Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Caso Denis Bergamini, per il gip fu suicidio ma la famiglia non si arrende

Stefano Dolci

Aggiornato 02/12/2015 alle 17:26 GMT+1

Dopo la riapertura dell'inchiesta, nel 2011, il gip di Castrovillari ha archiviato l'inchiesta sulla misteriosa morte del centrocampista del Cosenza che fu trovato morto davanti a un camion il 18 novembre del 1989. Per il giudice Bergamini si è suicidato: la famiglia però non si arrende e nonostante i 26 anni d'attesa è pronta ad aprire un nuovo procedimento per arrivare alla verità

Donato "Denis" Bergamini (Foto Facebook Donata Bergamini)

Credit Foto Eurosport

9510 giorni nel percorso di un essere umano sono un gran bel pezzo di vita. Già perché in 26 anni e 14 giorni una persona ha tempo di nascere, crescere, studiare, diplomarsi, laurearsi, lavorare, realizzare i propri sogni, innamorarsi, costruirsi una famiglia e provare l’ebbrezza unica di diventare genitore. 26 anni e 14 giorni però in Italia possono anche non bastare ad una famiglia per avere verità e giustizia riguardo al movente e alle cause della morte di un figlio, fratello, ragazzo e calciatore che amava vivere e manca maledettamente a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo o frequentarlo. Già perché il caso di Donato Bergamini per tutti “Denis”, il calciatore 27enne che militava nel Cosenza e fu ritrovato incredibilmente cadavere il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico a pochi metri da un camion sulla statale 106 Jonica, negli ultimi giorni è tornato alla ribalta delle cronache nazionali dopo che il giudice per le udienze preliminari della Procura di Castrovillari Annamaria Grimaldi ha archiviato l'inchiesta accogliendo la richiesta avanzata dai pm Giacomantonio e Anastasia e confermando di fatto che Bergamini si sia suicidato quella sera lanciandosi sotto le ruote del camion guidato da Raffaele Pisano, unico iscritto nel registro degli indagati insieme all’allora fidanzata di Bergamini Isabella Internò.
Secondo il gip non esistono elementi per sospettare che le cose siano andate in maniera diversa dalla prima ricostruzione emersa nel processo a carico di Pisano che, nel giugno 1992, è stato assolto definitivamente dalla Corte d’Appello di Catanzaro ‘per non aver commesso il fatto’. “In conclusione – si legge in uno stralcio del provvedimento del giudice Grimaldi – non vi è il benché minimo indizio del fatto che Denis Bergamini sia stato ucciso da una terza persona, anzi il complesso delle circostanze rende il suicidio l’ipotesi più plausibile dal momento che gli esiti degli accertamenti sono risultati tutti compatibili scientificamente con l’evento suicidario e le testimonianze dei presenti fanno propendere per tale tesi”.
Caso chiuso dunque in barba alle palesi incongruenze, alle stranezze (dai vestiti mai ritrovati al mancato sequestro del camion), alle bugie e alle condizioni del corpo di Denis che, sin dal primo istante, sono risultate incompatibili con la dinamica del suicidio (l’autopsia eseguita 2 mesi dopo la morte dal professor Avato ha sempre evidenziato come il volto di Denis non avesse che un piccolo graffio e gli arti superiori e inferiori fossero completamente indenni da lesi, ndr) . Dopo la richiesta di archiviazione avanzata sul finire dello scorso anno, l’avvocato della famiglia Bergamini Fabio Anselmo (legale che ha difeso nel corso di questi anni anche la famiglia di Stefano Cucchi e Federico Aldovrandi, ndr) si era opposto all’archiviazione producendo, durante l’udienza camerale, diverse pubblicazioni scientifiche su nuove metodologie forensi non condivise dal giudice per le indagini preliminari per il loro carattere esclusivamente sperimentale”. Ora le residue speranze della famiglia e dei tifosi del Cosenza (che in questi durissimi anni di calvario non hanno mai fatto mancare il loro sostegno al padre Domizio, alla madre Maria e alla sorella Donata costituendo l’associazione ‘Verità per Denis’ e prodigandosi in decine di altre iniziative) di avere giustizia sono riposte sul nuovo nuovo procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che in un’intervista al Quotidiano del Sud ha dichiarato di essere disposto a riaprire l’inchiesta se qualcuno porterà qualche elemento di novità.
picture

Striscione tifosi Cosenza, Foto Facebook

Credit Foto facebook

La rabbia di Donata

Contattata al telefono, Donata Bergamini ha commentato in questo modo la sentenza di archiviazione del caso: “Attendere nove mesi per leggere quelle parole mi ha fatto provare una grande rabbia e vergogna nei confronti di mio fratello. Dal 22 febbraio 2015, giorno in cui era stata aperta la camera di consiglio nessuno dalla Procura ha più parlato e questo silenzio così lungo ed assordante non mi ha mai dato fiducia e purtroppo non mi sbagliavo. Ci sono voluti 9 mesi per stravolgere la verità scientifica sulla morte di Denis e liquidare i procedimenti proposti dal mio avvocato Fabio Anselmo per accertare il momento esatto della morte di mio fratello. Per quanto concerne il futuro e i prossimi passi mi ha fatto molto piacere ascoltare le parole del neo procuratore capo della Repubblica Eugenio Facciolla che ha evidenziato come la mia famiglia abbia il diritto di sapere come è morto Denis. Il 21 dicembre il mio legale incontrerà il procuratore Facciolla e porterà nuovi spunti investigativi. Ho molta fiducia nel lavoro del mio avvocato e sul fatto che la verità dovrà emergere. Le perizie parlano chiaro. Denis era già morto prima di finire sotto le ruote del camion, questo è un fatto incontrovertibile ed acclarato”.
Mentre la famiglia si prepara a una nuova battaglia che si spera possa squarciare tutti i dubbi riguardo questa assurda morte, Donata e la famiglia in queste settimane hanno potuto ancora una volta toccare con mano l’affetto dei supporter del Cosenza e di tutta la città che lo scorso 21 novembre, 3 giorni dopo il 26esimo anniversario della scomparsa di Denis, ha intitolato una piazza vicino allo stadio San Vito/Gigi Marulla” alla memoria di Donato Bergamini: 26 anni sono tanti – riprende Donata - ma fino a quando quella parte di verità non uscirà l’eco di questo delitto irrisolto continuerà a montare ed anzi aumenterà. Perché penso che mai nella storia di questo paese sia successo che una famiglia dovesse attendere tanto per avere giustizia. La morte di Denis Bergamini rappresenta uno scandalo italiano. A volte mi capita anche di chiedermi se io e i miei famigliari siamo considerati veramente cittadini italiani…”
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità