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Dal campo alla panchina della Nazionale Under 16 maschile, la sfida di Patrizia Panico

Stefano Dolci

Pubblicato 28/09/2016 alle 14:40 GMT+2

Sabato prende il via la 50esima edizione del campionato di Serie A di calcio femminile: e per la prima volta dal 1993 ai nastri di partenza non ci sarà Patrizia Panico, monumento del calcio rosa capace di vincere 9 scudetti e segnare oltre 600 gol in carriera. Da qualche settimana la cannoniere azzurra ha intrapreso una nuova carriera: quella di vice commissario tecnico dell'Under 16 maschile.

2016, Patrizia Panico, Italia, Imago

Credit Foto Imago

Questo weekend prende il via la cinquantesima edizione del campionato di Serie A femminile e sarà molto strano non vedere più sul campo, a sudare, lottare e soprattutto scaraventare in rete quel pallone in area di rigore, Patrizia Panico: il monumento del calcio rosa. Bomber di razza e simbolo della Nazionale (detiene il record di presenze, 204, e marcature, 107, ndr), capace di vincere 23 trofei (10 scudetti, 5 Coppe Italia e 8 Supercoppe Italiane), 14 titoli di capocannoniere e mettere a segno 618 gol in 549 partite disputate nella massima serie. Stella e punto di riferimento per 23 anni del movimento femminile, Patrizia, nonostante un’ultima stagione da 20 gol in 21 presenze con la maglia della Fiorentina, a 41 anni ha scelto di appendere le scarpe al chiodo ed accettare senza indugi l’incarico di affiancare Daniele Zoratto nelle vesti di vice commissario tecnico della Nazionale Italiana Under 16. Panico è la prima donna a ricoprire un incarico da ct su una panchina di maschi. Un altro tabù infranto 17 anni dopo Carolina Morace che resta l’unica allenatrice ad aver guidato una squadra professionistica maschile, la Viterbese di Luciano Gaucci seppur per poche settimane.
“Decidere di smettere di giocare a calcio non è stato poi così traumatico – racconta Patrizia – perché non ho avuto tanto tempo per rimuginare su eventuali rimpianti. Ero alla ricerca di qualcosa che mi facesse crescere, maturare e soprattutto potesse arricchire il mio bagaglio di conoscenze nel calcio. La chiamata della Figc mi ha riempito di orgoglio e soprattutto è arrivata nel momento giusto. E’ una splendida opportunità che mi permetterà di capire se ho la stoffa per allenare ed imparare tante cose da un maestro di tattica e gestione di calciatori come Daniele Zoratto. Dopo 23 anni nel calcio femminile non ero più in grado di tollerare tutto un certo tipo di dinamiche, su tutte la continua mancanza del professionismo, e così ho colto la palla al balzo questa occasione che si sta rivelando estremamente stimolante”.
Nonostante abbia avuto pochi allenamenti per lavorare sul campo, Patrizia è stata accolta in maniera molto positiva da tutto l’ambiente…
"Sia lo staff che i ragazzi mi hanno fatto sentire molto importante. I giocatori accettano volentieri i miei consigli e sono molto rispettosi. Zoratto, infine, mi responsabilizza molto: vuole che impari sul campo, mi concede ampie libertà e talvolta ha voluto che dirigessi dall’inizio alla fine un allenamento. E’ sempre foriero di suggerimenti e nel limite del possibile mi facilita il lavoro. Mi affascina anche il lavoro di ricerca: visionare i calciatori, capire quali possono essere i prospetti che possono fare al caso nostro… Per me è tutto nuovo ma sto cercando di mettere la stessa passione ed umiltà che ho messo in tutta la mia carriera in campo. Non nego che mi piacerebbe diventare una brava allenatrice ma prima devo capire se questa è davvero la strada migliore per me e per riuscire a scoprirlo serve fare una bella gavetta…”.
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Patrizia Panico premiata da Fiona May: l'azzurra è con Carolina Morace una delle due donne presenti nella Hall of Fame del calcio italiano, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Ma il calcio italiano è maturo per avere un ct o un allenatore donna alla guida di un club maschile?
“Non vedo perché se in tantissimi ambiti della nostra società è normale che una donna possa dirigere una multinazionale o possa assumere il controllo del governo di una città nel calcio, o nello sport in generale, ci debbano essere tutte queste preclusioni. Io personalmente non ho mai avuto chiusure verso allenatori o allenatrici che mi hanno avuto. Bisogna piantarla con i tabù sessisti ed arcaici. Sempre più ragazzine per fortuna vogliono giocare a calcio e mi auguro che molto presto a scuola alle bambine venga garantita la possibilità di giocarci e non siano più obbligate a giocare esclusivamente a pallavolo come è finora sempre accaduto. I pregiudizi devono finire e sono convinta che prima o poi vedremo anche una donna allenare una squadra di calcio maschile e portarla alla vittoria”.
In attesa di scoprire cosa ci riserverà il futuro, Patrizia ci dà il suo giudizio sulla Nazionale azzurra qualificatisi meno di due settimane alla fase finale dell’Europeo 2017 e anche il suo pronostico riguardo all’imminente campionato di Serie A al via.
"Le ragazze di Cabrini hanno centrato l’obiettivo minimo, l’Italia ha sempre partecipato alla fase finale dei campionati europei e anche sta volta ce l’ha fatta. Purtroppo essendoci qualificati come migliore seconda il nostro sorteggio potrebbe non essere agevole per questo credo che l’obiettivo deve essere quello di passare il girone e approdare alla seconda fase. Sul campionato penso che Brescia, Verona e Fiorentina si contenderanno lo scudetto facendo un torneo a sé stante mentre tra le neopromosse Chieti mi sembra quella meno attrezzata per affrontare la Serie A e che farà più fatica a mantenere la categoria. La mia speranza è che, al di là dei risultati, quest’anno si continuino a fare progressi riguardo al professionismo dei club. Che ci sia serietà, sforzi economici da parte dei club. Senza un mondo che aspira all’eccellenza e ad uscire dal dilettantismo è utopico pensare di colmare il gap con gli altri paesi europei e soprattutto ottenere il professionismo anche per le ragazze”.
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