Out Son e Kane? Mai dare Mourinho sfavorito. Le 3 imprese dello Special One in Champions League
Aggiornato 19/02/2020 alle 15:29 GMT+1
Nella doppia sfida contro il Lipsia valida per gli ottavi di finale, il Tottenham non avrà a disposizione i 33 gol stagionali dell’inglese e del coreano, fermi ai box per infortuni gravi. La carriera del tecnico portoghese, però, ci insegna a non dar nulla per scontato. Ricordate la gabbia di Messi nel 2010?
Provate a immaginare di togliere Cristiano Ronaldo e Dybala alla Juve o Messi e Griezmann al Barcellona. O ancora Mané e Salah al Liverpool. Contemporaneamente. Fatelo appena prima della partita più importante della stagione. Sarri, Quique Setién e anche il più ottimista di natura Klopp non la prenderebbero bene.E nemmeno chi, in materia di esperienza, non è secondo a nessuno: nella splendida cornice del nuovo impianto di White Hart Lane, stasera Josè Mourinho siederà per la 175ª volta su una panchina di una competizione europea. Davanti il Lipsia dei miracoli, secondo in Bundesliga ad un punto dal Bayern e qualificato per la prima volta agli ottavi di Champions League.
Non potremmo trovarci in una situazione peggiore. Per questa stagione non posso più contare su Son e so che sentiremo la sua mancanza. Il club ha scritto un bel comunicato, ma io lo avrei redatto in modo differente. Niente attaccanti, niente gol, ora gli unici che possono aiutarci sono i nostri tifosi, ai miei giocatori non posso chiedere di più. [Josè Mourinho alla vigilia di Tottenham-Lipsia]
Lo Special One lascia in infermeria i 33 gol stagionali di Harry Kane, out per tre mesi per un problema alla coscia, e del coreano, che durante l’ultimo impegno in Premier con l'Aston Villa ha riportato la frattura di un braccio e dovrà essere operato. Gli unici attaccanti disponibili, al momento, risultano essere l’eroe della semifinale di ritorno della scorsa edizione, Lucas Moura, Steven Bergwijn, 22enne olandese arrivato a gennaio dal Psv, e il 18enne Troy Parrott che Mou non ritiene ancora pronto per grandi palcoscenici. Bottino accumulato fin qui dai superstiti? 13 gol. Certo, chi dei tre giocherà contro la banda di Nagelsmann, sarà supportato dal redivivo Dele Alli e da Lo Celso, ma nel caso dell’inglese e dell’ex PSG non si parla di veri e propri terminali d’attacco. Una bella gatta da pelare per il tecnico portoghese che, dal suo ritorno a Londra, sponda Spurs, in campionato ha raccolto 26 punti in 14 partite. Solo l’inarrivabile Liverpool ha fatto meglio.
- Dal 20/11/2019 (giorno dell'insediamento di Mourinho), solo il Liverpool ha totalizzato più punti del suo Tottenham
Liverpool | 42 punti |
TOTTENHAM | 26 punti |
Manchester City | 26 punti |
Leicester | 24 punti |
Southampton | 23 punti |
La storia della Coppa dalle grandi orecchie, però, ci insegna a non dare mai sfavorito Mourinho. Basta guardare le due Champions conquistate in carriera con Porto e Inter contro ogni pronostico. Il mix esplosivo di incoscienza, intuizioni tattiche e fortuna dell’allievo di Bobby Robson e di Louis van Gaal ha spesso trasformato una inevitabile disfatta in un’impresa da almanacchi. Abbiamo scelto tre partite simbolo per spiegare l’approccio resiliente dello Special One.
2003/04: Manchester United-Porto 1-1. L’incoscienza
Una pietra miliare della carriera del nativo di Setubal. Il battesimo nel calcio che conta. Chi se la scorda più quella corsa a perdifiato davanti ad un Old Trafford ammutolito? E poi quelle dita al cielo prima di rientrare nel tunnel degli spogliatoi a dire: “Questo sono io”. Una doppietta di Benni McCarthy consente al Porto di vincere 2-1 la gara d'andata all’Estádio do Dragão, ma è la sfida al “Teatro dei Sogni” a catapultare José direttamente nell’Olimpo.
