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Mihajlovic: "Medici straordinari. Non ho più lacrime, mi sono rotto le palle di piangere"

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Aggiornato 30/11/2019 alle 10:30 GMT+1

Nella sala stampa dello stadio Renato Dall'Ara si è presentato Sinisa Mihajlovic, accompagnato dai medici dell'ospedale Sant'Orsola che l'hanno avuto in cura in questi quattro mesi. Visibile la sua commozione, quando la squadra entra per fargli una sorpresa, lui esclama: "Mi fanno sempre sorprese. Fanno di tutto pur di non doversi allenare". Poi aggiunge: "Sono incazzato nero con loro".

Sinisa Mihajlovic in conferenza stampa

Credit Foto Imago

Nella sala stampa dello stadio Renato Dall'Ara si è presentato Sinisa Mihajlovic, accompagnato dai medici dell'ospedale Sant'Orsola che l'hanno avuto in cura in questi quattro mesi. Visibile la sua commozione, il tecnico del Bologna prende la parola quando la squadra entra per fargli una sorpresa. Mihajlovic esclama:
Mi fanno sempre sorprese. Fanno di tutto pur di non doversi allenare
Parla Blerim Dzemaili a nome di tutto il gruppo:
Dirti che ci sei mancato è poco. Siamo contentissimi che ti abbiamo ritrovato. Sappiamo che non sei molto contento di noi ma cercheremo di renderti di nuovo felice. Grazie per essere tornato con noi
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Blerim Dzemaili e la squadra con Sinisa Mihajlovic in conferenza stampa

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Queste le parole di Sinisa Mihajlovic:
Voglio ringraziare tutti anche se potevate essere anche di più ma per motivi di prevenzione non posso stare tanto tempo chiuso in una stanza con tante persone. Siamo in 20-25 persone. Questa è un’altra dimostrazione di vicinanza e affetto come negli ultimi quattro mesi. L’ultima volta ci siamo sentiti il 13 luglio per l’annuncio della malattia, pensavo fosse giusto fare una conferenza con i medici adesso per spiegare il mio stato di salute
In questi quattro mesi difficili ho conosciuto al Sant'Orsola medici straordinari, infermieri che mi hanno supportato e sopportato: so che ho un carattere forte, difficile ma loro sono stati meravigliosi con me. Una malattia del genere è difficile da affrontare, fisicamente e psicologicamente. Ho capito subito di essere nelle mani giuste. Li ringrazio tutti di cuore, anche per la vicinanza alla mia famiglia (si interrompe per la commozione, ndr). Il percorso è stato positivo. Sono stati tutti fondamentali, senza di loro non avrei fatto quello che ho fatto. Li ringrazierò per tutta la vita per quello che hanno fatto per me. Io rimango qua, loro devono tornare in ospedale a salvare altre vite
E' quindi il turno del Dottor Michele Cavo dell’Istituto di Ematologia Seragnoli dell’Ospedale Sant’Orsola, con cui Mihajlovic ha uno scambio di battute:
In questi quattro mesi ho pianto, non ho più lacrime, mi sono rotto le palle di piangere
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Sinisa Mihajlovic e il Dottor Michele Cavo in conferenza stampa

