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Juventus-Suarez, c'era l'accordo per 10 milioni all'anno: poi il caso cittadinanza e il dietrofront

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Pubblicato 14/01/2021 alle 10:42 GMT+1

SERIE A - Il verbale di Paratici ai pm di Perugia conferma l'accordo con il centravanti uruguaiano ex Barcellona: l'intesa era sulla base di 7,5 milioni l’anno che, in caso di bonus, potevano diventare anche 10. A riportarlo è la Gazzetta dello Sport che cita stralci del verbale pubblicato dal quotidiano La Nazione.

Luis Suarez a Perugia per l'esame di italiano

Credit Foto Eurosport

Luis Suarez era della Juventus! Il suo contratto partiva da una base di 7,5 milioni di euro l’anno e poteva arrivare fino a 10 con il raggiungimento di alcuni bonus. Un accordo biennale che aveva una clausola di recesso in favore della società dopo la prima stagione. Sono queste rivelazioni fatte da Fabio Paratici al procuratore capo di Perugia Cantone e ai due pm Abbritti e Mocetti nell’interrogatorio dell’11 novembre nell’ambito dell'esame farsa. Secondo gli stralci del verbale pubblicato da La Nazione, citati dalla Gazzetta dello Sport, l'accordo fu raggiunto il 30 agosto, ma poche ore dopo, Paratici inviò un sms a uno degli avvocati dell’uruguaiano per capire lo status del giocatore. A quel punto, corsa disperata per perfezionare tutti i documenti e ricerca del contatto che poi ha portato all'esame finito nel mirino degli inquirenti.
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Nel confronto con i magistrati, Paratici ha spiegato che - verificando l’impossibilità di poter avere la cittadinanza in tempo utile per il tesseramento - la Juve decise, verso il 12-13 settembre, di rinunciare all’operazione. L’avvocato di Suarez disse al dirigente juventino che il giocatore avrebbe comunque sostenuto l’esame. Proprio il tempo fra la decisione della Juve e lo svolgimento dell’esame è uno dei punti su cui indagano i magistrati per la possibilità che il club abbia saputo dell’inchiesta in corso.
Nel verbale si chiarisce anche il motivo per il quale Paratici è indagato per "false dichiarazioni". L’11 novembre, il dirigente della Juve ha detto di escludere "di aver avuto contatti con il Ministero dell’Interno o con altri Ministeri". Ma due giorni dopo, la ministra delle infrastrutture, Paola De Micheli, davanti ai magistrati riferisce proprio del contatto telefonico con Paratici, "concittadino e amico d'infanzia per verificare se si potesse in qualche modo completare l’iter, chiedendomi a tale fine un supporto". Negli atti ci sono anche i messaggi whatsapp fra la ministra e il capo di gabinetto del ministero dell’Interno: "C’è un contatto per accelerare?", la richiesta.
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