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Le 5 verità che ci ha lasciato Real Madrid-Liverpool

Stefano Silvestri

Pubblicato 27/05/2018 alle 08:10 GMT+2

I Blancos 2014-2018 entrano di diritto nella storia del calcio, come gli "antenati" guidati da Di Stefano, Puskas e Gento. Oggi il simbolo è Bale: mai dare per morto un campione così. Zidane si conferma grande gestore, Klopp recrimina per la scelta di puntare sul pessimo Karius. Ma a far la differenza sul match è anche e soprattutto l'uscita per infortunio di Salah.

Gareth Bale of Real Madrid kisses the UEFA Champions League Trophy following his sides victory in the UEFA Champions League Final between Real Madrid and Liverpool at NSC Olimpiyskiy Stadium on May 26, 2018 in Kiev, Ukraine.

Credit Foto Getty Images

1) Il Real 2014-2018 è nella storia del calcio

C'era una volta il grande Real Madrid di Di Stefano, Puskas, Gento. Lo squadrone che inaugurava la storia della Coppa dei Campioni a modo suo, mettendosi in bacheca tutte e cinque le prime edizioni. Il Real di Sergio Ramos, di Marcelo, di Modric e di Cristiano Ronaldo sta prendendo quella scia. Forse non arriverà a cinque di fila, ma poco cambia: siamo di fronte a una formazione capace di stravolgere la storia moderna del calcio, di mantenersi su livelli di eccellenza come neppure l'imitatissimo Barcellona di Guardiola e Messi era riuscito. Carlo Ancelotti prima e Zinedine Zidane poi hanno sapientemente guidato una rosa formata da soli campioni, riportandola sul tetto d'Europa dopo anni d'astinenza e placando l'ossessione famelica per la Décima. Tre trionfi di fila nella moderna Champions, quattro nelle ultime cinque edizioni: non ci era mai riuscito nessuno, difficilmente potrà riuscirci qualcun altro.
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Final Champions Kiev Real Madrid Liverpool

Credit Foto Getty Images

2) Piano a dare per morto Bale

Penalizzato da questioni tattiche più che tecniche, ovvero dalla trasformazione in vera punta di Cristiano Ronaldo, l'uomo da 100 milioni sembrava essere giunto alla fine del ciclo madrileno. Altra panchina, l'ennesima in Europa, dove Gareth Bale in questa stagione ha racimolato soltanto spezzoni di partita: in campo Isco, più adatto al 4-3-1-2. Ma i campioni sono così: rinascono dalle proprie ceneri quando meno te lo aspetti. Senza mugugni, senza polemiche. Anzi: con quella forza interiore che funge da stimolo ulteriore. E poi, chiaro, ci sono qualità indiscutibilmente superiori alla media: guardare (e riguardare) per credere la perla che ha regalato al Real il secondo vantaggio. Un gioiello di una bellezza assoluta. Morale della favola: forse non rimarrà a Madrid, ma piano a dare per morto uno come Bale.

3) Zidane e quella capacità di motivare il gruppo

D'accordo, Zinedine Zidane ha per le mani un fuoristrada. Ma i fuoristrada bisogna saperli guidare, senza sbandare e senza rilassarsi al volante. Ed è questa, molto probabilmente, la grande capacità del tecnico francese: quella di gestire un gruppo formato da tanti campioni con il piglio... del campione. O meglio, del fuoriclasse. Ciò che era lui quando giocava. Dando uno sguardo all'undici iniziale di Kiev, si nota come sia lo stesso identico visto a Cardiff un anno fa, mentre la differenza rispetto a Milano 2016 (Atletico Madrid, vittoria ai rigori) risiede in appena due elementi. Un dato che testimonia come il gruppo Real, praticamente identico a se stesso da qualche anno a questa parte, non sia mai sazio nonostante i trionfi in serie, tenuto costantemente sulla corda dal proprio comandante. I numeri, i trofei, il palmares sempre più ricco, sono solo la logica conseguenza.
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Zinédine Zidane

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4) Karius non è un portiere da Liverpool

Che aggiungere, oltre a ciò che si è già detto e ridetto? La papera inconcepibile con cui Loris Karius ha regalato l'1-0 a Benzema parla da sé; quella che ha permesso al Real di chiudere i conti con Bale non ha fatto altro che aggravare una situazione già tragicomica. Non una novità, per chi già conosce il valore non esattamente eccelso del ventiquattrenne tedesco, voluto da Klopp che lo ha sempre considerato il proprio portiere di coppa. Una scelta "nazionalistica" che gli si è ritorta contro. Le lacrime finali di Karius, che si è recato sotto il settore dei tifosi inglesi per chiedere scusa, invitano alla calma con i giudizi taglienti e diabolici, ma la realtà dei fatti non può essere negata: questo non è un portiere in grado di onorare la storia del Liverpool.
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Loris Karius of Liverpool looks dejected following his sides defeat in the UEFA Champions League Final between Real Madrid and Liverpool at NSC Olimpiyskiy Stadium on May 26, 2018 in Kiev, Ukraine

Credit Foto Getty Images

5) Il Liverpool è "Salah più altri 10"

Ingeneroso nei confronti di una squadra arrampicatasi fino alla finale di Champions League? Forse. Ma la finale di Kiev ha raccontato in maniera piuttosto chiara che cosa sia il Liverpool con Mohamed Salah e quanto soffra, invece, senza le giocate e le incursioni del proprio fuoriclasse. Una prima parte di calcio arrembante, che pareva far presagire una serata di gloria per i Reds, si è conclusa al 31': uscito Salah, si è spenta la luce. Gli uomini di Klopp non hanno più attaccato con la lucidità e le trame avvolgenti dei primi minuti e il Real si è tranquillizzato, uscendo alla distanza. Il commovente Mané ha tirato la carretta quasi da solo là davanti, ma non è bastato per l'impresa. Cosa sarebbe accaduto con Salah in campo fino al 90'? Difficile, se non impossibile, stabilirlo con certezza. Ma quanto manchi l'egiziano a Klopp, e quanto ampia sia la forbice con il suo sostituto Lallana, è emerso pienamente.
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Mohamed Salah

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