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Da 0 a 10, il pagellone della Premier League: Guardiola guida, Salah illumina, Conte delude

Simone Eterno

Pubblicato 14/05/2018 alle 16:54 GMT+2

Da Guardiola, che non solo ha vinto ma ha avuto anche ragione, a Sean Dyche, che ha portato il Burnley in Europa e gli hanno dedicato un pub. Qui in mezzo il dominante Mohamed Salah e una stagione da record, le delusioni di Conte e di un Chelsea indebolito, i disastri di Swansea e WBA e l'ultimo anno di Arsene Wenger, chiuso con un anonimo e deludente 6° posto. Il pagellone della stagione.

Pep Guardiola, Mohamed Salah, Antonio Conte, compo Premier League 2017-18

Credit Foto Getty Images

Voto 10... A Josep Guardiola detto ‘Pep’

Non solo vinto. Ha avuto ragione. Ed è una bella differenza quando oltre che l’allenatore fai il filosofo. Alla teoria applichi i risultati. E se i risultati ti danno ragione, trionfi su tutta la linea. Questi han detto che la rivoluzione Guardiola è stata completata, con il dominio incontrastato del catalano su tutta l’Inghilterra. Alla sua maniera. Con il suo gioco e il suo modo di intendere il calcio. In estate in tanti si erano posti domande, specie su una campagna acquisti che era sembrata bislacca per le cifre investite tra portieri e terzini. Ha avuto ragione lui ancora una volta, portando il City a un nuovo livello di evoluzione che dentro il calcio inglese - considerato più o meno universalmente il più competitivo - nessuno aveva mai visto. Campionato chiuso praticamente a novembre. 100 punti, 106 gol fatti, 27 subiti. Solo due sconfitte. L’asticella dal prossimo anno si sposterà in Europa, ma quello di Guardiola, quest’anno, è stato molto semplicemente un lavoro fuori dall’ordinario.
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Pep Guardiola viene portato in trionfo dai giocatori del Manchester City dopo il titolo in Premier League della stagione 2017/18

Credit Foto Getty Images

Voto 9... A Mohamed Salah, ‘The Egyptian King’

Diamo i numeri: 44 gol stagionali in tutte le competizioni (32 Premier, 10 Champions, 1 FA Cup, 1 playoff CL), secondo miglior marcatore di sempre della storia del Liverpool in una stagione dopo Ian Rush. Superati i record di segnature di Fowler, Torres e Suarez alla stagione di esordio in maglia Reds. Giocatore dell’anno della Premier League. Semplicemente Mo Salah, "The Egyptian King", come ormai si canta dentro la Kop. Un’annata semplicemente straordinaria, caratterizzata soprattutto dall’abilità mai vista prima nella sua carriera di cinico giustiziere sotto porta. Salah ha giocato un anno spiritato, trasformando in gol tutte quelle occasioni che già a Firenze o Roma avevamo visto sapersi creare, ma che molto spesso falliva. A Liverpool no e la sua Premier 2017/18 va di diritto in bacheca come un’annata destinata a fare la storia. Strepitoso.

Voto 8... A Sean Dyche detto ‘Ginger Mou’

E’ finita così, con il Burnley per la prima volta in Europa dopo 50 anni e un pub del posto che da "Princess Royal" ha deciso di cambiare il suo nome in "The Royal Dyche". E’ questo uno degli effetti dell’ottavo posto del Burnley, che è riuscito a mettere dietro i milioni spesi dall’Everton in estate e volare in Europa League. Risultato straordinario di una squadra che dopo la salvezza conquistata con sudore nella scorsa stagione quest’anno ha raggiunto un traguardo francamente impronosticabile. Bravissimo Sean Dyche, che ha impressionato anche e soprattutto lontano da Turf Moore. Il suo Burnley è stato infatti sesto per rendimento in trasferta, sintomo di un undici bravo a difendersi sì, ma anche a punire quando ne ha avuto le occasioni. Un brindisi a Ginger Mou, dunque. Paga la casa.

