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Le 5 domande alla Premier League 2023/24: da Tonali al City di Guardiola, la guida al campionato inglese

Simone Eterno

Pubblicato 11/08/2023 alle 10:31 GMT+2

GUIDA PREMIER LEAGUE 2023/24 - Le 5 domande alla viglia della nuova stagione del campionato inglese: dal 'condannato a vincere sempre' Per Guardiola, che con il suo Manchester City resta il favorito, a Sandro Tonali e le ambizioni del Newcastle. Dall'antagonista del City, l'Arsenal di Arteta, alla prima vera stagione per ten Hag da 'padrone' del Manchester United. Ma non solo. Ecco la guida.

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La Premier League 2023/24 è ormai pronta a prendere il via e come sempre ci sono tante domande interessanti ai blocchi di partenza. Sarà ancora Pep Guardiola a comandare, o l'Arsenal si è avvicinato dopo la bella campagna acquisti estiva? Il Manchester United è pronto per qualcosa di importante dopo 10 anni di fallimenti o quasi, oppure servirà del tempo? Il Newcastle può ripetere il grande campionato dello scorso anno, e quale sarà l'impatto di Sandro Tonali? E quale stagione ci si può aspettare dalle grandi deluse dell'anno scorso, Liverpool, Tottenham e Chelsea? Queste le domande e questa la mini-guida per approcciarsi alla nuova stagione di Premier League.

1. Il Manchester City punta a rivincere tutto?

Più che punta, è quello che la gente si aspetta sempre da Guardiola, che porta sulle spalle il fardello della sua stessa grandezza. E' questo il problema del catalano: da lui, ormai, la gente si aspetta solo la vittoria. Sempre. D'altra parte le aspettative sono figlie di ciò che abbiamo visto e dei risultati. E ciò che abbiamo visto ci dice che il Manchester City è la squadra migliore d'Europa - e adesso è certificato anche dall'argenteria in bacheca -; e ciò che dicono i risultati è che Guardiola ha vinto 5 delle ultime 6 edizioni di Premier; dove per non vincere è servito qualcosa di clamoroso da parte del Liverpool di Klopp. Dunque sì, al di là di qualche cessione importante e di un mercato che non è stato clamoroso rispetto ai soliti standard a cui ormai ci avevano abituato (clamorosa casomai è stata la cifra di Gvardiol, ma anche qui ormai non c'è più da sorprendersi), il City nella griglia parte ancora davanti a tutte. Il fatto poi che riuscirà a ripetersi a parere di chi vi scrive queste righe non è scontato. Ha ragione Guardiola quando nella presentazione di questo nuova annata dice "storicamente è impossibile ripetere ciò che abbiamo fatto la scorsa stagione. L'ho già detto ai giocatori e dobbiamo essere consapevoli di questo, noi come i nostri tifosi. Succede una volta nella vita". E' vero. Nessuno ha mai vinto "tutto" per due stagioni consecutive. Dunque un qualche calo, questo City, prima o poi dovrà fisiologicamente averlo, in una competizione o nell'altra. Ma che sia ancora la squadra da battere non c'è dubbio. La concorrenza però, possiamo dirlo, è agguerrita.

