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Gli Europei del 1992

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Pubblicato 21/05/2004 alle 17:40 GMT+2

[21/05/04] - La favola della Danimarca, ripescata pochi giorni prima del via coi giocatori richiamati dalle vacanze, riscatta un'edizione bruttissima in Svezia. L'Italia, eliminata nelle qualificazioni dall'Urss, saluta Vicini.

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[21/05/04] - La favola della Danimarca, ripescata pochi giorni prima del via coi giocatori richiamati dalle vacanze, riscatta un'edizione bruttissima in Svezia. L'Italia, eliminata nelle qualificazioni dall'Urss, saluta Vicini.
I protagonisti: Vilfort e Brian Laudrup
Una delle più brutte manifestazioni per Nazionali della storia del calcio conclusa con una delle favole più belle: gli Europei del 1992 in Svezia vivono su questa contraddizione. La vittoria della Danimarca, ripescata pochi giorni prima del via della competizione al posto della Jugoslavia, esclusa per motivi politici, riscatta 16 giorni di gioco terrificante. La Nazionale balcanica si qualifica sul campo ma paga il boicottaggio deciso dall’Unione Europea dopo lo scoppio della guerra tra Croazia, Bosnia e Serbia. Così Mihajlovic e compagni, molti dei quali vincitori della Coppa dei Campioni l’anno prima con la Stella Rossa a Bari, vengono esclusi dalla competizione.
Al loro posto l’Uefa richiama la Danimarca, 2a classificata nel girone 4, con 1 punto in meno della Jugoslavia. I danesi sono già in vacanza da qualche giorno e devono lasciare spiagge e famiglie per rispondere alla chiamata del ct Moeller Nielsen. Tutti tranne uno, il miglior giocatore danese degli ultimi 20 anni, Michael Laudrup che rifiuta la convocazione a causa di un rapporto difficile col Ct. Sarà l’errore più grande della sua carriera. Così in Svezia il palcoscenico è tutto per il fratellino dell’ex numero 10 della Juventus, Brian. La Danimarca non parte benissimo: pareggia 0-0 con l’Inghilterra, poi perde 1-0 con la Svezia padrona di casa, gol del parmense Brolin. Laudrup e compagni si vanno a prendere la qualificazione in semifinale sconfiggendo 2-1 una Francia lontana parente di quella Campione d’Europa 8 anni prima: segna subito Larsen, pareggia Papin, con 11 reti capocannoniere della competizione tra qualificazioni e fase finale, decide Eslstrup a 12’ dalla fine. L’Europa inizia a tifare per questa squadra simpatica, sostenuta da tifosi coloratissimi e esemplarmente corretti: “We are red, we are white, we are danish dinamyte”, cantano (“Siamo rossi, siamo bianchi, siamo la dinamite danese”, la traduzione, in italiano senza rima). Sono loro la salvezza di un Europeo che altrimenti presenterebbe partite di una bruttezza desolante: una su tutte, Inghilterra-Francia a Malmoe, uno 0-0 imbarazzante per chi ama questo sport. Insieme ai danesi, passa la Svezia.
Nell’altro girone esce subito la squadra che ha eliminato l’Italia: l’Urss, diventata CSI (Comunità degli Stati Indipendenti), dopo il crollo del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Impero sovietico. Gli azzurri restano inchiodati al palo colpito da Ruggiero Rizzitelli nell’ottobre del 1991 nello scontro decisivo in Russia. Finisce 0-0 una partita che i ragazzi di Vicini avrebbero dovuto vincere. E’ l’ultima volta sulla panchina azzurra per l’ex tecnico dell’Under 21. Al suo posto arriva Arrigo Sacchi. Nel gruppo 2 resta schiacciata anche la Scozia. Troppo stretta la tenaglia di Olanda e Germania, campioni d’Europa e campioni del Mondo in carica. Gli olandesi cedono un punto solo alla CSI, 0-0 nella seconda giornata, ma schiantano 3-1 la Germania nell’ultima gara della prima fase.
Ma saranno i tedeschi a fare più strada: in semifinale la squadra di Berti Vogts frena la corsa dei padroni di casa. A Stoccolma è la grande serata di Riedle, futuro laziale, autore di una doppietta nel 3-2 tedesco. Completa l’opera il romanista Haessler. Gli scandinavi replicano con Brolin su rigore e Kenneth Andersson. Tanti gol anche nell’altra semifinale. La Danimarca passa due volte in vantaggio con Larsen, ma si lascia raggiungere prima da Bergkamp (capocannoniere della fase finale con 3 reti insieme a Brolin, Larsen e Riedle) e poi da Rijkaard a 5’ dalla fine. Il pareggio del centrocampista del Milan sembra la fine della favola danese. Ma la storia ha un sussulto ai calci di rigore che mandano in finale Brian Laudrup e compagni. Il 26 giugno, allo stadio Ullevi di Goteborg, la Danimarca pare una vittima sacrificale. La Germania di Brehme, Haessler e Klinsmann sembra di un’altro pianeta. Ma alla fine i marziani sono gli scandinavi: al 18’ la Danimarca è già in vantaggio con un gran tiro dal limite dell’area di Jensen. La marea biancorossa, che per arrivare a Goteborg ha dovuto attraversare pochi chilometri di mare, impazzisce di gioia. La sicurezza arriva a 12’ dalla fine col gol in contropiede di Vilfort. C’era una volta la Danimarca campione d’Europa. Per ora il calcio una fiaba del genere non l’ha più vissuta.
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