel Paese).
In una caffetteria milanese infine si è consumata la prima uscita da allenatore del Real Madrid di Josè Mourinho. Appuntamento con la stampa iberica (con il quotidiano AS) in pieno centro a Milano e via con i progetti e il dentro e fuori della rosa merengue. Contratti e clausole poco importano in questo calcio dell’oggi si e domani no o forse. Non conta neanche più la presentazione ufficiale. E così Mourinho parla del "suo" Real...
"Il Real giocherà per vincere titulos". Josè Mourinho è sicuro: identità ed equilibrio, queste saranno le parole d’ordine del nuovo progetto galactico. La squadra più grande del mondo alla ricerca di una vera e propria identità.
"Mi piace giocare con quattro difensori". E si parla anche di modulo tattico. In centro a Milano, lasciato il procuratore a risolvere gli ultimi compromessi con i nerazzurri, Mourinho disegna il suo Real: “Mi piace giocare con quattro giocatori ma le mie squadre possono benissimo giocare anche con tre. Normalmente mi piace giocare a quattro ma con due laterali offensivi come Maicon e Cole (frase questa che deve far pensare)".
"Raul e Guti, gli esperti devono essere felici, magari altrove...". e quindi gli equilibri interni al Real con i due pesi massimi Raul e Guti. Il primo degno almeno di un incontro privato con il tecnico portoghese, il secondo già tagliato dalla rosa: “Di Maldini o Zanetti ce ne sono pochi. Un 36enne che pretende di essere titolare in ogni partita non può esistere. Raul è rimasto in silenzio, Guti no. Guti per me è fuori dal progetto...”.
"Conto di recuperare Kakà". Discorso a parte per l’ex rossonero, punto ancora saldo, per adesso, del progetto Mourinho: "Peccato per il suo infortunio che lo ha lasciato lontano dal campo per molto tempo. Poi negli ultimi mesi sembra aver perso fiducia in se stesso. Kakà è un giocatore che ha bisogno di stare bene e sereno...”.
"Milito è l’Inter, Maicon è dell’Inter". E non può infine mancare il capitolo mercato. Tutti temono l’esodo dei nerazzurri in terra spagnola, Mourinho si aggrappa quindi ai soliti discorsi di forma: “Milito è l’Inter e un giocatore che il clob non lascerà partire facilmente. Milito è dell’Inter e per questo, per la sua importanza, deve rimanere e cercare di rinnovare e guadagnare di più. Maicon è un giocatore fantastico e non posso dire di non volerlo con me a Madrid, anche perchè Ramos sono convinto possa diventare il centrale difensivo più forte del mondo”.
"Impossibile ingaggiare De Rossi". Si arrende invece, almeno a parole, sul discorso De Rossi, un simbolo di Roma difficile da strappare alla capitale: "De Rossi è un giocatore della Roma e il futuro del club giallorosso. Un giocatore nato e cresciuto a Roma. E quando Totti si ritirerà lui sarà il capitano e il simbolo di questa squadra".
"Già prima della finale ero sicuro di venire a Madrid". E infine l’ammissione. Nessun giorno di vacanza per decidere il proprio futuro, lo Special One sapeva già tutto: "Prima della finale di Champions avevo già deciso. E nessuna cosa poteva farmi cambiare idea, lo sapevo ed ero convinto. Per quanto riguarda la clausola i club troveranno l’accordo o si pagherà. Io voglio essere l’allenatore del Real Madrid si o si".
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