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Fiorentina e Milan, quando gli "estremi" si toccano

Roberto Beccantini

Aggiornato 26/09/2016 alle 07:25 GMT+2

Chi scrive, apprezza molto Bernardeschi: ha 22 anni e un piglio europeo. Le uniche riserve riguardano il ruolo: ala, mezzala, o trequartista. A me piace nella posizione di ala che stringe, più vicino alla porta. E fuori i gol, per favore.

2016, Tomovic, Niang, Fiorentina-Milan, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Fiorentina e Milan appartengono a quella scala di valori che occupa la periferia del podio. Veniva, Paulo Sousa, dal ricco 2-2 di Udine e Montella dal dolce 2-0 alla Lazio. Ne è uscito uno 0-0 spaccato e incompiuto, come spesso capita tra squadre che vorrebbero osare ma non sempre ne hanno le capacità o il coraggio. Fino al limite dell’area la Fiorentina gioca come giocava la scorsa stagione quando, proprio alla sesta, salì a San Siro e polverizzò l’Inter capolista: a grande velocità, e con buona ampiezza. Dopo, non più: subentra l’ansia, la frenesia. A livello di formazione tipo, Salcedo ha preso il posto di Astori, Milic di Alonso, passato al Chelsea, Carlos Sanchez di Vecino.
Il problema resta il rapporto tra processioni vorticose (di Bernardeschi, di Borja Valero, di Ilicic) e il numero di occasioni, molto esiguo, al di là del rigore calciato sul palo dallo sloveno. Con Kalinic prigioniero di Paletta (soprattutto) e Romagnoli, la Fiorentina deve per principio, e ha dovuto nel caso specifico - ammassare truppe al fronte. La qual cosa, non appena si è accesa la spia della benzina, ha prodotto fratture che avrebbero potuto sabotare il risultato. Chi scrive, apprezza molto Bernardeschi: ha 22 anni e un piglio europeo. Le uniche riserve riguardano il ruolo: ala, mezzala, o trequartista. A me piace nella posizione di ala che stringe, più vicino alla porta. E fuori i gol, per favore.
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Rigore Ilicic errore, Fiorentina-Milan, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Ecco, il Milan. Per un tempo, non pervenuto. Timido, fin troppo basso, le corsie mal presidiate da Calabria e De Sciglio, il centrocampo alla mercé dei rivali, Suso, Bacca e Niang isolati. Un po’ meglio nel secondo, quando Sanchez, Bernardeschi e c. sono calati nella corsa e nel pressing, e la squadra si è allungata, offrendo ai dirimpettai fior di contropiede, alcuni dei quali sprecati (da Suso, da Bacca, dal deludente Niang) o sventati in extremis. Non è la prima volta che il Diavolo di Montella cresce alla distanza. Pigrizia? Calcolo?
Paulo Sousa ha chiuso con Sanchez centrale (un’emergenza, un grosso rischio), Borja Velero mediano, più Tello, Bernardeschi, Babacar e Kalinic. Voleva vincere. Montella, da parte sua, ha sostituito Niang con Locatelli, Bonaventura con Antonelli e Bacca con Luiz Adriano. Voleva non perdere. E dal momento che il calcio è spesso un pasticcio, proprio lui ha sfiorato il colpo gobbo. Penso all’episodio di Luiz Adriano falciato da Tomovic agli sgoccioli degli sgoccioli: rigore o punizione non so, questione di centimetri, ma di sicuro il serbo era da rosso. Per Orsato, niente; per il giudice di porta, idem.
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2016, Arbitro Daniele Orsato, Fiorentina-Milan, LaPresse

Credit Foto LaPresse

La Fiorentina continua a non subire gol in casa, mentre il Milan non ne prende da tre partite. Il penalty di Ilicic è stato un macigno, e la partita tutto sommato divertente. Paulo Sousa deve migliorare un gruppo che dal mercato ha ricavato pedine interessanti, sì, ma non cruciali. Montella, ora che sembra aver trovato la quadra in difesa, deve rendere meno Bacca-dipendente la manovra d’attacco. Cinque gol su otto. Quasi l’intera torta.
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