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Juve: il Real rievoca il “Miedo escénico” per la rimonta

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Aggiornato 13/05/2015 alle 08:00 GMT+2

I Merengues si affidano alla storia e ai mitici anni '80 per caricare l'ambiente in vista del ritorno della semifinale: scopriamo la genesi della paura da palcoscenico, capace di mietere vittime illustri nell'epopea continentale della Casa Blanca al Santiago Bernabeu

Real Madrid Quinta del Buitre Butragueño

Credit Foto Imago

Quando si parla di rimonte bisogna scomodare la storia e i tifosi del Real Madrid hanno un passato glorioso da cui attingere per caricare l’ambiente e prepararsi a 90 minuti che “al Bernabeu sono molto lunghi”. A recitare la celebre frase fu Juanito, storico numero 7 dei Merengues negli anni ‘80, dopo un 1-3 subito in casa dell’Inter nella semifinale di Coppa Uefa. Era l’edizione 1985-1986 e al ritorno i blancos s’imposero con un 5-1 dopo i tempi supplementari.
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LA TESI - L’epopea della remuntada, i cui albori si manifestarono nel 1975-76 (ottavi di Coppa dei Campioni contro il Derby County), si alimenta in quegli anni. È il Real di Emilio Butragueño e Jorge Valdano, è la squadra capace di confezionarne addirittura cinque in due campagne di Coppa Uefa dopo aver perso la gara d’andata con due o più gol di scarto. Nelle stagioni 1984-85 e 1985-86, si arrendono alla legge del Bernabeu Rijeka, Anderlecht, Inter, Borussia Mönchengladbach (capace di dilapidare un 5-1) e ancora Inter. Si forma così il “Miedo escénico”, letteralmente paura da palcoscenico. L’espressione, coniata da Valdano e presa in prestito dal Premio Nobel per la Letteratura Gabriel Garcia Marquez, si riferisce alla pressione che sente un calciatore entrando nel tempio del Bernabeu gremito di gente.
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Jorge Valdano (Imago)

Credit Foto Imago

L'ANTITESI - Il mito, nato con Santillana, Netzer, Breitner e un 25enne di Salamanca noto come Vicente del Bosque, è stato rievocato anche negli ultimi anni, ma con risultati nulli. Prima della vittoria della Decima, i Merengues non hanno saputo trarre beneficio dalla ricetta storico-letteraria degli anni ’80 sfiorando due capovolgimenti che dalla potenza non si sono trasformati aristotelicamente in atto. Dal 2-1 di Monaco di Baviera, nel 2012, è scaturito un 2-1 rivelatosi indigesto dopo il ko ai calci di rigore mentre dal 4-1 subito a Dortmund è sorto un 2-0 altrettanto inutile nel 2013.
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Robert Lewandowski von Borussia Dortmund zeigt es an: Vier Tore gegen Real Madrid

Credit Foto Eurosport

IL DECALOGO-SINTESI - Tra scaramanzia e leggenda, il decalogo delle notti magiche – vale a dire tutto ciò che bisogna fare (e che facevano negli anni Ottanta) per preparare adeguatamente una rimonta di Coppa – anima il tifo dei blancos. La Juventus lo sa e dal palcoscenico del Bernabeu intende uscire con una notte da Oscar.
1 - Iniziare a parlare dell'avversario e della rimonta già nel viaggio di ritorno dopo la partita di andata.
2 - Durante tutta la settimana, ricordarsi che si va a vincere. Camacho, ai suoi tempi, lo scriveva ogni giorno sulla lavagna.
3 - Intimidire gli avversari già nel tunnel, con sguardi penetranti e gesti di sfida.
4 - Nel sorteggio con l'arbitro, scegliere il calcio d'inizio a proprio favore: l'avversario non deve toccare la palla per primo.
5 - La prima giocata deve raggiungere la linea di fondo, o strappare un incitamento dagli spalti.
6 - Compiere il primo fallo della partita. Meglio se è un fallo un po' pesante che intimidisce l'avversario.
7 - Fare il primo tiro in porta: non interessa se è nello specchio o finisce sui cartelloni pubblicitari.
8 - Accorciare l'intervallo e tornare in campo prima che lo chieda l'arbitro. Mettere sempre pressione.
9 - Tracciare una linea immaginaria nella propria metà campo e decidere che oltre quella l'avversario non può andare.
10 - Creare il massimo del casino in campo, così da farlo notare al pubblico e coinvolgerlo.
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