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Dino Baggio aggiusta il tiro: "Chiedo scusa a tutti, non volevo dire doping ma antidoping. C'erano già i controlli"

Michele Neri

Pubblicato 18/01/2023 alle 11:33 GMT+1

CALCIO - Le affermazioni di Dino Baggio sul doping e sul calcio degli anni Novanta non sono passate inosservate, sebbene fossero parte di un'intervista rivolta ad un pubblico locale. L'ex calciatore di Inter, Parma, Juventus, Lazio si è però corretto: "Non volevo dire doping ma antidoping. E' un errore che nasce dalla consuetudine". E su Vialli e Sinisa: "Ho dolore per le loro morti".

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Le parole di Dino Baggio nell'intervista di martedì scorso a TV7, piccola emittente locale, avevano fatto il giro di tutta Italia. L'ex calciatore di diversi club tra cui Inter, Juventus, Parma e Lazio aveva infatti collegato in modo non troppo chiaro il doping negli anni Novanta alle morti recenti di diversi atleti di quell'epoca: Gianluca Vialli, Sinisa Mihajlovic e non solo. 24 ore dopo, l'ex centrocampista è tornato sul tema rispondendo alle domande de La Gazzetta dello Sport e si è corretto: "Colpa mia. Chiedo scusa a tutti. Io volevo dire "antidoping", e non "doping". Infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, perché non si poteva: c’erano i controlli. Mica si scherzava". Come si spiega il lapsus? "È un errore che nasce dalla consuetudine", dice Baggio 2, e aggiunge: "Noi calciatori, quando andavamo a fare il test nella stanza a fianco dello spogliatoio, dicevamo: "Anche stavolta mi tocca il doping..."".

D.BAGGIO: "PROVO DOLORE PER LE MORTI DI VIALLI E SINISA"

Dino Baggio ha poi spiegato da dove nasca la sua riflessione: "Il mio ragionamento è figlio del dolore che mi porto dentro per la scomparsa di Vialli, che ho sempre considerato un amico e che tanto mi ha aiutato, di Mihajlovic e di altri ragazzi che, come me, hanno giocato a pallone negli anni Novanta. Sono tanti, troppi, quelli che se ne sono andati". L'ex calciatore della Nazionale ritiene che serva uno studio più preciso: "Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. Magari non c’entrano nulla, magari si scopre qualcosa". E punta il dito contro l'erba del campo: "Avete presente l’odore che si sentiva quando si entrava in campo negli anni Novanta? Era un odore acre, a volte persino fastidioso. A quell’epoca, per tenere i terreni in ordine, si usavano prodotti che contenevano sostanze oggi non più consentite. Adesso, invece, per fortuna è tutto diverso. Ma quelle sostanze che io le ho respirate, si sono incollate al mio corpo. Mi faranno male? Avrò il diritto di sapere o no?".
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