Il miglior numero 2

"Sono triste, come tutti. Abbiamo provato di tutto, ma non abbiamo finalizzato le nostre opportunità. Ora dobbiamo riflettere sugli errori che abbiamo commesso, per non ripeterli nella Liga e in Champions, e ripresentarci qua in Giappone l"anno prossimo".

Sembra davvero una maledizione quella che avvolge Ronaldinho, il giocatore universalmente considerato come il più forte del Mondo, al momento di concretizzare la propria fama salendo sul tetto del pianeta.

Due delusioni cocenti, ravvicinate, ugualmente inaspettate: in Germania, si parlò della disfatta personale e di squadra del Brasile imputandola principalmente ai non adeguati metodi di preparazione atletica dello staff di Parreira in vista del Mondiale.

Impossibile usare il medesimo alibi per la sconfitta Giapponese, anche se sia lo stesso Ronaldinho che Rijkaard avevano messo le mani avanti parlando di differenti stati di forma e tempi di ambientamento.

La sensazione, è stata però quella di una sconfitta patita principalmente sul piano tattico: l'Internacional ha vinto superando nell'impostazione della partita il Barcellona, ragion per cui, non può essere bollata come errata e antiestetica la visione dell'attualità calcistica che premia come più decisivi i giocatori in grado di rompere il gioco avversario più che di produrne per la propria squadra.

Ineluttabilmente, il campo dice questo: lo hanno dimostrato i Mondiali delle nazionali e dei club, lo dimostrano le assegnazioni dei premi individuali, che hanno visto Cannavaro, un difensore, riempire la propria bacheca personale con l'unica concreta concorrenza di Buffon, un portiere.

Detto questo, continuiamo a goderci Ronaldinho, anche se, per deficit fisico, sfortuna o maledizioni varie, risulta, oggi, uno splendido numero 2.