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Da bomber Brignoli a Consigli para-rigori: alla scoperta di Francesco Farioli 'mago dei portieri'

Francesco Balducci

Aggiornato 15/01/2020 alle 12:29 GMT+1

Da tre anni nello staff di Roberto De Zerbi, il preparatore dei portieri del Sassuolo è alle spalle di tanti grandi accadimenti legati agli estremi difensori della nostra Serie A. Dal gol di Brignoli al Milan al record di rigori parati da Consigli nel 2019, passando per l’esordio del giovane Turati eroe dei neroverdi allo Stadium.

Francesco Farioli, copertina Sassuolo 2020

Credit Foto Eurosport

Come tutte le cose all’apparenza semplici da capire, quello del portiere è un mestiere sottovalutato. Se non altro per le contraddizioni che nasconde. Dopo aver parlato con Francesco Farioli, preparatore dei portieri del Sassuolo Calcio, ci si rende conto che quando una cosa ‘non è per tutti’ nel gruppo dei prescelti si trovano sempre delle storie da raccontare. Prendiamo ad esempio proprio Francesco che, con una laurea in Filosofia, da quando ha 21 anni si dedica al mondo dei portieri. Prima di entrare nello staff di Roberto De Zerbi (rocambolesco anche il modo in cui si sono conosciuti, vedrete) ha fatto esperienza sia nelle serie minori che in Qatar come Senior Goalkeeper Coach del settore giovanile della nazionale. È molto affascinante questo lato quasi pionieristico nel suo percorso di crescita e di formazione, il tutto sommato a una carta d’identità poco sgualcita (parliamo di un classe ’89) che lascia presagire una carriera ricca di traguardi importanti.
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Francesco Farioli, Sassuolo

Credit Foto Eurosport

Il ruolo del portiere. Perché da bambini nessuno vuole mai giocare in porta? È stato così anche per te?
Mi viene in mente la canzone di Cesare Cremonini Nessuno vuole essere Robin. C’è un po’ di solitudine e di unicità in questo ruolo: il portiere indossa una maglia diversa e può giocare il pallone con le mani. Forse è questo che mi ha fatto avvicinare al ruolo (e magari allontanare la maggior parte dei bambini). La verità è che il portiere è quello che ha più responsabilità in mezzo al campo e alla fine ritira sempre meno premi, è l’antitesi estrema del calcio.
Un ruolo romantico, insomma. Peraltro sei laureato in filosofia, c’è un’attinenza tra le due cose?
Sicuramente mi ha aiutato ad affrontare ogni sfida con occhi sempre nuovi, i dogmi del calcio non devono mai essere un limite per sviluppare nuove idee di gioco. Stiamo attraversando una fase di cambiamento, meno romantica e solitaria per l’estremo difensore. Si tende a portarlo sempre più all’interno dell’azione. Oggi il portiere è un giocatore ‘super-specializzato’: deve possedere le nozioni di un calciatore di movimento più quelle attinenti al suo ruolo.
Portieri Sassuolo, stagione 19/20
Un concetto molto vicino al calcio di De Zerbi...
Esatto. Ho conosciuto De Zerbi grazie ad un articolo che avevo scritto sul suo Foggia quando abbiamo giocato contro ai tempi in cui ero alla Lucchese. È finito sulla sua scrivania e da quel giorno è nata una connessione. Ho avuto l’opportunità di conoscerlo l’estate dopo e, quando ha avuto la possibilità di portare con se il suo staff al completo, ha scelto me. A Benevento è stata la mia prima esperienza in Serie A, avevo 27 anni. Il mio contributo è quella di supportare la sua prospettiva di gioco, con lui sono cresciute delle idee. In questi tre anni, da Benevento a Sassuolo, con tutto lo staff abbiamo formato una specie di laboratorio: Roberto tiene molto in considerazione il nostro parere, è un confronto continuo.
Stai ottenendo risultati importanti a Sassuolo, Consigli è stato il miglior para-rigori del 2019. Qual è il segreto di questo record?
Andrea è un talento assoluto, come Pjanic con le punizioni. Ne ha parati talmente tanti nel corso della sua carriera che possiamo tranquillamente dire essere uno dei migliori d’Europa nel fondamentale. Non c’è un vero proprio segreto anzi, è l’aspetto che curiamo meno nel corso dei nostri allenamenti. Il calcio di rigore è un momento, il talento sta nel saper captare anche le sensazioni dall’istante in cui viene concesso dall’arbitro alla trasformazione: può essere fischiato al primo o all’ultimo minuto, sotto la tua curva o quella avversaria. In questo Consigli è bravissimo, ha un sensibilità unica nell’indurre chi calcia ad andare dove vuole lui vada. L’unica cosa che facciamo è fornirgli statistiche e trend sui rigoristi, niente di più.
Consigli, re dei para-rigori
C’è un altro evento degno di nota che riguarda i portieri neroverdi: la prestazione superlativa del classe 2001 Stefano Turati all’esordio in Serie A contro la Juventus...
Stefano ha una storia molto particolare, non ha avuto un percorso semplice nelle giovanili. Da quelle dell’Inter era passato in Serie C al Renate, non era proprio in rampa di lancio. Mi aveva colpito per la sua grande forza muscolare. Quando abbiamo scelto la rosa per il ritiro estivo ho voluto che lui si aggregasse da subito con noi per capire quale sarebbe stata la risposta nell’allenarsi con la prima squadra. Devo ammettere che mi ha stupito, la sua capacità di apprendere e eseguire delle richieste ben precise mi ha rapito e fatto cambiare opinione su di lui. È stata una grande soddisfazione non dover tornare sul mercato dopo gli infortuni di Consigli e Pegolo. Dare spazio a Turati contro Juventus e Cagliari e Alessandro Russo in Coppa Italia, entrambi 2001, non è una cosa che fanno tutte le società.
Gli hai detto qualcosa in particolare prima dell’esordio?
Ha parlato con il mister la sera prima, solo allora ha saputo che avrebbe giocato. Io il giorno della partita l’ho trattato come se davanti a me avessi avuto Consigli, alla fine i 90 minuti sono solo la prosecuzione degli allenamenti settimanali. Ho scelto di non dire niente in particolare per non aggiungere pressioni su di lui, anche perché la partita era già carica di motivazioni di per sé. Quel 1 dicembre 2019 se lo ricorderà per tutta la vita.
Dicembre è un mese magico per te, allora! Se ti dicessi 3 dicembre 2017?
Impossibile da dimenticare: il gol di Brignoli al 95esimo, Benevento-Milan 2-2.
Quote Brignoli, Farioli Sassuolo 2020
Il preparatore dei portieri del Benevento eri proprio tu, cosa ti ricordi di quel momento?
Fino a quel momento (15^ giornata) eravamo a zero in classifica, quel maledetto punto sembrava stregato. L’ultima cosa che ricordo è Cataldi che si avvicina alla palla per calciare, da quel momento il delirio. Ho iniziato a realizzare tutto solo tre giorni dopo. C’è un aneddoto legato a questo gol perchè in uno dei primi allenamenti fatti con lui stavamo facendo un lavoro improntato sulla copertura della profondità e il portiere aveva il compito di respingere il pallone di testa cercando di segnare nella porta di fronte. C’è da dire che non ci conoscevamo molto essendo all’inizio, infatti era scettico sull’utilità di questo lavoro. Se guardate bene, a fine partita c’è un immagine dove ci strattoniamo. In quel momento gli ho detto: ‘hai visto a cosa serviva l’esercizio?’.
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