Lo “juventino” Paulo Sousa alla conquista di Firenze

Manca solo l’ufficialità, ma il tecnico portoghese sarà l’erede di Vincenzo Montella sulla panchina Viola. Da giocatore ha vinto tutto, da allenatore ha fallito in Inghilterra ma si è ripreso alla grande grazie alle formative esperienze in Ungheria, Israele e soprattutto Svizzera. Il suo 4-3-3 di stampo “lippiano” porterà sicuramente una ventata di novità nella Fiorentina

Paulo Sousa vince il campioanto svizzero col Basilea 2015 - Imago

Credit Foto Imago

A Firenze non l’hanno presa benissimo. Un po’ perché comunque Vincenzo Montella era amato, rispettato e soprattutto perché sarà obiettivamente complicato ripete o addirittura migliorare i risultati ottenuti in tre anni dall’Aeroplanino. Se poi si considera che l’erede scelto è un ex juventino, la frittata è servita. Non certo una novità nella nobile storia del club toscano, da sempre allergico ai tesseramenti di giocatori con un passato a strisce bianconere.
PAULO SOUSA UN VINCENTE PREDESTINATO - Ecco perché il nome scelto dalla famiglia Della Valle per sostituire Montella non ha certo fatto sorridere la città che, per mano di alcuni tifosi, ha già fatto sentire la propria rabbia. No, Paulo Sousa non è certo la prima scelta di Firenze. Ma forse anche per questo, la sfida del tecnico portoghese sarà ancora più affascinante, intrigante e soddisfacente in caso di successo. Sfide a cui l’ex metronomo lusitano non si è mai sottratto, né da calciatore né nella sua carriera da tecnico. Da giocatore ha vinto tutto, soprattutto con la maglia della Juventus (Scudetto e Champions), prima delle altre due esperienze italiane con Inter (Coppa Uefa) e Parma (1 Supercoppa italiana), oltre all’altra Champions vinta col Dortmund proprio contro la Juve, mentre come allenatore ha spiccato il volo nella periferia europea convincendo i Della Valle soprattutto all’ultima stagione alla guida del Basilea.
CARRIERA: MALE IN INGHILTERRA, RISCATTO IN ISRAELE – Dopo la breve parentesi come vice ct del Portogallo, Paulo Sousa (classe 1970), prova a sfondare in Inghilterra dove però non trova fortuna né al QPR di Briatore (esonerato dopo 20 giornate), poi loo Swansea in Championship (7°), e infine tre mesi al Leiceste. Nel 2011 tenta l'avventura ungherese al Videoton, che lascerà dopo meno di due anni per motivi familiari ma con tre trofei in più in bacheca (2 Supercoppe e 1 Coppa di lega), per poi provare l’avventura Tel Aviv in Israele. E’ la svolta. Perché l’esperienza al Maccabi cambia Paulo Sousa sia come uomo sia come tecnico: vince il campionato, anzi stravince, diventa l’idolo dei tifosi e attira l’attenzione del Basilea che lo tessera nel 2014. In Svizzera il portoghese, un po’ come Allegri con Conte, è intelligente nel non stravolgere il grande lavoro del suo predecessore Yakin, modificando con calma e pazienza la squadra e plasmandola a sua immagine e somiglianza.
PRESSING E 4-3-3 DI LIPPIANA MEMORIA – Una stagione quasi perfetta per il Basilea (sconfitto in finale di Coppa nazionale qualche giorno), ma vincitore del campionato elvetico e capace di arrivare fino agli ottavi di finale di Champions League (ko col Porto) grazie a un girone spettacolare chiuso al secondo posto alle spalle del Real Madrid, ma davanti al Liverpool. L’esperienza alla Juve di Lippi è estremamente presente in tutte le sue squadre. Un 4-3-3 dinamico e fisico, caratterizzato da grande corsa che permette alla squadra di restare compatta e difendersi con ordine (in una sorta di 4-5-1 in non possesso) per poi ripartire a grande velocità una volta recuperata la sfera. Tutto ruota intorno al cervello del centrocampo, un po’ quello che succedeva quando lui era il punto di riferimento di tutti i suoi tecnici, che in Svizzera è stato Frei e che a Firenze potrebbe essere uno tra Pizzarro o Borja Valero. Insomma, un regista con piedi educati, senso della posizione e tempo di gioco, affiancato da due interni classici e non incursori. In avanti spazio a fantasia e soprattutto corsa con i due esterni che dovranno essere capaci sia di offendere ma soprattutto di sapersi sacrificare in fase di non possesso. Bernardeschi e Rossi (se recupererà al meglio), e soprattutto Salah ad oggi, con Gomez che potrebbe rilanciarsi grazie a un tecnico che ama avere una prima punta fisica e forte di testa. Insomma, a Firenze dovranno presto accettare la nuova filosofia dimenticando il tiki-taka montelliano e accettare il 4-3-3 lippiano di Paulo Sousa colorato di bianconero. Mission quasi impossible far breccia nel cuore dei fiorentini vestendo bianconero? Saranno campo e risultati, come sempre, a decretare l’esito finale dell’eterna battaglia all’interno dei cuori e degli animi dei tifosi viola.
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