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Guardiola stecca la prima: Borussia campione

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Aggiornato 27/07/2013 alle 23:29 GMT+2

Nella Supercoppa di Germania il Bayern Monaco esce sconfitto dal Borussia Dortmund di Klopp: 4-2 il finale, la doppietta di Robben non basta per colmare i due gol di Reus, la rete di Gundogan e l'autogol di van Buyten. Per Guardiola un debutto amaro

Dortmund bejubelt das Reus-Tor zum 1:0.

Credit Foto Getty Images

E’ un debutto amaro quello di Pep Guardiola. Lo è perché il Bayern Monaco vede sfumare la possibilità del grande slam; lo è perché ad imporsi sono i rivali storici del Borussia Dortmund, per altro tra le mura amiche; lo è – e questo il punto più importante – perché gli uomini di Klopp vincono con merito e giocando meglio, mentre il suo Bayern Monaco si dimostra un cantiere aperto, una squadra non rivoluzionata negli uomini ma nella filosofia. Ad imporsi è quindi chi di rivoluzioni non ne ha bisogno e il calcio continua a vederlo – e giocarlo - nella stessa maniera della scorsa stagione. Il 4-2 che premia Klopp vede per l’ennesima volta l’esaltazione di Reus – autore di una doppietta -, il gran lavoro di Lewandowski e le geometrie del solito Gundogan a suggellare il lavoro di squadra che nella scorsa stagione ha portato il Borussia a raggiungere la finale di Champions. La doppietta di Robben infatti, questa sera, serve solo alle statistiche
BAYERN, L'AVVIO E' TUTTO UN PROGRAMMA - E che per il Bayern Monaco questa non sia serata lo si intuisce praticamente subito. Dopo 6 minuti, da un cross dalla destra di Lewandowski schiacciato a terra da Bender sul secondo palo, il sostituto dell’infortunato Neur, Starke, esordisce con un paperone di dimensioni cosmiche, non trattenendo il pallone da lui stesso chiamato e permettendo a Reus di sbloccare subito la partita. Non siamo nemmeno all’inizio, e il match è già sui binari preferiti del Borussia Dortmund.
PUNTI FOCALI - Nella serata di Dortmund, però, ci sono subito due cose che balzano all’attenzione: 1.Il ritmo che al 27 luglio entrambe le squadre sono in grado di esprimere e 2. La rinnovata filosofia del Bayern Monaco. I bavaresi appaiono come una specie di esperimento filo-barcelloniano: Mandzukic larghissimo a sinistra per favorire l’inserimento dei centrocampisti, Thiago Alcantara perno del gioco, pressing alto e difesa altissima.
BAYERN GRAZIATO - Difesa altissima, appunto. Talmente alta da far saltare l’intesa tra Boateng e van Buyten che 3 minuti dopo aver subito l’1-0, sono graziati dalla chiamata – assai dubbia – del guardalinee, pronto ad alzare la bandiera su un Lewandowski nel frattempo già andato in rete.
NUOVO BAYERN, VECCHIO BORUSSIA - Di per sé l’atteggiamento del Bayern è sorprendente. A volte i bavaresi sono pericolosi – Weidenfeller è chiamato ad un paio di interventi super su Shaqiri – altre, invece, sembrano perdersi in una fitta trama di passaggi chiaro sintomo delle indicazioni figlie della filosofia dell’uomo seduto in panchina. In tutto ciò il Borussia controlla come sa, e va a riposo sull’1-0.
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FOOTBALL Borussia Dortmund Reus 2013

Credit Foto AFP

4 MINUTI DI PASSIONE - L’avvio di ripresa, lì per lì, sembra dover concedere una fisiologica tregua ai ritmi piacevoli del primo tempo, ma dopo tanto gioco in mediana, in 4 minuti, succede di tutto. Da un cross di Lahm– il migliore dei suoi – Robben sbuca indisturbato sul secondo palo e di testa schiaccia in rete al 53’ l’1-1. Si rimette il pallone a centrocampo, si batte, e da un cross di Gundogan van Buyten prova ad anticipare in tuffo Lewandowski: la zuccata è perfetta e Starke è bucato. Il Bayern risente del colpo e al minuto 57’, in piena confusione, Gundogan prende palla indisturbato in mediana, entra in area, salta in rientro di Muller e con un destro a giro delizioso infila il 3-1. Bingo.
GESTIONE KLOPP - La partita, di fatto, si decide lì. Il Bayern infatti trova sì il gol ancora con Robben (solita discesa lampo di Lahm sulla destra), ma è anche vero che lo fa quasi per caso e nel suo momento peggiore. Gli uomini di Guardiola danno la sensazione di non saper che fare, e solo l’ingresso in campo di Schweinsteiger che trasforma il modulo dei bavaresi in un 4-3-3 riesce a dare senso e ordine al centrocampo e ai compi di Alcantara. Come detto, però, è già troppo tardi, e nel finale tutto a gestione Borussia c’è anche spazio per la doppietta di Reus, che suggella così la sua prestazione – e quella della squadra – per il 4-2 che vale la Supercoppa di Germania e lascia al Bayern Monaco (e a chi gli sta intorno) qualche legittimo dubbio.
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Pep Guardiola will in Dortmund Titel Nummer eins holen

Credit Foto Eurosport

RIFLESSIONE - Sì perché ciò che viene da pensare, al fischio finale, è un inevitabile paragone con quanto visto fino a pochi mesi fa. O meglio, è una domanda: voi smontereste mai una Ferrari nel tentativo di creare una macchina più bella e più prestante ? E’ possibile? Ma soprattutto, ha senso? La Ferrari in questione – o se preferite, la fuoriserie che più vi aggrada – è il Bayern Monaco campione di tutto di Heynckes. Il meccanico che prova l’impresa (o la follia?) è Pep Guardiola. Certo, il lavoro dei box, al 27 di luglio, non è giudicabile nemmeno dallo spirito santo del calcio, ma la domanda è legittima e due o tre decisione del tecnico catalano sono quanto meno da segnalare. La prima, senza ombra di dubbio, è quella di voler barcellonizzare il Bayern, favorendo gli inserimenti dei centrocampisti allargando a dismisura a sinistra Mario Mandukic e imponendo la solita filosofia dell’infinita trama di passaggi; la seconda è in quel Thiago Alcantara, solo davanti alla difesa, che quando deve impostare lo fa senza problemi ma che quando deve andare in interdizione, con uomini di qualità come quelli del Dortmund, è preso dentro da tutte le parti; la terza, e anche ultima, è in quella difesa altissima – figlia delle prime due decisioni – che ancora, ovviamente, deve registrare il cambiamento di filosofia. Ecco da dove nasce il paragone, ecco perché ad oggi, la macchina smontata, più che la creazione di un qualcosa superiore al mezzo che aveva permesso di vincere tutto, dà la sensazione di essere un prototipo su cui lavorare parecchio. Il motore è lo stesso, le componenti pure. Vediamo se smontandole e rimettendole insieme in maniera diversa, nel tempo, si otterrà qualcosa di migliore. Per ora, intanto, a vincere, sono la tradizione e l’affidabilità tedesca di Jurgen Klopp.
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