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Italia, come si esce dalla crisi? Inghilterra, Spagna e Germania hanno fatto così

Alberto Coriele

Aggiornato 15/11/2017 alle 16:35 GMT+1

Abbiamo chiesto ai colleghi di Eurosport delle redazioni inglese, spagnola e tedesca di raccontarci come i rispettivi movimenti calcistici nazionali abbiano saputo superare i momenti di difficoltà e abbiano saputo rialzarsi.

Florenzi - Italy-Sweden - FIFA 2018 World Cup Playoff - LaPresse

Credit Foto LaPresse

In questi giorni che fanno seguito all'eliminazione dell'Italia dai Mondiali dell'estate 2018, molte sono le soluzioni proposte e molte le vie percorribili per cercare di dare nuovo impulso al movimento calcistico italiano, che ha toccato lunedì sera il suo punto più basso da sessant'anni a questa parte. Per farlo, ci siamo fatti aiutare da alcuni colleghi delle redazioni europee di Eurosport, chiedendo a loro quali fossero state le soluzioni adottate da Inghliterra, Spagna e Germania per superare i rispettivi momenti di crisi in questi anni Duemila.

Tom Adams - Eurosport UK

Il successo inglese a livello giovanile è entusiasmante per noi, ma non ha ancora trovato uno sbocco nelle squadre senior (anche se qualche segnale c’è). Penso che ci siano alcune lezioni però a cui l’Italia può guardare con interesse. La grande trasformazione per l’Inghilterra è legata al nuovo centro calcistico nazionale di Burton. St George’s Park è stato costruito cinque anni fa ed ha centralizzato tutte le attività di formazione inglesi (come accade anche a Coverciano), riunendo tutte le squadre maschili e femminili e permettendo l’implementazione di un approccio unificato.
Cito ad esempio le dichiarazioni di Paul Simpson, che ha guidato l’Under 20 alla vittoria del Mondiale pochi mesi fa, battendo in semifinale l'Italia:
L’idea alla base della creazione del centro di St George era quella di provare a creare una base centrale per sviluppare tutte le nostre squadre e di creare un pensiero condiviso per tutte quante le formazioni, passando anche attraverso l’Under 21 e la nazionale maggiore. Stiamo iniziando ora a raccogliere i frutti di questa scelta grazie ai successi che stiamo avendo con le squadre giovanili. Questo semplicemente conferma che il progetto è giusto, che abbiamo messo in piedi il piano corretto per arrivare al successo. Abbiamo giocatori di grande qualità all’interno del sistema, e questo si vede nei risultati e nelle prestazioni che stiamo ricevendo da tutti loro
Al pari del cambio strutturale, c’è stata una svolta culturale. Nel 2011 la Premier League ha lanciato l’Elite player performance plan (Eppp), il programma di sviluppo del calcio giovanile che ha l'obiettivo di valorizzare i talenti nazionali e riunisce 72 club. Il progetto, finanziato da Premier League e Federcalcio britannica con un investimento di circa 400 milioni, è stato ideato per portare i migliori giovani giocatori a lavorare insieme ai migliori allenatori e nelle migliore strutture del calcio inglese sin dalla giovane età. L’Eppp classifica i club dalla categoria 1 (livello elite) al livello 4 e più la valutazione è alta più si ricevono fondi da investire sui giovani locali che attraverso questo processo di crescita diventano attraenti anche per la Nazionale. Questo sistema crea delle disparità lampanti e ha portato a fare in modo che i club più importanti possano reclutare con più facilità i giovani talenti dalle academy dei club delle leghe inferiori che si ritrovano con pochissime tutele però l’idea di base di crescere i propri talenti è certamente una delle ragioni alla base dei successi delle Nazionali giovanili nei tornei giovanili.
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0608 U20 Italy vs. England (NO social media!)

Credit Foto Eurosport

Nel dicembre 2014 la Federcalcio inglese ha lanciato “English DNA”, che spiega la visione su come si debba giocare, con l’idea di implementarlo. Gareth Southgate (attuale ct della nazionale maggiore) è stato fondamentale in questo processo. Parliamo principalmente di sviluppare un calcio di manovra, basato sul possesso palla e sull’essere giocatori intelligenti, pensanti. Al pari di questo, punta a creare un rapporto emozionale con la nazionale, affinché i giocatori si divertano e siano orgogliosi di rappresentare il loro paese. Oltre al nostro tradizionale valore del lavorare duramente, la Federazione vuole giocatori più tecnici ed adattabili. Penso che emulare il rinnovamento culturale che ha avuto la Germania dopo il 2000 sia stata una decisione sensata, seppur con metodi differenti.
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Mondiali Under 20, Italia-Inghilterra 1-3: gli highlights

Credo che l’Italia abbia già un centro di formazione centralizzato, che è Coverciano. Sappiamo tutti che è l’università della formazione calcistica ed ha un pedigree mondiale sotto questo aspetto. Tutto ciò rende ancora più bizzarra la scelta di assumere Ventura come commissario tecnico. Credo dunque che i vertici della federazione (ed anche il ct chiaramente) debbano dimettersi. Ma l’Italia ha sicuramente le giuste fondamenta per un futuro successo, ha solo bisogno della giusta leadership.

