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Milan, dal 4-3-3 al terzo posto con la Lazio: il fattore Pioli guarirà il Diavolo malato?

Matteo Zorzoli

Aggiornato 08/10/2019 alle 15:44 GMT+2

Le quotazioni dell'ex tecnico viola per la panchina del Milan sono salite dopo che l'Inter ha fatto muro per la buonuscita di Luciano Spalletti. La discontinuità con Giampaolo parte dal modulo di gioco, ma nel passato dell'allenatore parmense c'è anche una qualificazione ai preliminari di Champions, un miraggio per i tifosi rossoneri

Stefano Pioli, sulla panchina dell'Inter nel 2017

Credit Foto Getty Images

Giampaolo out. La nona rivoluzione rossonera degli ultimi cinque anni sta ormai facendo breccia a Milanello. Il 4-3-1-2 dell’allievo di Galeone è stato bocciato dopo appena 2 mesi di scappatella estiva e questa volta l’addio fa ancora più male. Già perchè se nel post Allegri, Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic, Brocchi, Montella e Gattuso portavano freschezza, ma non un’idea di gioco consolidata causa le giovani carriere in panchina, il tecnico abruzzese rappresentava nel cuore dei tifosi rossoneri il sogno di una redenzione tattica che tanto è mancata negli ultimi tempi. Un sogno che si è trasformato presto in un incubo nella nefasta notte di San Siro in cui Ribery e la Fiorentina hanno umiliato il Diavolo. A Genova è arrivato il risultato, ma non la svolta tecnica e così Maldini e Boban, con la delega delle alte sfere di Elliot, hanno individuato due profili papabili: Spalletti, ancora sotto contratto con l’Inter e Pioli, reduce dall’esonero dei Della Valle della scorsa stagione. La suggestione del primo è sfumata quando si è capito che la buonuscita della dirigenza nerazzurra era un affare troppo intricato. Il secondo, corteggiato anche da Genoa e Samp, le altre due malate di questa seconda sosta delle nazionali, è rimasto alla finestra fino a quando è arrivato il suo momento. Ora mancano solo i dettagli, salvo clamorosi ribaltoni.
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Stefano Pioli sarà il prossimo allenatore del Milan?

Credit Foto Getty Images

L’apice della carriera con Inter e Lazio

Ognuno ha diritto a 15 minuti di celebrità, direbbe Andy Warhol. Attenzione, però. Quella di Stefano Pioli a Milano non sarebbe la prima grande occasione della vita. L’allenatore emiliano ha già alle spalle stagioni ad alti livelli nel calcio italiano. Nel novembre del 2016 era stato chiamato sulla sponda nerazzurra del Naviglio per risollevare una squadra allo sbando dopo la gestione de Boer. Al primo impatto Pioli fece bene, infilando 9 vittorie di fila tra coppe e campionato, ma alla resa dei conti la sua esperienza interista terminò con un esonero prima della fine della stagione, con la squadra che non andò oltre il 7° posto. Il suo miglior risultato in Serie A? Il terzo posto con la Lazio nel 2014/15 con Klose, Keita, Felipe Anderson, de Vrij, Ledesma e Candreva con annessa qualificazione ai preliminari di Champions League. Un miraggio di questi tempi dalla parti di Milanello.

Le ultime stagioni di Pioli in A

StagioneSquadraPiazzamento
12/13Bologna13°
13/14BolognaEsonerato
14/15Lazio
15/16LazioEsonerato
16/17InterSubentrato/Esonerato
17/18Fiorentina
18/19FiorentinaDimissioni

Il sistema di gioco e i possibili interpreti

Se sarà Pioli a curare il Diavolo malato di questo primo scorcio di stagione, la discontinuità con il suo predecessore si manifesterà, almeno inizialmente, nel modulo. L’ex Fiorentina predilige il 4-3-3 che a volte assume le sembianze di un 4-2-3-1. In questo caso è facile immaginare che la squadra rossonera proporrebbe Calabria (o Conti) a destra e Romagnoli e Musacchio come coppia centrale. A sinistra, invece, Pioli predilige il terzino che attacca, l’ultimo che ha avuto a Firenze è stato Biraghi. Il profilo perfetto a Milano sarebbe Theo Hernandez.
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2016, Stefano Pioli, Lucas Biglia, Lazio, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Ama il regista, il fulcro del suo gioco essenziale, ma mai banale. Il tecnico parmense ha già avuto in squadra Biglia a Roma. Potrebbe partire da lui per avere sicurezze e analogie con il passato, anche se il centrocampista ha perso velocità nello stretto negli ultimi tempi. Davanti Pioli vuole un "9" nella sua accezione più pura (Piatek, insomma) con i due esterni offensivi a piedi invertiti. Suso, tanto criticato dai tifosi, per ora non dovrebbe sedersi in panchina. Dalla parte opposta Leao parte meritatamente in prima fila. Ma non scordiamoci di Rebic e Bonaventura. Il nuovo tecnico rossonero potrebbe, infine, affidare la parte meno razionale del suo gioco a Paquetà, il giocatore di maggior prospettiva della rosa, un po’ come lo era Chiesa nella sua Fiorentina,un ruolo “liquido" tra le due linee offensive. Ma prima di immaginare il Milan del dopo Giampaolo, Pioli deve mettere una firma su un contratto. Le prossime ore saranno decisive.
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