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EUROPA LEAGUE - Bayer Leverkusen-Roma, 5 verità: una finale tutta cuore e resilienza. Mourinho fa un altro capolavoro

Iacopo Erba

Pubblicato 19/05/2023 alle 10:46 GMT+2

EUROPA LEAGUE - Senza tanti leader e allo stremo delle forze, la Roma fa un piccolo miracolo contro un Leverkusen arrembante, che non ha mai smesso di provarci dimostrando un ottimo potenziale di squadra. Pellegrini da capitano vero, Bove il futuro che avanza e sgomita, ma il vero monumento va fatto a Matic: giocatore diverso, imperiale, dominante.

Mou: "Special One? Mi sento bravo allenatore ma ho ragazzi straordinari..."

Mai pareggio fu più dolce. Lo 0-0 di Leverkusenregala alla Roma la seconda finale europea consecutiva dopo quella di Conference League vinta lo scorso anno con il Feyenoord. Una prova di straordinario sacrificio per i giallorossi, che hanno difeso con le unghie e con i denti il risultato regalandosi un'altra straordinaria e meritata emozione. Dall'ennesimo passo avanti a livello di mentalità all'impatto decisivo di Mourinho, ecco le cinque verità che il doppio confronto ha lasciato dietro di sé:

1) Una finale tutta cuore, per una squadra che ha capito cosa significa vincere

Pile scariche, giocatori in condizioni precarie, un avversario in salute che per oltre 100 minuti non ha smesso un attimo di attaccare dando tutto quello che aveva. Eppure, in finale, ci va una Roma capace di andare oltre le proprie capacità e risorse e gettare il cuore oltre l'ostacolo per raggiungere il proprio obiettivo. Forse non la squadra più attrezzata, né tantomeno quella con la proposta calcistica più efficace o gradevole per gli appassionati, ma certamente quella che in questa competizione ha visto più di ogni altra un'opportunità di crescita e di rivalsa dopo anni di delusioni. Una resilienza che conferisce una dimensione europea definitiva, strameritata per quanto si è visto in campo nelle competizioni continentali nelle ultime stagioni: d'altronde, 24 passaggi del turno su 26 nelle ultime tre stagioni parlano da sé...

2) Non solo Mourinho: è tutta la Roma a essere Special

José Mourinho è unico, inimitabile, irripetibile. Nel bene e nel male, piaccia o non piaccia, pochi nel mondo del calcio sanno dare tanto quanto il tecnico portoghese a squadra, società, ambiente. La prossima sarà la sesta finale europea in carriera e le precedenti cinque le ha sempre vinte. Eppure, la grandezza del condottiero non basta se dall'altra parte non c'è un esercito pronto ad afferrare la sua mano e farsi trascinare in battaglia. La Roma e la sua gente hanno capito la sua grandezza, assorbendola pezzetto dopo pezzetto e cogliendo la grande occasione di riscatto che si celava dietro il suo arrivo nella Capitale all'inizio della passata stagione. La Roma, dopo anni di buio su quasi tutti i fronti, ha ritrovato la dignità di poter lottare per vincere. E lo deve sì a Mourinho, ma anche a un gruppo di giocatori che è maturato tanto da mettersi sulla stessa lunghezza d'onda. Mou ha ribaltato la storia, gli altri si sono affidati a lui in tutto e per tutto. Risultato? La grandezza.
  • Le 29 partite della Roma di Mourinho fra Conference ed Europa League: 17 vittorie, una sola sconfitta all'Olimpico, una difesa di ferro e due finali di fila pazzesche!
Partite 29
Vittorie17
Vittorie senza subire gol12
Pareggi6
Sconfitte 6
Gol fatti53 (33 in Conference + 20 in EL)
Gol subiti26 (16 in Conference + 10 in EL)
Partite in eliminazione diretta15
Vittorie in eliminazione diretta8
Sconfitte in eliminazione diretta3
Clean sheet in eliminazione diretta8

3) Matic faro nella notte: i giallorossi si aggrappano al loro gigante

L'arrivo in estate di Matic, passato sorprendentemente in sordina, è una delle vere sliding doors della stagione della Roma. Perché settimana dopo settimana, quando gli altri big di caratura internazionale facevano la spola tra campo e infermeria, il centrocampista serbo ha deciso che era il caso di salire di condizione e caricarsi la squadra sulle sue gigantesche spalle. E allora eccolo lì, in mezzo al campo, a ragionare anche nei momenti più oscuri e convulsi tracciando sempre una via d'uscita, oppure in aiuto a guardia dell'area di rigore a ripulire qualunque pallone di passaggio. Nemanja Matic è un giocatore straordinario, l'unico ad alzare il livello mentre tutti gli altri hanno arrancato: semplicemente diverso.

4) Pellegrini da capitano vero, Bove è già sulla strada giusta

Lorenzo Pellegrini ed Edoardo Bove sono romani e, soprattutto, romanisti. Una caratteristica per molti forse ininfluente, eppure essenziale in una squadra che negli anni si è aggrappata alla propria tradizione e identità per costruire un porto sicuro, alla larga dalle enormi delusioni sportive. E se il capitano gioca una partita di puro carattere sacrifico, l'altro "figlio di Roma" certamente non è stato a guardare, anche quando dopo l'infortunio di Celik è stato costretto a improvvisarsi terzino destro. Il ragazzo della Primavera però non ha tremato, neppure di fronte all'ennesimo imprevisto. E se ci si aspetta tutto questo da un capitano, non è così scontato arrivi da un giovane emergente, un po' "bambino", un po' "cane malato". Presente e futuro del "romanismo".

5) Leverkusen a casa, ma i motivi per sorridere ci sono

Zero gol in due partite, nonostante il grande sforzo profuso soprattutto nella gara di ritorno. Il muro di sentimento eretto dalla Roma davanti alla propria porta ha stritolato qualunque sogno di gloria del Bayer Leverkusen, che ha tuttavia dato prova di essere una squadra piena di interessanti individualità finalmente sorrette da un progetto tecnico credibile. E' mancata forse malizia al giovane Xabi Alonso, che ha messo in campo tutti i suoi giocatori offensivi senza però mai realmente trovare quell'intuizione geniale che avrebbe potuto portare a un risultato diverso. Una squadra giovane, con un tecnico giovane, si è fisiologicamente arresa alla malizia di chi sa come si interpretano queste competizioni. Ci sarà comunque tempo di rifarsi: le basi ci sono tutte.
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