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Non più "azzurro tenebra": attorno a Mancini finalmente un po’ di luce

Roberto Beccantini

Aggiornato 10/06/2019 alle 07:36 GMT+2

In questi casi il pericolo è l’eccesso di "velocità" (nel salire sul carro).

Focus Roberto Mancini

Credit Foto Eurosport

Da granaio saccheggiato e sterile, tra la Under 20 semifinalista al Mondiale di categoria e la Nazionale di Mancini poco ci manca che non si parli di "modello italiano", così come in passato venerammo gli esempi spagnoli e tedeschi. E all’appello manca ancora l’Under 21, che dal 16 giugno si giocherà l’Europa. Senza trascurare le donne che, al battesimo mondiale in Francia, santa Barbara (Bonansea) ha condotto oltre l’Australia.
Il 3-0 di Atene gonfia il morale e la classifica. Verso gli Europei itineranti del 2020 siamo primi e imbattuti, e ci mancherebbe pure che non lo fossimo, ma è la mano di Mancini che continua a emergere, tutta pressing e palleggio. E occhio a banalizzarne i risultati: la Bosnia, che affronteremo domani sera allo Stadium juventino, ne ha presi due in Finlandia e la Francia campione del mondo altrettanti in Turchia.
Si è giocato in uno stadio assai più tiepido di quanto immaginassi, e contro una Grecia sgangherata. Ho molto apprezzato l’approccio, ventre a terra e avversari alle corde. Tre reti in poco più di mezz’ora, tre marcatori, tutti i reparti coinvolti: il centrocampo (Barella, il primo, su assist di Belotti), l’attacco (Insigne a giro, splendido, il secondo), la difesa (Bonucci di testa, il terzo). Al netto di rivali sbandati, ma capaci comunque di rimontare due gol in Bosnia, abbiamo confermato uno stile, una personalità: si fa la partita con la golosità dell’invitato che sbircia la torta e non si accontenta di una fetta.
Il reparto più fragile, inoltre, sta diventando il settore più fertile. Barella è una mezzala che si butta e detta il lancio, un piccolo Nainggolan: mi piace per questo. Verratti ha cambiato marcia, e l’ha fatta cambiare persino a Jorginho. Né schiappe prima, né marziani adesso: siamo una squadra che diverte e si diverte, non proprio la normalità per i nostri standard. Un altro dettaglio riguarda la fase difensiva: non si becca gol da sei partite. Credo che, in generale, la svolta sia stata l’amichevole di Marassi con l’Ucraina di Shevchenko (1-1). Il ct schierò Verratti-Jorginho-Barella e la manovra cambiò passo.
Tornando alla sfida di sabato, il Mancio ha azzeccato le scelte, da Insigne a Belotti (al rientro, prezioso come sempre). Gli azzurri hanno imperversato sulla sinistra (Emerson-Insigne), e a essere pignoli, ma sì, l’unico un po’ in ombra è stato Chiesa, anche perché in balia di "troppo" mercato; e, nella ripresa, un paio di occasioni le abbiamo concesse (bravo Sirigu, sulla più insidiosa). La Bosnia di Dzeko e Pjanic ha già le spalle al muro, mentre noi potremo pensare, esclusivamente, a giocare. Con Ventura, per colpe dirette e complicità assortite, ci eravamo persi. Mancini mi sembra, addirittura, più a suo agio come commissario tecnico che non da allenatore di club, vocazione più unica che rara.
Scritto che la strada è ancora lunga, si può parlare, in generale, di piccolo rinascimento? E se sì, siete ottimisti?
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