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Ole Gunnar Solskjaer, l'uomo delle rimonte impossibili: il Manchester United è rinato

Eurosport
DaEurosport

Pubblicato 07/03/2019 alle 12:50 GMT+1

Il giovane tecnico norvegese ha fatto ancora qualcosa di straordinario in Champions League, a 20 anni di distanza dalla finale del 1999. L'uomo dei minuti di recupero e delle rimonte in extremis ha legato la sua storia a quella del Manchester United: "Qualsiasi cosa è possibile per questo club".

Manchester head coach, Ole Gunnar Solskjaer celebrates the Champions League win over Paris Saint-Germain at Parc des Princes Stadium

Credit Foto Getty Images

Da Barcellona 1999 a Parigi 2019

Mai lasciare vivo Ole Gunnar Solskjaer. Se esistessero i comandamenti del gioco del calcio, questo verrebbe inserito d’ufficio. Impossibile dimenticare la finale più folle della Champions League: nel 1999, al Camp Nou, lo United ribaltò nel recupero il Bayern Monaco e il gol decisivo fu segnato da Solskjaer per il Triplete dei Red Devils. Sembra di sentire ancora Sandro Piccinini urlare "incredibile, incredibile", ma il ricordo diventa vivo e attuale perché il norvegese l’ha fatto di nuovo.
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Ole Gunnar Solskjaer segna al 93° il gol del 2-1 nella finale di Champions League 1999 vinta dal Manchester United sul Bayern Monaco per 2-1 in rimonta

Credit Foto PA Sport

Nessuna squadra aveva mai rimontato uno 0-2 subito in casa all’andata nella storia della Champions League. Solskjaer ce l’ha fatta, questa volta da allenatore, con una semplicità disarmante:
Una notte da ricordare. Questo è lo spirito del Manchester United. Ho dei giocatori giovani e ho detto loro ‘giocate liberi, non avete niente da perdere’. È un momento incredibile e abbiamo creato la magia tutti insieme

Come è rinato il Manchester United

Il principale merito del giovane allenatore è stato quello di rimettere insieme i cocci lasciati da Mourinho e ricreare un gruppo unito. In quel tutti insieme risiede la chiave: rigenerare il clima vincente all’interno dello spogliatoio e in tutte le componenti del club. Forse solo un ex tanto amato poteva riuscirci e i risultati - l’unica cosa che conta nel calcio, al di là di chiacchiere e sentimenti – gli danno ragione. Dal 22 dicembre, giorno in cui ha rotto il ghiaccio alla guida dei Red Devils, solo il Manchester City (15) ha ottenuto più vittorie dei cugini (14) considerando tutte le competizioni e i cinque principali campionati europei.

I risultati valgono la riconferma immediata: "Nulla è impossibile per questo club"

Solskjaer ha il magic touch che si sposa alla perfezione con questo club. Il ruolo di traghettatore gli sta decisamente troppo stretto, anche se ai giornalisti che gli fanno notare che il suo contratto è ad interim e il futuro ancora tutto da definire, pur essendoci una sola decisione da prendere, risponde: "Farò quello che deciderà il club". Il 46enne si gode il momento e a premiarlo è stato il suo coraggio: contro il PSG ha giocato senza dieci calciatori, tra cui nove infortunati (Matic, Martial, Darmian, Herrera, Valencia, Jones, Sanchez, Lingard, Mata) e lo squalificato Pogba. Con una formazione rimaneggiata ha inserito Tahit Chong (classe 1999) e Mason Greenwood (2001), due attaccanti, per segnare il terzo gol.
Il piano era essere in partita con cinque o dieci minuti ancora da giocare ed è stato così. Il rigore? Con il Molde un mio giocatore ha calciato un rigore all’ultimo minuto contro il Basilea, l’ha sbagliato e siamo usciti. Questa volta no. Qualsiasi cosa è possibile per questo club. È il Manchester United
Mentre la sua giovane carriera da allenatore spicca il volo, non vuole cucirci addosso l’etichetta di predestinato sulle orme di Ferguson. Meglio mantenere il low profile e accontentarsi di trasformare le cose impossibili in possibili.
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