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Calciomercato - Arabia Saudita tutta d'oro: tra cartellini e ingaggi investiti oltre 2 miliardi di euro

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DaEurosport

Aggiornato 08/09/2023 alle 11:57 GMT+2

CALCIOMERCATO - I club della Saudi Pro League hanno investito oltre 2 miliardi di euro nell'ultima sessione: 940 milioni in cartellini, 1.200 in ingaggi. Le cessioni? Per meno di 50 milioni. Queste le cifre svelate da La Gazzetta dello Sport, a conferma di come l'Arabia sia ormai diventata una terra d'oro che vanta un solo competitor: la Premier League. Ecco le cifre nel dettaglio.

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Numeri da capogiro, secondi soltanto a quelli della Premier League. In Arabia Saudita si sono infatti investiti oltre 2 miliardi di euro nell'ultima finestra di calciomercato visto che, ai 940 milioni spesi per i cartellini di varie stelle, si devono aggiungere i 1.200 milioni di ingaggi che saranno corrisposti dai club della Saudi Pro League. Per quanto non sia arrivata la "ciliegina sulla torta", col mancato arrivo di Momo Salah all'Al-Ittihad di Benzema - club che aveva offerto 250 milioni di euro, bonus inclusi, al Liverpool per l'egiziano - gli arabi non hanno certo badato a spese.
La minaccia concreta, per il calcio europeo, viene dal fatto che i club arabi, specialmente i top 4, potrebbero non fermarsi come invece successe nel caso della bolla cinese del 2015-16. La Premier League resta per ora "avversario" decisamente competitivo, dal momento che sono stati 2,8 i miliardi di euro investiti dai club inglesi, a fronte però di 1,5 miliardi incassati, mentre le squadre saudite hanno concluso vendite per neanche 50 milioni, come riportato da La Gazzetta dello Sport. Diverso invece il discorso per Bundesliga, LaLiga e Serie A, tutte in attivo.
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I club del massimo campionato tedesco hanno un saldo di +300 milioni tra capitali investiti e soldi ricavati, LaLiga di +150 mentre la Serie A ha incassato ben più di quanto ha speso nell'ultima sessione di calciomercato, avanzando oltre 170 milioni di euro. Insomma, si capisce chiaramente che la Saudi Pro League si è ormai affacciata prepotentemente nel "calcio che conta" e, specie coi suoi quattro top club - Al Hilal, Al Ahli, Al Ittihad e Al Nassr, tutti controllati e gestiti dal Pif, il Public Investment Fund, ovvero il fondo sovrano della famiglia reale saudita - punta a un ruolo da protagonista anche nel futuro più prossimo. Su 940 milioni totali, spesi per i cartellini di vari giocatori, i citati top-4 ne hanno investiti ben 800. Ampliando il discorso agli interi 2 miliardi, bisogna rilevare che tale cifra rappresenta lo 0,33% dei 600 miliardi di asset del Pif, secondo le stime del Financial Time.
Altro aspetto da tenere in considerazione è che la Saudi Pro League non ha attratto soltanto vecchie glorie, in cerca di un prolungamento della loro carriera e di sparare gli ultimi botti calcistici dietro compensi stellari. In Arabia Saudita sono infatti arrivati pure giovani in rampa di lancio, come Gabri Veiga, ventunenne fantasista a lungo inseguito dal Napoli, o talenti nel picco della loro carriera, quali ad esempio Ruben Neves (ex pilastro del Wolverhampton) e Franck Kessié (ex Milan e Barcellona). C'è comunque chi ha resistito al richiamo dei milioni arabi, ma la sensazione è che il progetto saudita - "Vogliamo arrivare nella Top 10 dei grandi tornei", come dichiarato dal CEO della Saudi Pro League - possa decollare definitivamente e attrarre sempre più anche il futuro del calcio internazionale, non soltanto fenomeni ormai attempati e nella loro fase calante.
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