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Gian Piero Gasperini, alla sua Atalanta si può insegnare anche il cinismo?

Simone Eterno

Aggiornato 27/11/2019 alle 13:50 GMT+1

Tornata in corsa per un posto agli ottavi di Champions League dopo il 2-0 alla Dinamo Zagabria, l'Atalanta dalla serata di San Siro non si porta via solo i 3 punti ma anche una domanda filosofica al suo mister: oltre al calcio si può insegnare anche il cinismo? Una discriminante tra chi sta dentro le migliori 16 d'Europa e chi le guarda da fuori. E a cui Gasperini spera di trovare risposta.

Un bel primo piano di Gian Piero Gasperini in conferenza stampa pre Champions League con la sua Atalanta

Credit Foto Getty Images

dall’inviato a San Siro – “Si può insegnare il cinismo?”. E’ questo ciò che abbiamo chiesto a Gian Piero Gasperini dopo la vittoria per 2-0 sulla Dinamo Zagabria che rimette in corsa l’Atalanta per un posto agli ottavi di Champions League. Già perché se foste stati catapultati qui dal pianeta Marte, o molto più semplicemente se aveste scelto ieri sera le più mainstream Juventus Atletico-Madrid piuttosto che Real Madrid-PSG, il punteggio non vi direbbe nulla di che. O meglio, magari vi strapperebbe un ‘brava Dea torni in corsa’, piuttosto che un ‘vendicato l’andata’, ma sareste comunque lontani anni luce da ciò che ha raccontato il campo.
Due occasioni con Pasalic e una con Hateboer, tutti che hanno mancato il pallone sotto porta, nel primo quarto d’ora. Una traversa. Un calcio di rigore (finalmente) trasformato. Un contropiede uno contro uno fallito da Muriel. Un gol salvato disperatamente sulla linea da Peric. E questo era solo il primo tempo. Poi la perla del Papu a inizio ripresa, prima che lo stesso Gomez non tirasse addosso solo davanti al portiere un pallone 153000 volte più semplice di quello infilato poco prima. Successivamente un palo di Ilicic e almeno un altro paio di azioni dove la Dea ha fallito l’ultimo passaggio. Ventuno azioni d’attacco complessive; di queste le 8 elencate qui sopra come chiarissime, clamorose e alcune veramente elementari palle non trasformate in gol. Insomma, è finita 2-0 ma sarebbero potuti essere 10. E a quel punto altroché ribaltare lo smacco dell’andata.
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L'Atalanta in festa dopo la vittoria per 2-0 sulla Dinamo Zagabria in Champions League

Credit Foto Getty Images

All’Atalanta però il post-partita tutto sommato è una sfilata di sorrisi e buon umore; e d’altra parte non potrebbe essere così: il 26 novembre segna una data storica per il club con i primi 3 punti in Champions League; e da Manchester la notizia di un City bruttino, abbastanza svogliato, ma che alla fine almeno per stasera fa il suo. Traduzione: l’11 dicembre nel gelo di Charkiv la Dea scenderà in campo consapevole di avere ancora una chance di volare agli ottavi di finale di Champions League alla sua prima partecipazione di sempre.
E viene da dirlo: per quanto espresso stasera, questa Atalanta, tra i migliori 16 club d’Europa, non sarebbe certo una bestemmia. Anzi. La squadra di Gasperini ha sterzato in coppa dopo una partenza che avrebbe steso anche una big, fermando prima Guardiola e poi relegando alla realtà dei propri limiti una banda di energumeni che a inizio settembre l’aveva intimidita – riuscendo nel proprio intento – come un gruppetto di ragazzotti su di giri dentro il locale ‘fighetto’.
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L'impietoso punteggio della prima di Champions dell'Atalanta: Dinamo Zagabria 4, Atalanta 0

Credit Foto Getty Images

La Dea si era fatta piccola-piccola, aveva subito la fisicità degli enormi avversari e aveva preso la più classica delle ripassate in terra straniera. Settanta giorni dopo, Atalanta e Dinamo Zagabria non sono parse nemmeno fare lo stesso sport. Con tutti i meriti e demeriti del caso.
Sì perché non dovesse riuscire a centrare gli ottavi di finale la Dea dovrebbe masticare davvero amaro; altroché i classici complimenti del ‘bene così, tanto era la prima volta’. Per qualità di gioco, velocità di palleggio, automatismi, capacità di far esclamare al ‘bello’ chi la guarda, l’Atalanta è senza dubbio la seconda forza del girone; ma rischia di pagare proprio quel concetto che ancora non riesce a imparare: il cinismo.
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Gian Piero Gasperini acclamato dal suo pubblico dopo il 2-0 dell'Atalanta sulla Dinamo Zagabria saluta e ringrazia per i cori

Credit Foto Getty Images

Lo stesso mancato, guarda caso, proprio con lo Shakhtar Donetsk a fine settembre, quando tanto per cambiare dal dischetto si fece fregare e poi non capitalizzò la solita buona quantità di occasioni; quello che dovrà portarsi via dalla serata di ieri come monito per il futuro; quello che, insomma, dovrà aver ben imparato nell’ultimo giro di gala della prima fase, quando contro lo Shakhtar bisognerà punire ogniqualvolta ne si avrà occasione. E non solo per aver dimostrato di aver capito, ma per guadagnarsi quel rango lì di chi tra le prime 16 d’Europa merita di starci. Sperando chiaramente che la versione dicembrina della squadra del Pep non sia già troppo in clima regali in quel di Zagabria; e che Gian Piero Gasperini, dopo aver dimostrato di saper insegnare calcio, trovi una risposta anche alla nostra domanda: “si può insegnare il cinismo?”. Dovesse riuscire anche in questo, l’Atalanta diventerebbe un pericolo quasi per tutte.
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