Voto 7... Al lavoro di Roy Hodgson al Crystal Palace

Che bravo, il vecchio Roy. Ereditato un Palace reduce dalla peggior partenza di sempre: 4 sconfitte, 0 gol fatti (Frank De Boer, voto 0), Hodgson è ripartito allo stesso modo, prendendone 5 dal City e 4 dallo United - sempre senza segnare - nel giro di 7 giorni. Poi però, in qualche modo, Hodgson ha girato la stagione, partendo proprio da una vittoria preziosa col Chelsea e ridando un po’ di senso logico al Crystal Palace. Una squadra che è riuscita a rimanere imbattuta per più di un mese tra novembre e fine dicembre e che ha chiuso con una salvezza tranquilla, idea che neanche il più ottimista poteva immaginare dopo quella partenza. Merito, appunto, soprattutto di Hodgson, ancora una volta riabilitato sulla panchina di una piccola dopo la delusione con la nazionale.
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Roy Hodgson applaude il pubblico dopo aver portato a una tranquilla salvezza un Crystal Palace che aveva iniziato l'anno con 7 sconfitte consecutive

Credit Foto PA Sport

Voto 6... A Liverpool, Tottenham e Manchester United

...Che hanno raggiunto il traguardo minimo, ovvero la qualificazione in Champions League, senza mai sul serio però dare un benché minimo pensiero ai campioni d’Inghilterra. Bravissimi al City, senza ombra di dubbio; un po’ deludenti queste tre sul lungo periodo, altrettanto. Tutte, a tratti e in diversi periodi del campionato, hanno perso la strada con squadre alla loro portata, dimostrandosi incapaci di tenere per lo meno il ritmo, di rendere un po’ più credibile la corsa. E così, a novembre, il campionato era già praticamente chiuso e a queste tre non è rimasta che la lotta alla Champions. Obiettivo raggiunto per Mourinho, Klopp e Pochettino. Ma qualcosa in più ci si aspettava. E ci si aspetterà soprattutto il prossimo anno.
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José Mourinho e Jurgen Klopp se ne dicono quattro durante un Manchester United-Liverpool a Old Trafford

Credit Foto Imago

Voto 5... Al Chelsea di Conte

Da campione a fuori dalla Champions. La maledizione degli ultimi anni ha quasi colpito ancora: Antonio Conte non è stato cacciato - come successo a Ranieri e Mourinho nella stagione successiva al titolo conquistato - ma sul suo futuro ora incombono molte nuvole. Giusto dire che Conte ha delle ottime scusanti: tra tutte una rosa che anziché rinforzarsi si è indebolita, con gli addii di Matic e Costa su tutti per far posto a Bakayoko e Morata. Un affare a perderci, così come altri rinforzi poi non sono arrivati. Detto questo i Blues potevano certamente qualcosa in più, come distrato dal finale di stagione a inseguire ma solo dopo il ko - alla fine decisivo - nello scontro diretto in casa col Tottenham. A Conte resta l'FA Cup contro Mourinho per provare a salvare la stagione. Ma anche quella, in fondo, potrebbe non bastare.
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Un Antonio Conte perplesso guarda i suoi in campo durante un match di Premier League nella stagione 2017/18

Credit Foto Reuters

Voto 4... All’ultima di Wenger all’Arsenal

Buonismo, dal sottoscritto, non ne troverete. Grande bandiera, professionista, leggenda del club e pagina di un calcio storico destinato a scomparire, certamente. Poi però c’è il campo. E quello, da tempo, racconta che Wenger è un fallimento. L’ultima dei suoi 22 anni in carica è stata nuovamente una stagione fallimentare per l’Arsenal, terminato sesto e mai in corsa - nei confini nazionali, ovviamente - su nulla. Così come su nulla era stato da metà della scorsa stagione. Si è chiuso tristemente, dunque, dal punto di vista puramente sportivo, un matrimonio tecnico incrinato da tempo. L’inevitabile è arrivato. Un grazie a Wenger per le pagine storiche scritte, ma i risultati del campo dicono che la sua ultima sulla panchina dei Gunners non va oltre il 4.

