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Sorpresa Paraguay

Eurosport
DaEurosport

Pubblicato 22/11/2007 alle 12:29 GMT+1

Dopo le prime quattro giornate del torneo sudamericano di qualificazione ai Mondiali 2010, in testa c'è il Paraguay che mette così in fila le due superpotenze Argentina e Brasile

Si aspettava la fuga dell'Argentina, si sperava nell'esplosione del futbol bailado brasiliano, il 2007 sudamericano si è invece chiuso con l'iniezione adrenalinica del Paraguay.
Dopo 4 giornate l'albirroja di Martino guarda tutti dall'alto in basso, grazie a tre vittorie consecutive fatte di duttilità tattica e spavaldo offensivismo, con numeri incredibili che dicono 10 punti, 9 gol fatti, uno subito.
Ma se la selezione guaranì può godersi 7 mesi da regina, il merito è anche della sonnolenza dei colossi, messi entrambi in fila anche se con temi e momenti diversi.
L'Argentina ha abdicato in vetta dopo 3 partite perfette ma contro avversarie modeste, mantenendo un Messi ormai imparagonabile, riscoprendo la discontinuità fisiologica e comunque accettabile di Riquelme, perdendo un Carlitos Tevez innervosito da dualismi e legami tattici.
Così la Seleccion è finita gambe all'aria anche per colpa dell'immobilismo di Basile al cospetto di una Colombia nella quale il "futbol vertical" predicato dal pittoresco ct Pinto comincia a trovare tempi e interpreti giusti, a patto però di cominciare a concretizzare e a non dipendere soltanto dagli acuti del cecchino Bustos.
La Seleçao di Dunga insegue a un punto gli eterni rivali, è rimasta imbattuta, ma allo stesso tempo non ha mai convinto, visto che in Perù la magia di Kakà ha permesso di ammorbidire una prestazione lenta e macchinosa, e che nella notte del Morumbì l'eroe non è stato tanto "O fabuloso" Fabiano, autore della doppietta decisiva a testimonianza di un momento di forma straordinario, quanto piuttosto Julio Cesar, che dopo il gol di Abreu ha letteralmente chiuso la porta in faccia ad un Uruguay bello e sfortunato, che con l'ingresso auspicato di Gargano per Pablo Garcia ha guadagnato in velocità e dinamismo.
A ciò si aggiunge l'altalena di un Cile "loco" come il suo direttore tecnico, la resurrezione di un Ecuador trasformato dalle dimissioni di Suarez, le ambizioni di un Venezuela ormai non più Cenerentola, le difficoltà di Perù e Bolivia che allo stato attuale delle cose risultano staccate e di parecchio rispetto alle altre: c'è già tutto questo, e il bello è che abbiamo appena iniziato.
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