Jorge Ordas - Eurosport Spagna

La Spagna ha vissuto Quattro anni indimenticabili, dal 2008 al 2012, con tre titoli consecutive (1 Mondiale e 2 Europei) ma, dopo questo ciclo, ha sofferto cinque anni di cambiamenti prima di rivivere un nuovo momento d’esaltazione. Senza dimenticare che, a prescindere dal bel calcio e dai risultati, l’esame principale sarà il prossimo Mondiale. Cerchiamo però di fare una lista di possibili cambiamenti che possono aiutare l’Italia.
In primis, siate pazienti. Il primo punto della nostra esperienza è questo. Fratelli italiani, dovete essere pazienti con la vostra nazionale. Anche se l’Italia ha bisogno di guarire urgentemente da questo momento storico negativo, la soluzione potrebbe non arrivare dopo questo Mondiale. La Spagna ha cambiato pressoché tutto negli ultimi cinque anni senza vivere dei momenti felici.
In secondo luogo, le leggende non durano per sempre. Iker Casillas è stato il primo spagnolo di sempre a toccare la Coppa del Mondo, David Villa è il miglior marcatore di sempre con la maglia della nazionale, poi ci sono stati Puyol, Xavi, Xabi Alonso, Torres. Queste sono leggende ma il loro tempo in nazionale è terminato. L’Italia ha bisogno ora di sapere su quali giocatori fondare il suo futuro.
Terza cosa: non serve un allenatore che sia una superstar. Dopo il ritiro di Del Bosque, poche persone credevano che Lopetegui riuscisse a riportare in alto il calcio spagnolo. La sua esperienza al Porto non era stata positiva, ma come ct dell’under 21 aveva allenato la nuova generazione portandola a vincere l’Europeo nel 2013 (lo so, contro l’Italia, mi spiace): quel gruppo cpntava su De Gea, Nacho, Isco, Koke, Thiago Alcantara, Morata. Lopetegui conosce molto bene questi giocatori e le prestazioni della federazione spagnola. L’Italia deve cambiare Ventura? Credo di sì, ma la Spagna ebbe problemi anche con Luis Aragones nei suoi primi anni. I media non lo volevano e nemmeno la gente, ma i giocatori credevano in lui e finalmente trovò la via per trasformare la Spagna in una squadra vincente.
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Isco a ridiculisé Marco Verratti à plusieurs reprises samedi

Credit Foto Getty Images

Per concludere, quarto concetto: le grandi squadre investano nei giocatori. Forse le parole di Paolo Cannavaro sono pessime, ma i giovani calciatori italiani devono credere che i grandi club li seguano. In Spagna, il Real Madrid ha cambiato mentalità negli ultimi anni acquistando ottimi calciatori spagnoli, come Isco, Asensio, Lucas Vazquez, ed i risultati sono arrivati. Anche con buoni giocatori all’esterno, ad esempio Silva, Morata e Thiago, la maggior parte dei giocatori della nazionale militano in grandi club.

Carsten Arndt - Eurosport Germania

Abbiamo vissuto il nostro punto più basso già nel 2000, quando fummo eliminati al primo turno degli Europei. Quello fu il punto di svolta. Iniziò una task force presieduta da Karl-Heinz Rummenigge, a cui parteciparono anche Rudi Assauer, manager dello Schalke 04, Uli Hoeneß e Klaus Allofs (Werder Brema). Il risultato? La Germania aveva pochissimi talenti e le qualifiche tecniche erano disastrose.
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La Germania esulta dopo il gol di Stindl

Credit Foto Getty Images

A seguito di questa grande delusione, la DFB iniziò a concepire la promozione giovanile in una maniera completamente diversa. Hanno creato delle basi in ogni regione della Germania, in cui tutti i talenti hanno ricevuto la stessa educazione sotto il piano fisico, tecnico e tattico. Parliamo di circa 350 centri, specialmente per i talenti dagli 11 ai 14 anni, creati con due o tre allenatori qualificati. I club stessi sono stati “forzati” ad investire nei giovani. Ciascun club di Bundesliga e di Zweite Liga hanno avuto il dovere di costruire i cosiddetti “Junior performance center”. La maggior parte delle squadre ha aumentato gli allenamenti per le squadre giovanili da tre volte a settimana fino a cinque o sei volte. Nel 2006 Matthias Sammer, ora esperto di Eurosport, è diventato direttore sportivo della DFB. Ha incoraggiato lo sviluppo delle caratteristiche della personalità oltre a quelle sportive. Alla fine abbiamo cresciuto grandi giocatori con caratteri forti, anche in età giovane. La DFB ha considerato il metodo olistico di Sammer come unico nel mondo.
Penso sia possibile anche in Italia nel momento in cui la Federcalcio accetterà la necessità di un cambiamento. Ci sono regioni con tantissimi potenziali campioni, ma devono essere incoraggiati nel modo giusto. Club come Milan, Juventus ed Inter devono avere la base finanziaria per creare i “junior performance center”. Questa débâcle può essere una opportunità per l’Italia. La Germania nel 2000 si trovò nella stessa situazione. Ci vorrà del tempo e servirà pazienza.
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