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Boateng: "Il razzismo c'è e non va ignorato, la tolleranza zero della UEFA è solo uno slogan"

DaAgenti Anonimi

Aggiornato 29/12/2018 alle 12:59 GMT+1

Dal nostro partner Agenti Anonimi

Kevin-Prince Boateng

Credit Foto Eurosport

Basta con il razzismo, non se ne può più. Dopo gli ululati razzisti nei confronti di Koulibaly del 26 dicembre scorso, sono arrivate molte testimonianze di vicinanza e di affetto nei confronti del difensore del Napoli da parte di molti suoi colleghi, ultimo ma non meno importante Kevin Prince Boateng.
Il giocatore del Sassuolo, rimasto vittima anche lui di cori razzisti ai tempi del Milan in amichevole contro la Pro Patria, ha voluto fare la voce grossa ribadendo che il problema in Italia sta a monte e che la cultura di alcuni individui non potrà mai fare un passo in avanti. Ecco le parole, molto dure, dell’attaccante ghanese ai microfoni del Corriere della Sera:
Ho subito dei buu razzisti quando giocavo al Milan ma, mentre lì erano in 50 che mi fischiavano, a San Siro erano circa 10mila e quindi forse più grave. La situazione è ormai peggiorata e io mi sono sentito malissimo per Koulibaly e anche per coloro che hanno dovuto assistere a episodi del genere. Questo è razzismo, non c’è altro da dire. Sappiamo tutti che le persone di colore da alcuni vengono considerate delle scimmie e quindi siamo consapevoli del perché lo fanno. La partita doveva essere sospesa, non dobbiamo darla vinta a quegli individui che fanno cose del genere, non impareremo mai altrimenti
Vorrei solo che la gente capisse cosa significa essere insultato per avere la pelle nera. Dobbiamo aspettare che ci scappi il morto? Molti scrivono che sarebbe meglio ignorare il fenomeno, io non sono per niente d’accordo. Dobbiamo tutti farci coraggio e combattere questa forma di razzismo perché il calcio deve essere una festa, non bastano degli striscioni messi lì a bordo campo durante una partita, servono degli spot a riguardo o una campagna di sensibilizzazione che inizi nelle scuole. La tolleranza zero della UEFA è uno slogan che non ha un senso perché siamo in ritardo e lo saremo per sempre, dobbiamo iniziare adesso, subito
Parole dure quelle dell’attaccante del Sassuolo ma per molti versi più che giuste e comprensibili. Dobbiamo crescere, tutti insieme, capire i valori dello sport, il rispetto per l’avversario ma soprattutto non dobbiamo mai imitare gli individui che fanno certe cose perché ribadiamo che su un campo da gioco ci si deve divertire; il calcio è un gioco e non c’è posto per il razzismo.
Michael Procopio
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