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Ronaldo Nazario e la salute mentale: "Ero depresso, sono in terapia da due anni e mezzo e ora capisco molto del passato"

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Pubblicato 15/10/2022 alle 11:38 GMT+2

Il Fenomeno, in occasione della presentazione del docufilm che lo vede protagonista, racconta di sé e delle difficoltà pricologiche che dovettero affrontare lui e i colleghi in un'epoca in cui il sostegno non era previsto e c'erano pressioni, esposizione mediatica e nessuna preparazione allo stress.

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In una lunga chiacchiera con Marca per la presentazione del docufilm su di lui “Il Fenomeno”, Ronaldo Nazario racconta molti episodi della sua carriera, ma uno su cui si concentra con particolare coinvlgimento è quello della salute mentale dei giocatori, avendo lui stesso per primo avuto problemi di convivenza con lo stress in un’epoca in cui non esistevano mental coach e psicologi di squadra. Lo spunto arriva proprio dal documentario, nel momento in cui ne parla con Roberto Carlos. E la domanda è “Ronaldo ha sofferto di depressione?”.
Sì. Oggi sono in terapia e dopo due anni e mezzo capisco molto meglio anche ciò che provavo prima. Vengo da una generazione in ti buttavano in campo e dovevi fare del tuo meglio senza la minima possibilità di dramma.
Guardo indietro e vedo che sì, siamo stati esposti a uno stress mentale molto, molto grande e senza esserne assolutamente preparati – continua Ronaldone - Anche perché era l'inizio dell'era di Internet, con la velocità con cui viaggiano le informazioni. In questo periodo non c'era alcun tipo di preoccupazione per la salute mentale dei giocatori. Oggi vengono preparati molto di più, ricevono le cure mediche necessarie anche per affrontare il quotidiano e i giocatori vengono studiati maggiormente: i profili di ciascuno, come reagiscono, come dovrebbero reagire... Ai miei tempi non c'era niente di tutto questo, disgraziatamente, perché si sa da sempre che il calcio può provocare molto stress ed essere determinante per il resto della vita”.
Ai tempi, però, era difficile confidarsi con qualcuno, ma non perché il malessere psicologico fosse un tabù: “La realtà è che non sapevamo nemmeno che esistesse questo tipo di problema. Il tema era totalmente ignorato dalla mia generazione. Molti, ovviamente, hanno passato momenti terribili, compresa la depressione, a causa della mancanza di privacy e di libertà. È chiaro che i problemi erano molto evidenti, ma le soluzioni poco disponibili”.
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