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"Giustizia per Gabbo"

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Pubblicato 11/11/2008 alle 14:41 GMT+1

Il capo della polizia si assume la responsabilità della morte di Gabriele

E' passato un anno dalla morte di Gabriele Sandri, tifoso laziale rimasto ucciso da un colpo di pistola sparato dall'agente Luigi Spaccarotella nell'area di servizio dell'A1, Badia al Pino Est (Arezzo).
Il capo della polizia di Stato, Antonio Manganelli, ricorda Gabbo (così era chiamato dagli amici il giovane laziale che oggi avrebbe 29 anni, ndr) in occasione di un seminario di giornalisti a Coverciano, ribadendo in maniera forte il concetto della responsabilità: "Davanti all'uso della pistola per sedare una rissa non si può non parlare di avventatezza. Dissi che mi assumevo la responsabilità di questa morte e lo confermo oggi. Da parte nostra c'é stata piena collaborazione per fare chiarezza in tempi ragionevolmente brevi siamo arrivati al rinvio a giudizio. Confidiamo di arrivare ad una assoluta verità da parte della magistratura".
Manganelli poi, così come il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, ha quindi ricordato in maniera affettuosa la famiglia Sandri: "Sono sempre vicino a loro e in più di un'occasione ho detto alla famiglia di Gabriele cose che resteranno private. Ci siamo incontrati più volte, ho raccolto la disperazione di una famiglia che ha perso un ragazzo per bene che amava la musica e lo sport, morto per una tragedia che la magistratura riuscirà a definire fino in fondo".
In chiusura del suo intervento, infine, il massimo dirigente della polizia di Stato ha poi ribadito che "spetta alle istituzioni spetta valutare disciplinarmente il comportamento dell'agente, però tengo a precisare, visto che si è parlato di lungaggini, che noi dobbiamo seguire la legge che prevede che un procedimento disciplinare può essere attivato solo dopo un procedimento penale".
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