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Dani Alves: "La Juve è vincente come me: la dirigenza del Barça è stata falsa e ingrata"

DaAgenti Anonimi

Pubblicato 20/02/2017 alle 12:29 GMT+1

Dal nostro partner Agenti Anonimi

Dani Alves - Juventus v Cagliari - 2016/2017

Credit Foto LaPresse

Il terzino brasiliano della Juventus Dani Alves alla vigilia della sfida con il Porto si racconta al quotidiano spagnolo ABC. Tanti i temi affrontati: la Juventus, la Champions League, l’addio al Barcellona, il razzismo, la fama e la passione per la musica. Il 34enne parte proprio dall’addio ai catalani, in cui ha militato dal 2008 al 2016, vincendo praticamente tutto. Alves, non ha gradito il trattamento riservatogli dalla dirigenza blaugrana negli ultimi mesi prima del suo addio:
Mi piace se la gente mi vuole. Ma non resto dove non mi vogliono. Durante le mie ultime tre stagioni si parlava sempre di una mia possibile partenza, ma nessuno dei dirigenti è venuto a dirmelo in faccia. Hanno dimostrato di essere falsi e senza un briciolo di gratitudine. Non mi hanno dimostrato alcun rispetto. Sono venuti ad offrirmi il rinnovo solo dopo il blocco di mercato imposto dalla FIFA. A quel punto ho firmato il rinnovo, con la clausola per liberarmi gratis. Ma la dirigenza che c’è ora al Barcellona non ha alcuna idea di come trattare i propri giocatori.
Poi, ha spiegato perché ha scelto proprio la Juventus per ripartire e tornare a vincere:
Volevo uscire dalla mia comfort zone e competere ad alto livello con un club vincente e con una grande tradizione. Mi ritengo un vincente. E la Juve è una squadra vincente. La Juve è un’istituzione, che ha sempre da insegnarti qualcosa. Qua si lotta sempre per vincere. Sono felice qui, e ho tante nuove sfide in questa grande squadra. Abbiamo una squadra che può arrivare fino in fondo, su questo non ci sono dubbi. Però, da queste parti sono molto superstiziosi, quindi meglio dirlo a bassa voce. Facciamo un passo alla volta. Ora c’è il Porto di Casillas, e dopo vediamo quello che succede.
Dani Alves, inoltre, fa una chiarimento sulla polemica della scorsa stagione tra lui e il fuoriclasse portoghese del Real Madrid, Cristiano Ronaldo:
Se solo la gente sapesse quanto rispetto Cristiano Ronaldo. Tutti quelli che me ne parlano lo descrivono come un professionista esemplare. Ma CR7 era il mio rivale, e dovevo competere con lui. Quando ho detto che secondo me era troppo protagonista, l’ho detto con rispetto. Lo avevo detto anche di Messi o Neymar. Poi è successo che la stampa ha detto che avevo parlato male di lui, e lui ci ha creduto. Per questo non mi ha salutato al Galà del Pallone d’Oro 2015. Ma io non ho bisogno di parlare sui giornali. Con il tempo Cristiano si è reso conto che le mie parole erano state travisate e al primo Clasico tra Real e Barcellona dopo quel Pallone d’Oro è venuto a salutarmi. Fine della storia
Dani Alves proviene da una famiglia contadina di Juazeiro, nello Stato di Bahia, in Brasile. Per lui, il calcio ha anche rappresentato una fuga dalla povertà. Lo scontro con i soldi e la fama, però, non è stato facile:
Il calcio è molto ipocrita. Per questo sono deluso. La fama fa schifo. Da piccolo mi esercitavo a fare il mio autografo per quando sarei stato famoso. Ma era l’innocenza di un bambino. In realtà, non avevo idea di cosa significasse. Ora che sono famoso, mi sono reso conto che la gente come me non è vista bene. Il calcio provoca invidia, ipocrisia e false amicizie
Poi, una riflessione su una delle grandi piaghe del calcio, il razzismo. Purtroppo, questo fenomeno è ancora molto diffuso in molto stadi di tutto il mondo. Il terzino brasiliano, però, ha le idee molto chiare a riguardo:
Se mi chiamano negro, non me la prendo. Ovvio, il razzismo è una cosa orribile. Ma dobbiamo concentrarci sulle cose positive. Non mi piace il vittimismo che esiste nella nostra società. Dobbiamo dare importanza alle cose che veramente contano
Infine, una riflessione sul futuro e su cosa farà una volta che avrà appeso gli scarpini al chiodo:
Amo la musica. Il calcio è il mio hobby. Sono convinto che in un’altra vita sono stato un cantante. Da piccolo avevo una piccola banda, e avevamo costruito da noi gli strumenti. Mio padre lavorava in un club che gestiva gruppi musicali, e ho un fratello cantante. Ho un produttore in Brasile, e compongo le mie canzoni. Aiuto i gruppi emergenti a farsi conoscere. Quando finirò con il calcio, il mio futuro sarà con la musica. E’ la mia grande passione
Andrea Fabris(@andreafabris96)
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