Voto 3... A Mark Hughes e al suo ‘quasi’ record

...Che è andato vicino, vicinissimo a una doppia impresa: retrocedere nella stessa stagione con due squadre diverse. Lo Stoke, di cui parleremo poi, ma anche il Southampton, salvato solo da un gol di Gabbiadini e dalla clamorosa pochezza di chi gli è arrivato dietro. Ha lasciato i Potters ai primi di gennaio con il peggior record difensivo storico della storia della Premier League: 47 gol subiti. E’ riuscito a risedersi sulla panchina del Southampton alla 30esima, col Southampton quart’ultimo, stessa posizione in cui poi ha chiuso, tirando alla fine fuori solo due vittorie - Bournemouth e Swansea, non esattamente due imprese titaniche - nelle ultime 4 ma nonostante ciò passando per genio della lampada. La realtà è che nel mentre i Saints hanno perso ovunque inguaiandosi ugualmente nel finale, nonostante una formazione di maggior valore rispetto alle altre.
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Mark Hughes protesta a bordo campo durnate un match sulla panchina dello Stoke City. Passerà poi al Southampton nel corso della stagione 2017/18

Credit Foto PA Sport

Voto 2... Al secondo anno del West Ham allo stadio Olimpico

Terminata con un inquietante 7-6-6 alla voce vinte, pareggiate, perse. Una stagione d’inferno in una nuova casa mai percepita come tale già lo scorso anno e confermata anche in questa stagione. Da nessuno. Non dalla squadra, che ha terminato con un mediocrissimo bottino casalingo di 21 gol fatti e 25 subiti, per un totale di 24 miseri punticini, 11esimo rendimento casalingo della Premier League; e non di certo dai tifosi, che privati del proprio tempio hanno perso la connessione col West Ham che avevano sempre avuto. Stagione difficile, rendimento mediocre, identità lasciata per strada nei 5 chilometri tra Boleyn Ground e l’Olympic Stadium, annata, di nuovo, da dimenticare.

Voto 1... Alla stagione dello Swansea

Ruolino di marcia impressionante. Dal 10 marzo all’ultima, 3 pareggi e 5 sconfitte. Una bella autostrada verso una retrocessione che sembrava un pericolo lontano a metà anno ma che si concretizzata di giornata in giornata come la realtà dei fatti. I cigni hanno perso il senso dell’orientamento, la rotta giusta, in un’annata caratterizzata dalla assenza, evidente, di una vera guida. Prima Paul Clement e poi da dicembre Carlos Carvalhal. Entrambi inadeguati, specie il portoghese, incapace di dare sul serio una scossa quando le cose si sono messe male.
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Carlos Carvalhal, manager portoghese dello Swansea arrivato a dicembre sulla panchina dei cigni. Finale di stagione disastroso, retrocessione inevitab

Credit Foto Getty Images

Voto 0... A chi ha cacciato Tony Pulis

...Per prendere Alan Pardew. Era il 29 novembre. Al 2 aprile Pardew se ne andava di comune accordo dopo lo splendido bottino di una vittoria in 18 partite di Premier e 9 sconfitte consecutive tra campionato e FA Cup. Davvero straordinario il West Brom, che si è giocato sostanzialmente lì la sua permanenza in Premier League. Anche perché, come ha dimostrato Darren Moore, subentrato a Pardew e manager del mese di aprile in Premier League, la squadra c’era. I Baggies hanno ottenuto 2 pareggi e 3 vittorie contro Swansea, Man United, Liverpool, Newcastle e Tottenham (l'unico ko è stato l'ininfluente 2-0 subito dal Crystal Palace nell'ultimo weekend). Troppo tardi però per raddrizzare le scelte sciagurate della prima parte di anno.
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