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Il Dottor Michele Cavo spiega:
"La diagnosi ricevuta è quella di una leucemia acuta mieloide: vuol dire che un particolare tipo di globuli bianchi vanno incontro ad un processo di arresto della loro maturazione e proliferano senza controllo. Questo porta il midollo osseo a perdere la sua capacità di produrre globuli e piastrine. Questo è avvenuto pochissime ore dopo la prima visita ematologica e in quel momento avevamo una diagnosi astratta. Nell'arco di pochi giorni abbiamo effettuato una serie di accertamenti per identificare se queste cellule tumorali producessero proteine per tracciarne il loro identikit. Inoltre c'era da capire se c'erano alterazioni e se 30 geni, quelli più coinvolti di solito, avessero o meno delle mutazioni. Un evento che non è innescato da fattori esterni ma si realizza perché più eventi genetici trasformano il DNA del paziente. Fare tutto questo percorso è utile, perché ci dà delle conoscenze relative alla biologia della malattia e perché ci permette di scegliere terapie mirate. Nel caso di Sinisa questo processo ci ha consentito sin dall'inizio di avere certezza che il suo percorso avrebbe previsto il trapianto se avessimo trovato un donatore compatibile. L'approccio è stato classico, fatto di farmaci chemioterapici in due cicli. Il primo ciclo è durato più di 30 giorni, il secondo è stato più breve. In tutto 43 giorni perché noi utilizziamo farmaci efficaci ma stupidi, che non riconoscono cosa è buono e cosa è cattivo. Questo vuol dire che per uccidere tutte le cellule tumorali abbiamo dovuto uccidere le cellule residue e così il midollo osseo era sospeso dalle sue funzioni. È una storia comune ad altri pazienti. Il risultato dopo il primo ciclo è stato molto positivo: l'obiettivo era di far sparire le cellule tumorali e stabilizzare il midollo osseo. Nel secondo ciclo abbiamo ripetuto la stessa storia ma più breve. Siamo partiti subito con la ricerca del donatore più compatibili, prima nell'ambito dei familiari e poi allargando il raggio d'azione nei registri dove poi l'abbiamo trovato. Esattamente un mese fa abbiamo effettuato il trapianto, necessario per consolidare la situazione. Sinisa mi ha detto di voler chiudere oggi un cerchio aperto quattro mesi fa e dal suo punto di vista è legittimo; dal nostro però quel cerchio non è ancora chiuso. Dalla stampa ho colto un affetto trasversale che sicuramente gli ha dato forza, ha sempre visto le cose in positivo ma a dispetto di un carattere robusto e vigoroso si è sempre fidato di noi".
Francesca Bonifazi, dell’Istituto di Ematologia Seragnoli dell’Ospedale Sant’Orsola, afferma:
"Per fare un trapianto occorre un donatore. La donazione ha tre caratteristiche: è volontaria, gratuita, anonima. Il trapianto non è un intervento chirurgico, ci tengo a sottolinearlo. Oggi possiamo dire che le cellule hanno attecchito ed è stato un passo fondamentale; inoltre ad oggi non ci sono complicanze cliniche. Il decorso post trapianto è stato regolare. Ma occorre cautela: i primi 100 giorni sono molto delicati, il sistema immunitario è ancora molto fragile. Il ritorno alla vita normale di Sinisa avverrà gradualmente, valuteremo di volta in volta se ci sarà la possibilità di essere presente. Non c'è una tempistica definibile per considerare passata la malattia: il bollino del guarito viene dato dopo 5 anni".
Claudio Fenucci (ad Bologna):
"Penso che la vicenda di Sinisa abbia dato un aspetto diverso alla comunità del calcio: in ogni stadio c'è sempre stato un grande apprezzamento, calore e solidarietà. Bisogna continuare a dare visibilità a questi messaggi civili, è un impegno che ci dobbiamo prendere per restituire la passione e il calore dei tifosi".

Mihajlovic sui tifosi

Ringrazio tutti quelli che hanno scritto lettere, messaggi, che sono andati in pellegrinaggio, che hanno fatto striscioni e cori in tutti gli stadi. È stato molto bello, mi sono sentito protetto e voluto bene, nel mio mondo, quello del calcio, come una famiglia. I tifosi del Bologna mi hanno adottato come un fratello, come un figlio

La famiglia e la moglie

Ringrazio tutta la società. Sono stati unici e non hanno mai messo in dubbio né la permanenza al Bologna né nessun’altra cosa. Un ringraziamento particolare va alla mia famiglia e ai miei figli, a mia moglie che è stata tutti i giorni con me e mi ha dimostrato un’altra volta, e non ce n’era bisogno, di essere fortunato ad avere una donna accanto come lei. Forse è l’unica persona che conosco che ha più palle di me. Ti amo amore. E poi i miei figli che sono la mia vita. Per il trapianto di midollo i miei tre figli - si può solo fare con quelli maggiorenni - hanno accettato subito di fare tutto. Una grande dimostrazione di amore verso di me. Potrebbe essere scontato ma non è così, loro l’hanno fatto. Ringrazio mio fratello che ha donato anche lui e mia madre che vive in Serbia

