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Alex Sandro e la maledizione dei brasiliani alla Juventus da sfatare

Paolo Pegoraro

Aggiornato 20/08/2015 alle 08:14 GMT+2

Alex Sandro, prossimo acquisto della Juventus, dovrà rompere l'incantesimo dei brasiliani. Finora, al netto di qualche eccezione, una storia di colossali fallimenti quella tra i bianconeri e i calciatori "verdeoro"

Juventus - Felipe Melo e Diego

Credit Foto LaPresse

Nell'estate del 2009 la Juventus del ds Alessio Secco - allora guidata in panchina da Ciro Ferrara - sborsò la bellezza di 49,5 milioni di euro complessivi per prelevare dalla Fiorentina il mastino del centrocampo viola Felipe Melo e per strappare al Werder Brema il quotatissimo fantasista Diego Ribas da Cunha. Ne seguì un Inizio di stagione folgorante con successo esterno sul campo della Roma alla seconda giornata griffato proprio dalla doppietta da urlo di Diego e dal timbro di Felipe Melo, poi la lenta e inesorabile discesa agli inferi con esonero di Ferrara a stagione in corso e settimo posto finale. La Juventus in salsa brasiliana (oltre a Diego e Felipe Melo anche il "decadente" Amauri) fallì su tutta la linea e negli anni a venire realizzò maxi minuvalenze sia per Felipe Melo (18 milioni!) che per Diego (circa 9 milioni). Il popolo bianconero, ça va sans dire, si augura che Alex Sandro, talentuoso terzino sinistro 24enne ormai in procinto di indossare la maglia della Juventus, possa sfatare la maledizione dei brasiliani alla Vecchia Signora.

Da Amauri a Lucio: l'ultimo decennio è un disastro

Dal 2008 allo stato attuale dell'arte, la Juventus ha ricavato solo colossali sòle quando ha pescato dal Brasile. Il primo in ordine di tempo a inaugurare la nefasta tradizione è stato l'attaccante arrivato a Torino dal Palermo Amauri: prima stagione dignitosa da 44 presenze complessive e 14 centri, poi la brusca involuzione. Cinque gol in trenta presenze in Serie A la stagione successiva e, a seguire, il vuoto pneumatico. Detto della premiata (si fa per dire) ditta Felipe Melo-Diego, l'ultimo "bidone" in ordine di tempo è l'eroe del Triplete nerazzurro Lucio, passato dall'Inter alla Juventus nell'estate del 2012 (con "biennalone da 2,5 milioni più bonus all'anno). Quattro presenze, la Supercoppa dei veleni conquistata da titolare nella Juventus di Conte opposta al Napoli di Mazzarri e una dichiarazione più che controversa che fece imbufalire i suoi ex tifosi: "La Juventus ha vinto 30 scudetti, non 28". Poi l'oblio.
Lucio Juventus

I grandi bidoni del passato: su tutti Athirson

Athirson Mazzoli de Oliveira è per distacco il paradigma del bidone brasiliano bianconero. Una meteora passata per il nostro campionato senza lasciare traccia, nonostante la reputazione da "nuovo Roberto Carlos" affibiatagli ai tempi della militanza nel Flamengo. Di lui si ricorda più che altro un debutto che più sciagurato non si può. Juventus-Brescia del primo aprile 2001, Athirson subentra a Zinedine Zidane nella ripresa sul risultato di 1-0 a favore di Madama; il Brescia pareggerà i conti con gol d'antologia di Roberto Baggio su imbeccata di Pirlo e il difensore brasiliano risulterà tra i peggiori in campo. Da quel momento in poi Athirson vedrà il campo col contagocce, prima di essere rispedito in Brasile senza alcun rimpianto. Ecco cosa succede quando un argentino (il mitico Omar Sivori, ai tempi consulente di mercato della Juventus) sponsorizza un giocatore brasiliano.

I (pochi) esempi virtuosi

Pochi, pochissimi brasiliani che hanno vestito nel corso delle loro carriere la maglia della Juventus hanno ben figurato. Le classiche eccezione che confermano la regola (o maledizione, sarebbe meglio dire). Nell'elenco dei "virtuosi" figurano José Altafini (37 gol complessivi alla Juventus in 119 gettoni al tramonto della sua sfavillante carriera), il "Puma" Emerson (padrone incontrastato del centrocampo nel biennio di Capello 2004-2006 che confermò quanto di buono mostrato alla Roma) e il roccioso e affidabile difensore centrale Julio Cesar da Silva, titolare nella Juventus dei primi anni Novanta insieme a Jurgen Kohler (per lui una Coppa Uefa alzata al cielo nel 1993 e ben 125 gettoni in maglia bianconera). Complessivamente positiva anche la traiettoria in bianconero della mezzala di Rio Grande Cinesinho, faro del centrocampo della Juventus di Heriberto Herrera campione d'Italia nel 1967.
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