Storicamente le squadre portoghesi sono sempre state costrette a soccombere al cospetto della Perfida Albione. L’allora 40enne Mourinho, sfavorito nonostante il vantaggio di un gol, sfida la liturgia e rivela l’undici titolare nella conferenza stampa della vigilia. Un autogol, pensano in molti. Trappola psicologica, altri. I Dragoni vanno sotto con il gol di Scholes al 32’, il Porto è virtualmente eliminato. Nella ripresa un giovanissimo CR7 entra al 75’, si fa male dopo appena 8 minuti in uno scontro con Nuno Valente e lascia il posto a Gunnar Solskjaer, oggi allenatore dei Red Devils. Al 90’ l’impensabile: una respinta sciagurata di Howard su una punizione del “solito” McCarthy apre le porte della storia a Costinha. Sir Alex abbassa lo sguardo, Mou in quel momento vince la sua prima Champions.
L’unica cosa di quella partita che conservo tuttora e di cui non mi sono mai stato capace di liberarmi è quel cappotto. L’ho indossato solo per quella gara. L’avevo comprato quella stessa settimana, non l’ho più indossato. Lo conservo come il mio cappotto… dell’Old Trafford.
2009/10: Inter-Barcellona 3-1. La gabbia di Messi
La notte che rimarrà per sempre indelebile nel cuore di tutti i tifosi nerazzurri. A San Siro il 20 aprile 2010 l’Inter stende il Barcellona di Guardiola campione del Mondo nella semifinale di andata. Vale la pena ricordare il tabellino della spedizione blaugrana a Milano.
- Barcellona (4-3-3): Valdes; Dani Alves, Pique, Puyol, Maxwell; Xavi, Busquets, Keita; Pedro, Ibrahimovic (17' . Abidal), Messi. A disposizione: Pinto, G.Milito, Jeffren, Y.Touré, Bojan, Henry. All. Guardiola
Al vantaggio iniziale firmato Pedro, segue la valanga nerazzurra con i gol di Snejder, Maicon e Milito. Ma la partita è stata vinta nella settimana precedente ad Appiano Gentile, quando Mourinho e il suo staff hanno preparato la trappola a sua Maestà, Lionel Messi.
Un capolavoro tattico consentirà allo Special One di accedere alla finale con la sconfitta di misura al Camp Nou e poi vincere la sua seconda Champions al Bernabeu contro il Bayern Monaco.
La cosa più importante era non far giocare Messi con facilità. Ricordo che in quella partita la stampa italiana parlò di gabbia, quasi una prigione, perché alla fine non abbiamo fatto una marcatura a uomo, ma corale con Zanetti, Motta, Cambiasso. Tutti erano responsabili della zona dove si trovava Lionel. Lo stesso se succedeva nell’altra zona di campo dove lo seguivano Motta e Sneijder.
2013/14: Chelsea-Psg 2-0. I cambi giusti
Lo Special One ribalta il 3-1 dell’andata con gli uomini della panchina: André Schürrle (entrato dopo un quarto d’ora per l’infortunato Hazard) e Demba Ba. Dopo l’1-0 al 32’ del genietto tedesco, Mou sente l’inerzia del match dalla sua e nella ripresa rischia di subire l’1-1 tombale per cercare il 2-0: dentro tre centravanti (Eto’o, Torres e appunto il senegalese) e solo David Luiz davanti alla difesa. Proprio Ba, all’apice della sua pur non eccezionale carriera, trova il gol qualificazione in mischia al 90’. Il portoghese supera una leggenda come Ferguson per semifinali di Champions giocate in carriera: 8 vs 7. Un monito per Julian Nagelsmann e il suo Lipsia.
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