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Insulti razzisti a un calciatore in Cisonese-San Michele Salsa (Prima Categoria Veneto), il capitano ritira la squadra

Stefano Dolci

Pubblicato 11/10/2021 alle 14:08 GMT+2

CALCIO - Episodio increscioso nel match fra Cisonese e San Michele Salsa (Prima Categoria girone I Veneto) andato in scena domenica 10 ottobre, il match è stato sospeso al 25’ del primo tempo dopo l’abbandono della squadra ospite a seguito di un insulto razzista piovuto dagli spalti. Il dg del San Michele Salsa: "Chiarissimo atto di razzismo, orgogliosi del nostro capitano".

No To Racism

Credit Foto Getty Images

La Serie A e la Serie B non sono scese in campo a causa della pausa delle Nazionali ma il calcio non si è fermato sui campi della Lega Pro e delle categorie dilettanti. Proprio dal campionato di Prima Categoria veneto (girone I), registriamo una notizia che fa capire quanto purtroppo – nonostante gli appelli – il razzismo becero imperversi anche nei campi di periferia ma anche come ci siano dirigenti, calciatori e persone disposte a fermarsi e rientrare negli spogliatoi, facendo spallucce dinanzi all’eventualità di perdere la partita a tavolino oppure incappare in una penalità in classifica, per provare a cambiare le cose ed emarginare questi razzisti.

L'increscioso episodio

Siamo intorno alla prima del primo tempo di Cisonese-San Michele Salsa, quando – come ricostruito dal portale Tuttocampo.it - dopo un chiarimento fra l’arbitro Ciprandi (della sezione di Treviso) e il calciatore del San Michele, Ousseynou Diedhiou per un presunto fuorigioco dagli spalti rieccheggia l’urlo indistinto di un tifoso che grida “Stai zitto, n....e”. L’insulto genera subito un parapiglia con il capitano del San Michele Salsa, Miki Sansoni che si affaccia per zittire il tifoso non identificato. L’arbitro ha provveduto ad espellere il giocatore ma non potendo prendere provvedimenti contro lo spettatore non identificato ha provato a proseguire la partita. Sansoni però ha preso di petto la situazione e si è preso la responsabilità di uscire dal campo insieme ai compagni e costringere il direttore di gara a sospendere la partita.
Ora il San Michele Salsa, andrà quasi certamente incontro a una squalifica a tavolino, ma dalle parole del dirigente Manuel Scottà non traspare nè pentimento, nè di rinnegare questo gesto non banale: “Non c’erano più le condizioni per poter riprendere la partita e abbiamo abbandonato il campo in modo compatto anche perché abbiamo un altro nostro tesserato in panchina di origine africana e non potevamo proprio restare fermi a guardare. Mi è stato detto che un calciatore di colore della Cisonese è uscito in lacrime dal loro spogliatoio e ci ha ringraziato per il coraggioso gesto che avevamo fatto”.
La Cisonese dal canto suo ha espresso solidarietà al calciatore offeso: “I giocatori e tutta la società esprimono la piene solidarietà al giocatore del San Michele Salsa e mi scuso pubblicamente per quanto successo. Voglio però mettere in chiaro che la società non ha alcuna responsabilità per quello che succede o viene detto dal pubblico presente alle nostre partite”.

Il dg del San Michele: "Orgogliosi del nostro capitano, speriamo il giudice non ci dia il 3-0 a tavolino"

Il dg del San Michele Salsa, Sergio Faraon parlando al Gazzettino, si dichiara fiero del proprio capitano e di un atto doveroso: “Ci assumeremo tutte le responsabilità, qualsiasi sia la decisione del Giudice sportivo, coscienti del fatto che è stato compiuto un atto giusto. Abbiamo assistito a un chiarissimo atto di razzismo, un insulto urlato in un momento in cui nello stadio c’era silenzio generale. Cosa ci attendiamo? Per il 99% dei casi se si abbandona una partita la gara è persa, ma vediamo cosa dirà il giudice sportivo sulla base della relazione dell'arbitro, con allegati i verbali firmati dai capitani delle due squadre. Sotto il profilo sportivo lasciare la gara è un errore, ma per la dimensione morale del gesto non posso che condividere in pieno la scelta del mio capitano”.
Faraon ha raccontato che il 24enne calciatore bersaglio dell’insulto razziale, è di nazionalità italiana, parla perfettamente il dialetto locale ed è impiegato come posatore di cartongesso in un'azienda del circondario, mentre stando al Gazzettino lo spettatore reo del becero insulto sarebbe il padre di uno dei calciatori della squadra ospitante: “Diedhiou milita da tre anni nella nostra squadra e mai era stato bersaglio di questo tipo di offese. Quello dei giocatori figli di immigrati è un tema ormai ampiamente superato nel mondo sportivo dato che in ogni squadra oggi è normale trovare tre o quattro ragazzi di famiglie straniere”.
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