"Non mi sono mai sentito un eroe, ma sempre un uomo"

Io ho passato quattro mesi e mezzo tosti perché sono stato rinchiuso in una stanza d’ospedale da solo, con aria filtrata, acqua filtrata. Il mio più grande desiderio era prendere una boccata d’aria fresca, ma non potevo. Non mi sono mai sentito un eroe, ma sempre un uomo con tutte le sue fragilità. Queste malattie non le puoi vincere solo con il coraggio, ma servono le cure. Voglio dire a tutti quelli che hanno qualche altra malattia grave che non si devono sentire meno forti se non affrontano la malattia come ho fatto io. Non c’è da vergognarsi ad avere paura, a essere disperati, l’unica cosa da non perdere è la voglia di vivere. È una malattia bastarda e ci vuole molta pazienza, perciò non devono pensare quando entrano a quando usciranno. Devono porsi obiettivi, a breve termine, e non devono mai mollare. Alla fine se sei forte e se ci credi, poi arriva il sole. Ci possono essere complicanze ma tu guarisci. Passare quattro mesi in una stanzetta non è facile, la forza la devi trovare dentro e attraverso la gente che ti vuole bene. La paura c’è ma ti fa rigare dritto. Ieri mi sono preso un giorno libero, ci sono momenti di stanchezza. Prendo 19 pastiglie al giorno, la prima volta sono dimagrito 13 chili, ora 9. Il mio obiettivo era tornare a dormire a casa mia, fare le visite in ospedale ma non dormire più lì. Ho perso anche il gusto. Se mangio una bistecca o questo foglio di carta per me è uguale, ma spero dopo questa esperienza di uscire come uomo migliore. Mi godo tutto della mia giornata, vedo tutto in un’altra maniera. Dai importanza a cose di cui prima neanche ti accorgevi, questo è bello e spero rimarrà così

"Sono incazzato nero con la squadra"

Ora voglio parlare di Mihajlovic allenatore del Bologna. Sapevo che con questa mia malattia avrei condizionato la squadra, la classifica, l’atteggiamento, le partite giocate. Ho cercato sempre di essere presente e tutti i giorni ho fatto sacrifici per arrivare a questo obiettivo. Speravo di vedere un po’ di questa forza, di questo sacrificio in campo, ma non sempre è stato così. Sono incazzato nero, ho detto ai ragazzi che bisogna dare il 200% d’ora in poi. Chi non lo fa avrà problemi con me, e vi assicuro che non è una cosa bella. Voglio tornare a vedere il Bologna visto l’anno scorso e in certe partite di quest’anno. Bisogna dare tutto senza guardare in faccia nessuno. Giocherà chi se lo merita, chi ha coraggio, chi fa quello che gli dico. Noi non abbiamo né Cristiano Ronaldo, né Messi. Giocherà chi fa quello che gli dico, altrimenti fuori, chiunque sia
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Sinisa Mihajlovic in conferenza stampa

Credit Foto Imago

"Io sono ancora qua"

Quando sono uscito con mia moglie dall’ospedale è apparsa una frase di un mio amico, Eros: 'Più bella cosa non c’è'. Era la frase più adatta in quel momento perché sono uscito dall’ospedale e potevo tornare a casa mia. Ora ne voglio dire un’altra, di Vasco Rossi: 'Io sono ancora qua'

L'affare Ibrahimovic

Ci siamo sentiti una decina di giorni fa, adesso vediamo quello che succede. Lui verrebbe per me, per l’amicizia che ci lega, ma capisco che ci sono anche altre soluzioni. Prima di prendere qualsiasi decisione, lui mi chiamerà ma adesso è tutto in stand-by. Prima del 10 dicembre è difficile che accada

