Italia fuori ai gironi: i 5 motivi del flop. Dagli errori di Bertolini a quelli individuali, è mancato un po' tutto

MONDIALI FEMMINILI - Dal paradiso all'inferno. Nei 10 giorni in Nuova Zelanda, l'Italia ha compiuto il percorso dantesco ma al contrario. Dalla gioia per il gol di Girelli contro l'Argentina fino all'eliminazione per mano del Sudafrica, passando per la batosta ricevuta dalla Svezia. Come si spiega quest'uscita di scena? E perché è un epilogo giusto?

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L'avventura oceanica dell'Italia di Milena Bertolini è durata pochissimo ed ha avuto sembianze molto simili a quella inglese dell'Europeo 2022. Le azzurre infatti sono state eliminate nella fase a gironi, mancando l'obiettivo ottavi di finale. Dal paradiso all'inferno: nei 10 giorni trascorsi in Nuova Zelanda, la Nazionale ha compiuto il percorso dantesco ma al contrario. Dalla gioia per il gol di Girelli contro l'Argentina fino all'incubo della rete di Kgatlana, passando per la batosta ricevuta dalla Svezia. Per quanto mostrato da Bonansea e compagne, l'epilogo amaro è però giusto e indiscutibile. Le africane hanno meritato il passaggio del turno. Mentre alla nostra Nazionale è mancato un po' tutto. Analizzare l'intero insieme di ragioni del crollo sarebbe un'impresa. Qui vi riporto le cause principali di questo secondo flop in due anni.

1) LE COLPE DI MILENA BERTOLINI

Questo è il macrotema e sarà approfondito anche nei punti successivi perché Milena Bertolini è la responsabile numero uno del fallimento azzurro. L'Italia ha commesso una figuraccia, proprio come nell'Europeo del 2022. Maltrattata dalle grandi (Francia nel 2022, Svezia quest'anno), la nostra Nazionale si è sgretolata pure di fronte a compagini più modeste (Belgio un anno fa, oggi il Sudafrica) ed ha salutato anzitempo il torneo. La spedizione di Bertolini era carica di aspettative, ma gli addetti ai lavori sapevano che dietro all'entusiasmo, si nascondevano numerose incertezze. Dopo un anno di alti e bassi, la CT aveva infatti deciso di intraprendere una rivoluzione. A partire dalle convocazioni: a casa alcune senatrici (Gama, Bergamaschi e non solo), più spazio a talenti emergenti (Beccari, Dragoni, ecc.). Una mossa condivisibile ma il timing è stato pessimo. L'Italia è arrivata in Nuova Zelanda senza un'identità e non l'ha trovata giocando i Mondiali. Bertolini ha cercato di dare stabilità al gruppo schierando tre formazioni molto simili contro Argentina, Svezia e Sudafrica. Eppure è stata cieca nelle scelte. Ha individuato in Bonansea e Giugliano le figure della continuità, senza metterle in discussione dopo le loro prestazioni sottotono. Al contrario, Greggi e Girelli potevano essere utili alla causa e invece sono state utilizzate pochissimo. Queste due avrebbero dato qualche riferimento in più ad un collettivo apparso spaesato già dal primo match. Infine, la decisione di buttare nella mischia Orsi contro il Sudafrica, quando si sarebbe potuta affidare alla più esperta Lenzini, si è rivelata scellerata.

2) GLI ERRORI INDIVIDUALI

E qui torniamo subito a parlare di Benedetta Orsi. Il calcio è fatto anche di episodi e il suo autogol contro il Sudafrica ha avuto il peso di un macigno sulle sorti dell'Italia e di Bertolini. In un girone dominato dalla Svezia, e dove le dirette rivali erano Argentina e Sudafrica, le azzurre si sarebbero potute concedere persino il lusso di accedere agli ottavi giocando tre partite molto minimal: creando poco e cercando almeno di non commettere errori in fase difensiva. E invece, con la sua follia questo fragile piano-B (il piano-A doveva essere: vincere tramite il gioco) è andato in frantumi. Ma la disattenzione della difenditrice del Sassuolo è stata solo la più grave vista in questi 10 giorni. Già solo restando dentro Sudafrica-Italia, pesa il gol mangiato da Girelli al minuto 87 che avrebbe portato l'Italia avanti 3-2 e agli ottavi. Quasi un rigore in movimento, murato da Swart. Ma è doveroso citare anche le imprecisioni nei passaggi (tantissime e da parte di tutte). Alcune hanno innescato i contropiedi vincenti delle africane, altre invece hanno posto fine ad a buone azioni offensive. Infine, facendo un passo indietro, alla voce "errori individuali" si trova pure l'inaffidabilità di Durante sui calci d'angolo battuti dalla Svezia. In ritardo nelle uscite, imprecisa nel posizionamento, ha presentato il fianco a Ilestedt e compagne.

