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Ibrahimovic: "Voglio bene al Milan, non avrei mai voluto lasciarlo. Spero di giocare subito"

Matteo Zorzoli

Aggiornato 03/01/2020 alle 15:43 GMT+1

A Casa Milan è il giorno della presentazione dello svedese: "Dopo l'ultima partita con i Los Angeles Galaxy ho ricevuto la chiamata di Paolo Maldini. A 38 anni ho avuto più richieste di quando ne avevo 28. Sono onesto: cercavo adrenalina. A quest'età non giochi per i sold, ma non sono tornato per fare la mascotte"

Zlatan Ibrahimovic si presenta ai propri tifosi a Casa Milan - 2019

Credit Foto Getty Images

Dopo lo sbarco a Milano e la firma che ha sigillato la sua seconda avventura in rossonero, a Casa Milan è il giorno della presentazione di Zlatan Ibrahimovic. Il gigante di Malmoe si presenta ai giornalisti rilassato e con la solita smorfia da guerriero. Il rapporto tra lui il Diavolo è rimasto immutato dal 2012.
Dopo l'ultima partita in America, con i Los Angeles, ho ricevuto la chiamata di Paolo Maldini. Mi ha chiesto quale idee avessi, come stessi. E' strano: a 38 anni ho avuto più richieste di quando ne avevo 28. Sarò onesto: cerco ancora l'adrenalina, a quest'età non giochi per i soldi. Poi ho parlato con Boban... È passato un mese e dopo la partita con l'Atalanta si sono intensificate le chiamate. L'ultima volta ho lasciato il Milan senza il mio ok, la situazione era quella che era. Sono andato al PSG, allo United e ai Galaxy. L'importante è essere qui adesso, il Milan è casa mia, quando sono tornato da Barcellona ho sempre detto che mi aveva ridato la felicità di giocare a calcio. La mia voglia è massima, lo rispetto tanto come club, gli voglio bene.
Qualche mese, ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Zlatan aveva detto che non era convinto del nuovo corso del Milan con il fondo Elliott.
Il Milan è sempre il Milan, l'immagine non si toglie, la storia non si può cambiare. La squadra forse non è quella di prima, sono successe tante cose dopo la cessione di Berlusconi. Io non ho alibi, sono ancora attivo come calciatore: l'importante è quello che succede in campo, sono sempre positivo. Se non ci credessi non sarei seduto qui con queste leggende (Maldini e Boban, ndr.), averli in campo sarebbe meglio ma anche a fianco non è male. Siamo qui per migliorare.
Mino Raiola, l'agente dello svedese, ha paragonato la scelta del suo assistito all'ultima tournée dei Queen...
Dopo l'infortunio sono molto contento di giocare a calcio, avevano pensato che fosse impossibile tornare. Ho lavorato molto e sono tornato, finché posso giocare lo faccio. Con grande spirito e mentalità si può giocare ad alto livello. Devi solo gestire le cose, poi non è che gioco come dieci anni fa. Impossibile, impossibile. Come a 30 o 35. Non bisogna esagerare quando giochi, invece di correre puoi tirare da 40 metri, no?
Ibra ha dato anche una sua prima opinione sui suoi futuri compagni di squadra.
"Come sarò con loro? Molto più cattivo. Adesso che ho due bimbi ho capito come farli crescere. Scherzi a parte, sono me stesso. I compagni sanno come sono, come ti alleni e come giochi la partita. Devi lavorare tanto, duro e forte. Devi sapere soffrire, uno che non lo sa fare non arriva al massimo del suo potenziale. Non a tutti piace soffrire, a me sì. Mi aspetto tanto dai compagni, qualche volta anche più di quel che può uscire da qualcuno. L'importante è fare il meglio, poi non c'è una scorciatoia per gli obiettivi. Piatek? Qui la pressione è altissima, dal club, dai compagni, dai tifosi. Tutto il mondo si aspetta di portare risultati. Si può fare di più e si deve, se giochi qui non sei stato fortunato. Sei venuto qui per i risultati e per fare il tuo lavoro.
A chi gli chiede se finirà la carriera in maglia rossonera, il 38enne di Malmo risponde:
Non si sa mai, quando hai un buon rapporto con tutti... c'è anche questa possibilità. Finché sono attivo cerco le sfide, per dare risultati ovunque. Non mi piace essere una figurina. Se dopo sei mesi faccio cose buone, ok, si continua. Altrimenti non mi interessa. Non sono qui perché sono Ibrahimovic, ricomincio da zero e devo dare risultati. Il passato non mi aiuta, quello che mi dà più adrenalina è lavorare. Devo dimostrare il massimo a me stesso. Io funziono così. Non vengo come una mascotte per stare al fianco del Diavolo e ballare.
Inevitabile l'accenno al post di Materazzi di qualche settimana fa che ha acceso la rivalità tra milanisti e interisti.
I derby sono sempre belli. Io quello di Milano l'ho vissuto da entrambe le parti, l'ho vinto qui e di là. Ho giocato tanti derby in tanti Paesi e quando mi chiedono quale sia il più bello, dico sempre Inter-Milan. Intanto noi pensiamo una partita per volta: oggi c'è un'amichevole, lunedì c'è la Sampdoria. Penso a oggi e domani.
Chiude la conferenza un intervento di Zvonimir Boban, Chief Football Officer del club rossonero.
Siamo molto orgogliosi di abbracciare un personaggio e un giocatore unico. Siamo curiosi di vedere l'effetto trasversale che Zlatan avrà sulla squadra e sull'ambiente. Vista la pista mediatica che Ibra porta, non vorrei che si scordasse l'orrenda e inaccettabile sconfitta di Bergamo. Nessuno della squadra deve nascondersi dietro le spalle larghissime di Zlatan. Noi siamo fieri di averlo con noi e siamo certi che darà una grandissima mano alla squadra.
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L'arrivo di Zlatan Ibrahimovic a Casa Milan: folla rossonera davanti alla sede

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