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Le 5 verità di Lione-Juventus: Sarri, c'è un equivoco tattico. Ronaldo, basta punizioni!

Simone Eterno

Aggiornato 27/02/2020 alle 10:22 GMT+1

Dall'equivoco tattico in mezzo al campo sulla posizione di Bentancur e sul valore di Rabiot, alla presa di coscienza della realtà dei numeri per le punizioni calciate da Cristiano Ronaldo. Ma anche un problema di basso ritmo, l'assenza di alibi arbitrali e la realtà più realtà di tutte: la Champions League smaschera ogni travestimento.

La déception de Cristiano Ronaldo face à l'OL

Credit Foto Getty Images

1. Sarri, c’è un equivoco tattico: Bentancur non è una mezzala, Rabiot non è 'da Juve'

Leonardo Bonucci al termine della partita ha detto: “Il problema è stato il primo tempo, abbiamo sbagliato l’atteggiamento”. No. O meglio, non solo. La Juventus non ha sbagliato il primo tempo. La Juventus è stata totalmente assente per 61 minuti. Che è diverso. Un’ora concessa gratis agli avversari durante la quale i bianconeri sono rimasti in campo con questo centrocampo: Pjanic regista, Bentancur interno di destra, Rabiot interno di sinistra. Un equivoco tattico enorme che sorprendentemente Sarri ha riproposto ancora una volta, nonostante i fallimenti anche piuttosto recenti, leggasi Verona, dove il centrocampo era lo stesso e in egual fallimentare maniera si era mosso.
La serata juventina di Lione ha confermato piuttosto chiaramente una realtà dei fatti: Bentancur non è una mezzala; Rabiot, nonostante lo stipendio (7 milioni netti a stagione!), non solo non è una superstar, ma sorgono ormai da tempo anche dei dubbi sul semplice fatto che ‘sia da Juventus’. Sommateci un Pjanic in slowmotion e qui dentro ci sono tutti i problemi del mondo per Sarri. Non a caso i bianconeri hanno iniziato a giocare quando Bentancur è sceso nel ruolo di registra – che in questo momento interpreta molto meglio del bosniaco – e Ramsey è entrato nella sua posizione naturale di mezzala. Poi, se si vuole girare la testa dall’altra parte e dire che in mezzo va tutto bene, si può pure fare. Ma non a caso poi...

2. Juventus priva di fame e grinta: anche questo è un problema

...Non a caso poi arriva Sarri e ai microfoni di Sky esprime testuale: “Faccio molta fatica a far passare a questa squadra il concetto di muovere la palla veloce. In allenamento andiamo alla velocità doppia in cui siamo andati stasera”. E questo è un problema. Un problema legato a doppio nodo a quanto scritto nel punto precedente, ovvero l’equivoco tattico, per cui Sarri dovrà prendere delle decisioni definitive adesso anche a costo di far venire il muso lungo a qualche senatore; e al tempo stesso un problema per quanto riguarda l’impatto del tecnico dentro lo spogliatoio, dove evidentemente non è ancora riuscito a trasmettere il messaggio corretto. A Lione la Juventus non è stata solo lenta e confusa, ma anche priva di fame e rabbia. E questo, al 26 febbraio e dopo 36 uscite ufficiali, non è un dettaglio trascurabile.

3. L’interruttore accesso/spento non esiste: il progresso nel gioco è un processo

E qui torniamo alla vigilia, con chi ancora sosteneva come “arriva la Champions, la Juventus cambierà pelle”. No. Non è vero. E’ un falso mito. La Juventus non ha alcun tipo di interruttore per diventare improvvisamente fortissima quando serve. Tutto è frutto di un processo e a Lione lo si è visto chiaramente: il processo di gioco della Juventus è ancora in qualche modo fermo in prima base. Si è piantata l’idea, si è messo il paletto, ma poi nessuno è mai partito per andare in seconda. Figuratevi in casa base, dove i bianconeri ambiscono ad arrivare.
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Paulo Dybala con le mani nei capelli: incredulo per la sconfitta della Juventus col Lione, Champions League, Getty Images

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4. La Champions League smaschera ogni bluff: Lione l'ennesima riprova

Anche se affronti il Lione. Anche se è una squadra settima in Ligue 1. La Champions si conferma territorio che smaschera ogni travestimento, che svela la realtà delle cose. E’ bastata una squadra ieri sera solida e più affamata, come il Lione, per mettere a nudo tutti i problemi sopra citati della Juventus. Alla faccia di festeggiamenti al sorteggio e di passaggi del turno scontati. Di scontato in Champions non c’è nulla. E agli ottavi di finale non si arriva mai, ma proprio mai, “per caso”. Al Lione non sono dei fenomeni, ma sanno come stare in campo e affrontare determinati tipi di partite. E alle nostre latitudini questi concetti ce li dimentichiamo un po’ troppo spesso.
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Lucas Tousart esulta durante Lione-Juventus di Champions League 2019/20: match terminato 1-0 in favore dei francesi

Credit Foto Getty Images

5. Ma quali rigori, le chiacchiere stanno a zero

Le “proteste”, dei tifosi più che dei diretti interessati per dirla tutta, lasciano il tempo che trovano. Nascondersi dietro due presunte decisioni sfavorevoli e forse il peggior errore che alla Juventus potrebbero fare in questo momento. Al di là delle decisioni arbitrali, il campo ha detto di una squadra che ha fatto 0 tiri nello specchio della porta in 90 minuti. Attaccarsi a un mezzo falletto sarebbe piuttosto risibile, oltre che controproducente.

5bis. Ronaldo, basta punizioni!

Anche a Lione Ronaldo ha insistito nel voler calciare ogni punizione. Bene, questi sono i suoi numeri bianconeri aggiornati a ieri sera: 38 tentativi consecutivi senza andare in gol. Così suddivisi: 11 parate del portiere, 1 traversa, 2 tiri fuori e 24 sulla barriera. Sì sì, ventiquattro sulla barriera. Direi sufficienti per dire basta. Servono solo gli attributi per mettere davanti al ragazzo la realtà dei fatti. E forse non è un caso che ancora nessuno l'abbia fatto...
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Sarri: "In Italia in questa partita ci avrebbero dato due rigori, in Europa c'è un metro diverso"

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