3) FORMAZIONE POCO COLLAUDATA

Il denominatore comune delle tre prestazioni dell'Italia è stato il caos. In troppe situazioni, infatti, il gioco delle azzurre non ha seguito un copione. E anche in fase difensiva si sono creati dei buchi, appena si è alzato il livello delle avversarie. La spiegazione non è però da ricercare nel livello delle singole giocatrici selezionate da Bertolini. Erano ragazze valide (aldilà che fossero tutte quante migliori o no di quelle lasciate a casa). Eppure, la CT non è stata capace di metterle in condizione di giocare bene, forse perché nemmeno lei sapeva perfettamente come valorizzarle. Con la sua rivoluzione tardiva, la guida ha di fatto iniziato gli esperimenti proprio ai Mondiali, quando invece di sperimentale non ci sarebbe dovuto essere più nulla. Il modulo oscillante tra il 4-3-3 e il 4-2-3-1 era intrigante all'apparenza. Poi, però, le distanze tra le italiane non erano ben registrate e non era chiaro chi fosse il leader tecnico né quello emotivo. Di buono resta solo il coinvolgimento di Dragoni (16 anni) e Beccari (18), che probabilmente saranno le prossime colonne della Nazionale. A Milena sarà riconosciuto il coraggio di aver puntato su di loro, ma è veramente troppo poco nel bilancio di questo Mondiale...
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4) LA MARGINALITÀ DI GIRELLI

Alla vigilia del Mondiale, Cristiana Girelli è stata declassata. 53 gol (diventati 54) in 104 presenze. Eppure, per Bertolini non era più uan figura chiave a causa dell'età. Nei piani iniziali della CT, la numero 10 doveva dare il suo contributo come jolly a partita in corso. E più o meno, possiamo dire che l'allenatrice non si è discostata da questo programma. Girelli è subentrata nel finale contro l'Argentina da trequartista. E nell'aridità complessiva, si è subito imposta regalando tre punti all'Italia con un colpo di testa magistrale. La CT nei giorni seguenti ha però sottolineato che non l'avrebbe schierata come punta centrale. E con questo, le ha impedito di essere dal 1' contro la Svezia dove si è affidata al tridente Cantore-Beccari-Bonansea. Nel match più impegnativo, Bertolini ha dunque rinunciato alla più esperta, che era anche la ragazza più in fiducia. Girelli non ha disputato nemmeno un minuto. Contro il Sudafrica, per la terza volta consecutiva, non è nell'11. Entra nel secondo tempo e rende più vivace gli attacchi delle azzurre. C'è il suo zampino nel 2-2: l'assist di testa per Caruso. Si muove bene, tanto da farsi trovare nel posto giusto, al minuto 87, quando Cantore crea il panico sulla fascia destra e la serve al centro dell'area. Purtroppo è proprio Girelli a sprecare la chance del 3-2. L'errore è innegabile ma allo stesso modo bisogna ammettere che quest'Italia si è resa veramente pericolosa soltanto quando in campo c'era Girelli. Dopo la rete all'Argentina, doveva diventare il totem, e invece Milena Bertolini ha preferito "gestirla".
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5) TROPPI LIMITI: FASE OFFENSIVA, CARATTERE, FISICITÀ

L'Italia è giunta in Nuova Zelanda con troppi aspetti da sistemare. Su tutti, la proposta offensiva. Italia senza idee, lenta e macchinosa. Non ha trovato armi sicure per mettere in difficoltà le rivali. Contro l'Argentina le azzurre hanno tenuto spesso il pallino del gioco ma senza mai impensierire Correa. Gli unici tiri in porta sono stati collezionati a gioco già fermo. Poi Girelli ha tolto le castagne del fuoco. Contro la Svezia, i primi 20 minuti sono stati positivi ma anche questi non sono stati caratterizzati da azioni pericolose: giusto due tiri deboli di Cantore. Dopodiché le scandinave hanno dilagato e l'Italia è scomparsa. Solo contro il Sudafrica, si è visto un leggero miglioramento. Oltre ai due gol, un palo di Beccari, i due tentativi di Giacinti e la chance per Girelli. Un rendimento giustificato dalle ingenuità delle Banyana Banyana e perché in certi attimi concitati, le due squadre si sono allungate.
Inoltre, le ragazze di Bertolini hanno pagato a caro prezzo la minor fisicità, emersa soprattutto nel confronto con la Svezia. Ma pure contro il Sudafrica, che l'ha messa sul piano delle repentine accelerazioni ed ha sfiancato le azzurre. Infine, come sottolineato anche dalla CT, l'Italia è stata carente dal punto di vista caratteriale. Al primo gol di Ilestedt (1-0 Svezia) si è disunita ed ha preso un'imbarcata. Mentre nel match decisivo perso 3-2, Giugliano e compagne hanno giocato con tanta paura addosso, che nemmeno il rigore di Caruso ha potuto cancellare. E che le ha indotte a commettere più errori del solito. Purtroppo, l'insieme di tutti questi fattori negativi ha tarpato le ali alla Nazionale.
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Video credit: SNTV

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