2. E' ancora l'Arsenal il principale antagonista al City?

Sì, lo è. E' una squadra che si è rinforzata tantissimo rispetto alla scorsa stagione, con 220 milioni spesi in 3 cartellini: Timber, Rice e Havertz. Un rinforzo per reparto dentro un impianto di gioco ben collaudato; e che nella prima uscita vera col City ha dimostrato di non aver più quella sorta di "timore reverenziale", ma di saper giocare con maturità e personalità anche quando le cose non si mettono per il verso giusto. Certo l'inizio di stagione si prospetta comunque complicato. Zinchenko ad esempio ha saltato tutto la pre-season, ma ancor più importante Gabriel Jesus è tornato sotto i ferri per questo 'maledetto' ginocchio, facendo affermare ad Arteta un generico "starà fuori alcune settimane". Questa è un po' la chiave. Havertz è forte e potrà sicuramente fare bene nel calcio di Arteta, ma non ha le stesse caratteristiche di Gabriel Jesus. Sarà importante non perdere terreno subito per i Gunners, che sul resto, appunto, vantano un anno in più di esperienza e tre rinforzi di assoluta qualità. Sulla carta, insomma, sono loro gli avversari principali per Per Guardiola.
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I nuovi acquisti Declan Rice, Kai Havertz e Jurrien Timber festeggiano il loro primo titolo all'Arsenal dopo la vittoria nel Community Shield 2023 sul

Credit Foto Getty Images

3. E il Manchester United?

Una delle squadre personalmente che alla vigilia affascinano di più. Questa è la "prima vera stagione" di ten Hag a mio parere, che lo scorso anno ha più che altro dovuto gestire per metà stagione la grana - perché di questo si è trattato - Cristiano Ronaldo, non potendo 'costruire' quel tipo di filosofia calcistica che avrebbe voluto impostare e inculcare allo spogliatoio fin dall'inizio. Liberatosi di Ronaldo non a caso il ManU l'anno scorso ha iniziato a fare vedere 'qualcosa' dell'olandese. Qualcosa che potrebbe riportare lo United a livelli di un tempo. Sì perché dall'addio di Ferguson - più di 10 anni fa - ad Old Trafford in sostanza non si è più visto nulla di buono, se per "buono" consideriamo ciò che era e che dovrebbe essere una squadra che ha investito in più di 10 anni, solo in cartellini, la cifra mostruosa di 1783 milioni di euro. Lo ripetiamo: un miliardo e 783 milioni di euro (dati transfermarkt) dall'estate 2013 all'11 agosto 2023 solo in acquisto di cartellini. Perché si è parlato tanto di russi ed emiri, di arabi e fondi, ma nessuno ha bruciato male i soldi come il Manchester United nell'ultima decade. Assolutamente nessuno se consideriamo il rapporto investimenti/titoli: in questo arco temporale, di degno di nota, solo l'Europa League vinta da Mourinho a Stoccolma (proprio contro l'Ajax di ten Hag, tra l'altro). Anche in questa estate sono stati spesi 192 milioni di euro tra Onana, Mount e Hojlund. Rinforzi però che per una volta, almeno sulla carta, sembrano essere funzionali all'idea di calcio del tecnico; soprattutto a partire dal portiere, che dovrebbe restituirci "un altro" Manchester United. O per lo meno il primo, teoricamente, a pura "marca" ten Hag. Insomma, la curiosità è tanta. Staremo a vedere.
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Rasmus Hojlund insieme a Erik ten Hag, il tecnico del Manchester United che l'ha voluto fortemente alle proprie dipendenze, Twitter (@ManUtd)