L'affetto del mondo del calcio

L'ho sentito vicino. Prima della malattia dividevo la gente, con la malattia sono quasi riuscito ad unirla. Penso ai tifosi juventini che mi hanno applaudito ed è stato molto bello e commovente. Credo abbiano riconosciuto in me una persona che si è mostrata per quello che era, a Verona per esempio ero già debilitato ma avevo fatto una promessa alla squadra
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Sinisa Mihajlovic in conferenza stampa

Credit Foto Imago

Tutti i messaggi sono stati piacevoli, dai bambini ai vip. Ho ricominciato a parlare con tante persone che non sentivo da tempo come Roberto Mancini. Ho un'età dove è difficile trovare nuove amicizie e allora bisogna tenere strette quelle che ho

Le trasferte

Si ragiona giorno dopo giorno. Per ora posso andare a Casteldebole, non devo stare al chiuso con molta gente per troppo tempo, posso stare all'aperto ma senza prendere sole. Non posso andare allo stadio ma magari fra dieci giorni la situazione cambia. Io conto di esserci contro il Milan o contro l'Atalanta. Le trasferte posso farle solo in macchina ma naturalmente non quelle troppo lunghe

Allenatore a distanza

Inusuale e difficile. Però ho visto gli allenamenti in diretta, potevo parlare con i giocatori e con lo staff, ho fatto tutto però non ero presente e questo fa la differenza. Sapevo che all'inizio i giocatori avrebbero dato tutto poi però avrebbero avuto un calo. Adesso, tornando un po' alla normalità, sono sicuro che si cominciano a fare le cose come si deve ogni giorno. Fare tabelle e obiettivi? Mi è servito tanto perché passavo tante ore attaccato ai macchinari. Guardando gli allenamenti e parlando con i giocatori è stato utilissimo. Dopo la partita con la Samp ho parlato alla squadra dicendo che non sapevo quando ci saremmo potuti risentire visto che avevo il trapianto da affrontare
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Sinisa Mihajlovic in conferenza stampa a Bologna

Credit Foto Eurosport

Mi ero ripromesso di incazzarmi di meno ma non ce la faccio (ride, ndr). Avrò più pazienza ma sarò più tosto di prima

Come viveva le partite

Si sentivano urla da tutte le parti e le infermiere non entravano perché sentivano che ero arrabbiato ed era inutile fare i controlli. Non vedevo l'ora di seguire le partite perché speravo di vedere la squadra che giocava come piaceva a me, ma sapevo che sarebbe stato difficile senza un allenatore che gli sta sempre addosso. I momenti peggiori sono stati a luglio quando non c'erano partite da vedere

VAR

Il VAR è utile ma ci sono situazioni che non capisco in pieno come per i tocchi di mano. Con il fuorigioco siamo sicuri che non si sbaglia ma sono comunque contento perché serve. Magari bisogna fare delle regole più chiare. Devo dire che in questi mesi ho avuto altro da pensare
Interviene Fenucci sul VAR:
"Credo sia utile capire cosa vogliamo noi società dal mondo arbitrale. Se noi pretendiamo che il VAR sia la moviola in campo è un indirizzo sbagliato; credo piuttosto che debba correggere i gravi errori dell'arbitro. Dovremmo smetterci di lamentarci a caldo delle decisioni del VAR".

Il secondo tempo di Brescia

Sicuramente è stata una bellissima sorpresa vedere i giocatori in ospedale dopo quella partita. Penso che se il Brescia non fosse rimasto in 10 non avremmo vinto. Sono stato contento ma allo stesso tempo guardavo le cose che non sono andate bene

Panchina d'oro

Questo premio lo accetterei solo se è legato a quello che ho fatto in campo con il Bologna. Se me lo danno perché sono malato non mi serve, non lo voglio
Termina così la conferenza stampa di Sinisa Mihajlovic dopo circa un'ora e 35 minuti.
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