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Euro 2016, un passo indietro e uno avanti: l’Italia di Conte condannata a essere squadra

Roberto Beccantini

Aggiornato 18/06/2016 alle 08:38 GMT+2

Il filo che salda la vittoria di Lione al successo di Tolosa è un filo di ferro. Si chiama fase difensiva. Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, più i De Rossi e gli altri: tutti guerrieri, chi per forza e chi per scelta. Non è tutto lì, ma tutto comincia da lì. Come a Berlino, dieci anni fa.

Esultanza Italia Gigi Buffon, Italia-Svezia, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Eder è un’idea di Conte. Lo convocò tra i brusii dei salotti e l’ha difeso dai berci del loggione. Eder, l’attaccante che nel trasloco dalla Sampdoria all’Inter era scomparso, e fin lì, a Tolosa, aveva fatto il mediano. Dopodiché, discutiamo pure del gioco dell’Italia, in ribasso, senza però dimenticare che era dagli Europei del 2000, ct Zoff, che non vincevamo la seconda. Due partite, sei punti. Il primo posto del girone, gli ottavi in tasca e la prospettiva di fare ampio turnover contro l’Irlanda, mercoledì. Le apologie di «beato» sono sempre insidiose, ma finora i conti tornano. E Conte pure.
Il filo che salda la vittoria di Lione al successo di Tolosa è un filo di ferro. Si chiama fase difensiva. Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, più i De Rossi e gli altri: tutti guerrieri, chi per forza e chi per scelta. Non è tutto lì, ma tutto comincia da lì. Come a Berlino, dieci anni fa. Non siamo i più forti, e difficilmente lo diventeremo. Ma in questo Europeo che paga spesso alla fine della coda, e nel quale secondo me restiamo da quarti di finale, un muro così aiuta a credere in una nuova Danimarca, in un’altra Grecia.
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Antonio Conte, Citadin Martins Eder, Italia-Svezia, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Non so voi, ma in due partite rammento una parata di Buffon, una sola: su Nainggolan. E non più di due palle-gol concesse: a Lukaku e a Origi. Ci hanno provato anche gli svedesi, ma non era aria, e neppure area. Nella tonnara che è il calcio di fine stagione, i «bastardi» non tollerano intrusi. Occhio, però, alle tirate di maglia: Lichtsteiner ci è cascato, Bonucci quasi. Ha deciso l’attaccante che avrei tolto: Eder. Invece Conte ha richiamato Pellè. Meno male. Non capita spesso di segnare da rimessa laterale: da Chiellini a Zaza, da Zaza a Eder. La sgrullata di Zaza, cruciale, ha armato l’estro e il destro di Eder, fin lì devoto gregario. A conferma che, in assenza di fuoriclasse, le iscrizioni sono sempre aperte.
Non abbiamo giocato bene. Abbiamo lottato bene, ma questo è un altro discorso, o forse la chiave. Siamo condannati, ammesso che sia una condanna, a essere squadra: nei secoli. Rete a parte, sono stati i progressi della ripresa e la traversa di Parolo, dopo un primo tempo orrendo, a giustificare il diritto alla vittoria, fin lì gracile. Se noi eravamo stati bravi a studiare il Belgio, Hamren è stato bravo a studiare noi: un uomo su Bonucci, perché fossero altri a lanciare, e tanta aggressività. Era un eccesso di zero che invano Ibrahimovic ha cercato di strappare ai muscoli di Chiellini.
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Chiellini Guidetti - Italia v Svezia - Euro 2016

Credit Foto AFP

Formula alla mano, il problema non era - oggettivamente - la fase a gironi. Se mai, il modo in cui l’avremmo superata. Esserci qualificati di slancio, non significa fare gli sbruffoni. Un passo alla volta. Non sarà lo slogan del secolo, ma non me ne viene uno più frizzante. Gli indizi, adesso, portano alla Croazia. Storicamente un osso duro. Meglio loro, comunque, dell’ultima Spagna. Anche se tra Modric e Iniesta non saprei chi buttare giù dalla torre. Beati loro.
VIDEO: Italia agli ottavi grazie a Eder
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