Credit Foto Twitter

4. Cosa aspettarsi da Sandro Tonali in Premier League? E dal suo Newcastle?

In tutta la pre-season Eddie Howe ha riempito di elogi Sandro Tonali, sottolineando in più di un'intervista dopo le prime uscite quanto fosse soddisfatto delle prime prestazioni del centrocampista ex Milan. Al di là di quanto affermato però, così come del valore degli impegni estivi - sempre da prendere con le molle, credo che la fisicità di questa lega e il ritmo a cui si giocano le partite ufficiali - non le amichevoli estive - saranno un qualcosa a cui Tonali dovrà abituarsi. La chiave non è solo in 'se' riuscirà a farlo, ma anche in 'quanto rapidamente'. La Premier è un campionato che non aspetta e il Newcastle è una squadra essa stessa che dell'iperaltetismo e del calcio ad altissima intensità, del sovraritmo, ha costruito le sue fortune nella scorsa stagione. Quello del nuovo ricchissimo management dei Magpies - riconducibile ovviamente ai denari del PIF - è stato un approccio differente rispetto alle altre proprietà mediorientali che avevamo visto entrare in Europa: qualcosa di meno altisonante nella ricerca dei nomi, ma di più funzionale al campo. Lo stesso colpo Tonali da questo punto di vista rientra qui dentro, così come gli acquisti di Harvey Barnes dal Leicester o del terzino Tino Livramento dal Southampton. La vera incognita sul Newcastle resta in termine di una stagione che sarà totalmente diversa dalla precedente. Lo scorso anno Eddie Howe ha giocato 38 partite col piede sull'acceleratore, avendo solo le competizioni nazionali. Quest'anno, almeno fino a dicembre, dovrà gestire anche la Champions League. E le cose cambiano eccome. Sarà impossibile vedere con costanza quelle partite a quell'intensità. Il Newcastle potrebbe risentire insomma di questo aspetto, di questo salto dimensionale che ha fatto in maniera probabilmente ancora più rapida di quanto si aspettasse la stessa nuova proprietà. Sarà una stagione tanto interessante quanto delicata.

5. Liverpool, Tottenham e Chelsea: chi delle grandi deluse della passata stagione troverà riscatto?

A oggi, più probabilmente il Liverpool. Che alla fine di un'era ha cambiato tanto, ma non progetto tecnico. Le partenze dei vari Firmino, Henderson, Fabinho, Milner, Keita, a cui si era già aggiunta quella di Mane lo scorso anno sono la "end of an era" definitiva di "quel" Liverpool di Klopp. Il tecnico tedesco riparte da un Mac Allister e un Szoboszlai in più nella zona nevralgica del campo; e da un Liverpool che dovrà ritrovare una quadratura per evitare i disastri difensivi visti lo scorso anno. La continuità del progetto e un ambiente in ogni caso in cui Klopp gode ancora di piena fiducia ci dicono che tra queste tre citate sono i Reds quelli con più probabilità di ambire a un posto Champions. Le altre infatti sono in posizioni ai nastri di partenza decisamente più complicate.
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Il Tottenham ha pescato Ange Postecoglou dal Celtic, ma si approccia alla stagione con la notizia dell'ultime ore di una quasi certa partenza ormai di Harry Kane. Non proprio la perdita che vorresti avere all'11 agosto. Al di là di quello, siamo di fronte a una rivoluzione culturale, con gli Spurs che in queste prime uscite dell'anno stanno provando anche loro ad adattarsi a un calcio fatto di costruzione dal basso. Interessante, ma non sarà una stagione facile.
Così come non sarà facile per il Chelsea, che riparte proprio dall'ex Tottenham Mauricio Pochettino. L'argentino entra in un club che continua a essere in grande confusione. Perché se è vero che a oggi, 11 agosto, il Chelsea ha lasciato partire 18 giocatori che aveva in rosa tra cessioni, prestiti e fine dei prestiti attivi dello scorso anno, altrettanto vero è che ne sono entrati altri 6: il portiere Sanchez dal Brighton, il centrale Disasi dal Monaco, il mediano Ugochukwu dal Rennes, l'ala destra brasiliana Angelo dal Santos e soprattutto Nicolas Jakson e Christopher Nkunku là davanti. Proprio Nkunku però si è già infortunato gravemente, con un'operazione al ginocchio che lo vedrà rientrare non prima di dicembre. Il Chelsea insomma è alle prese con l'ennesima totale rivoluzione dell'ultimo anno e mezzo, dove ogni campagna acquisti è sembrata essere fatta "per il gusto di comprare". Per Pochettino c'è un vantaggio, così come per Postecoglou da questo punto di vista: potranno lavorare tutta la settimana. Per entrambi però non sarà facile rimettere Chelsea o Tottenham sui binari cui ambiscono viaggiare queste due società. Sulla carta, il loro, sarà un anno di transizione.
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