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La storia: Panenka e gli Europei del 1976

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DaEurosport

Aggiornato 07/10/2020 alle 19:32 GMT+2

La Cecoslovacchia scalza dal tetto d'Europa la Germania Ovest campione mondiale e continentale in carica: decide il folle rigore a cucchiaio di Panenka.

Antonin Panenka

Credit Foto Imago

I protagonisti: da Panenka a Hoeness

L’ultimo imprevisto colpo di coda del calcio danubiano, portato al trionfo dalla Cecoslovacchia, la delusione della Germania Ovest, arrivata a un calcio di rigore da un filotto mai riuscito (due Europei consecutivi inframezzati da un Mondiale), la seconda mazzata per l’Olanda del calcio totale, la mesta figura della Jugoslavia padrona di casa. E soprattutto la prima competizione per nazioni decisa ai calci di rigore. Sono questi i verdetti degli Europei del 1976, giocati tra Belgrado e Zagabria nel giugno del ‘76, ultima fase finale riservata a sole quattro squadre.
Ma la fotografia più nitida di quella competizione resterà il calcio di rigore a cucchiaio, battuto dal cecoslovacco Panenka in finale, il primo tiro dagli 11 metri effettuato col “colpo sotto”. Una soluzione che, fino alle recenti rivisitazioni di Voeller, Vialli, Pirlo e Totti, resterà nella storia del calcio come “rigore alla Panenka”. L’irridente pallonetto del baffuto centrocampista regala alla Cecoslovacchia il più importante successo della sua storia calcistica. Paradossale che sia arrivato in un momento nel quale il triangolo danubiano Cecoslovacchia-Ungheria-Austria pareva relegato in uno sgabuzzino della memoria dopo i fasti degli anni ’30 e ’50.
E invece la Nazionale, allenata dal ct Vaclav Jezek, mette in fila la Germania Ovest, campione del mondo e d’Europa in carica. D’altronde Panenka e compagni erano arrivati in Jugoslavia, forti di una lunga serie positiva: 16 partite utili consecutive, e qualificazione centrata dopo aver eliminato l’Inghilterra e Portogallo nel girone all’italiana e l’Unione Sovietica nei quarti di finale a eliminazione diretta. Però il 16 giugno allo stadio Maksimir di Zagabria i cecoslovacchi scendono in campo da sfavoriti contro l’Olanda, vice-campione del mondo, travolgente nel turno eliminatorio contro il Belgio, sommerso 5-0 all’andata e 2-1 al ritorno, e decisiva nell’affossare i sogni dell’Italia, estromessa proprio da Cruijff e compagni nel girone di qualificazione. E invece i tulipani si afflosciano ai tempi supplementari dopo che i 90’ si erano chiusi sull’1-1, merito e colpa del cecoslovacco Ondrus, autore del gol de vantaggio al 22’ e del pareggio su autogol al 70’. Ma dopo la prima ora e mezza di gioco esistono solo Panenka e compagni che conquistano la finale con le reti di Nehoda e Vasely: 3-1.
Finisce ai supplementari anche la seconda semifinale, giocata nello stadio della Stella Rossa a Belgrado davanti a 70.000 persone, una partita che segue il classico copione della Germania dei panzer. Beckenbauer e compagni non muoiono nemmeno sul 2-0 per la Jugoslavia, trascinata al doppio vantaggio da Popivoda e Dzaijc, lo stesso giocatore che fece soffrire l’Italia a Roma nel 1968. Ma poi si scatenano i tedeschi: accorcia le distanze Flohe, poi decide un altro Muller dal gol facile, Dieter. Il sostituto del mitico Gerd segna addirittura una tripletta e fissa il punteggio sul 4-2. Non bastano 90’ nemmeno nella finalina per il terzo posto. E la Jugoslavia non centra neppure questo obiettivo di consolazione, sconfitta 3-2 dall’Olanda nonostante una rete del solito Dzaijc.
Il 20 giugno a Belgrado il pronostico è come una bussola che punta dritta verso nord: la Germania Ovest pare destinata a fare un sol boccone della Cecoslovacchia. Ma la squadra di Jezek non ha nessuna intenzione di interrompere la striscia positiva, nemmeno di fronte alla squadra più forte del momento, imbottita di stelle del Bayern Monaco che da un triennio domina la Coppa dei Campioni. I tedeschi risorgono ancora rimontando un’altra volta da due gol di svantaggio: Svehlik e Dobias portano la Cecoslovacchia sul 2-0 dopo 25’, Dieter Muller pone subito le premesse per pareggiare segnando il 2-1 al 28’, ma la Germania Ovest dovrà aspettare l’ultimo minuto per agguantare gli avversari. Lo Schellinger di turno si chiama Holzenbein, capace di imitare la crudele impresa del difensore del Milan, autore dell’1-1 nella semifinale mondiale del 1970 contro l’Italia. Questa volta i supplementari (4 in 4 partite, un record) non cambiano niente: si va ai calci di rigore. La novità è talmente forte che i cecoslovacchi lasciano il campo dopo il triplice fischio dell’italiano Gonella, ignari della regola introdotta solo il giorno prima dall’Uefa. Solo così, con questo incoscienza figlia dello stupore, si spiega l’epilogo: Uli Hoeness spara il suo rigore oltre la traversa, Panenka inventa la massima punizione più folle di sempre. La Cecoslovacchia è campione d’Europa.
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