Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Calcio, Serie A. Stadi aperti? Tutto molto bello, a patto che ci sia civiltà

Davide Bighiani

Aggiornato 22/09/2021 alle 12:01 GMT+2

CALCIO – Il ritorno allo stadio post Covid è stato segnato anche da alcuni deprecabili fatti di violenza, verbale e fisica, di cui avremmo fatto volentieri a meno. Davvero non siamo in grado di rispettare le regole di base del vivere comune? Assistere allo sport a queste condizioni ha davvero poco senso. E si parla di riapertura totale...

"Back Home": tifosi del Milan

Credit Foto Getty Images

Domenica 12 settembre ho portato mio figlio allo stadio. Si chiama Manuel, ha 6 anni e non ha ancora una squadra del cuore ben definita: avrà tempo per farsi una propria identità calcistica, ma mi sembra giusto iniziarlo allo sport dal vivo e ho deciso di cogliere la palla al balzo. A San Siro si giocava Milan-Lazio, non male come rientro.
Andare allo stadio è bellissimo, sfido chiunque a dire il contrario: l’impagabile sensazione di salire gli scalini, affacciarsi al campo verde, magari sotto il sole di settembre che somiglia ancora a quello di agosto e vedere palleggiare calciatori che per oltre un anno e mezzo hai potuto vedere solo sul piccolo schermo. E poterlo fare – con le dovute precauzioni – in mezzo alla gente, quindi condividendo gioie, dolori, reazioni, aggiunge sicuramente qualcosa.
picture

Stadio San Siro, con limitazioni

Credit Foto Getty Images

Il confine tra tifo sano e tifo esagerato a volte è labile però: e dopo tanto tempo chiusi in “gabbia” causa Covid, forse il ritorno a poter esternare le proprie emozioni in maniera così libera è sfuggito un po’ di mano ai più. Succede quindi che nel corso di Milan-Lazio, quando la partita comincia a farsi un po’ più combattuta, anche gli animi dei tifosi ospiti si siano scaldati un po’ troppo: due bottigliette piene (che non dovrebbero poter entrare nella struttura) piovono vicino alle nostre teste, facendo scattare il panico generale.

Il caso Bakayoko

Coperti i bambini, scattano le segnalazioni agli addetti ai lavori, che servono il giusto ma quanto meno aiutano a calmare un po’ le reazioni di chi, dopotutto, è allo stadio per godersi una partita e non ha nessuno voglia di guardarsi le spalle, intimorito. Bastasse questo. Al momento dell’ingresso in campo di Bakayoko, poi ammonito e quasi espulso, ecco i cori razzisti di cui certamente non sentivamo la mancanza.
Ad alcuni tifosi della Lazio e ai loro cori razzisti verso me e mio fratello Franck Kessie' dico che siamo forti e che siamo orgogliosi del colore della nostra pelle. Ripongo la massima fiducia nel club e spero che vengano identificati (Tiémoué Bakayoko)
picture

Bakayoko in azione durante Milan-Lazio - Serie A 2021/2022

Credit Foto Getty Images

Maignan e non solo

Fortunatamente Milan-Lazio va in archivio senza ulteriori disordini (e io non ricevo troppi rimproveri da mia moglie, ndr), ma siamo ancora in attesa che quei sedicenti tifosi siano identificati. Così come non vediamo l’ora che sia assicurato alla giustizia quel “chiamatelocomevoletemanontifoso” della Juve che allo Stadium ha coperto di insulti razzisti Mike Maignan prima del fischio d’inizio di Milan-Juve: gli improperi rivolti al numero 1 rossonero sono talmente brutti da far rabbrividire. L’unica cosa positiva di questa vicenda è che il video, uscito sui social, ora darà modo alle autorità di prendere provvedimenti.
Non sono una vittima del razzismo. Sono Mike, in piedi, nero e orgoglioso. Finché potremo usare la nostra voce per cambiare le cose, lo faremo. (Mike Maignan)
Non è finita: a Udine, i soliti cosiddetti tifosi si sono divertiti a prendere in giro Spalletti e i napoletani con i soliti cori beceri. E poi ancora: le notizie che vengono dall’estero, con i cori dei tifosi ungheresi indirizzati ai giocatori di colore dell’Inghilterra e le partite sospese in Francia, tra lanci di bottiglie e insulti razziali.
picture

Mike Maignan (Juventus-Milan)

Credit Foto Getty Images

Riflessione

E allora una riflessione è d’obbligo: andare allo stadio è bello, bellissimo ma dover tornare a fare i conti con questi comportamenti è davvero un passo indietro per tutti. Non siamo qui certo a fare i bacchettoni contro il tifo organizzato, ma se sono questi i modi di tornare a tifare dal vivo allora tanto vale rimanere ad accessi più limitati e controllati (mentre si parla già di riapertura totale a breve): perché se i bambini devono accedere alle strutture in queste condizioni, dovendo ascoltare cose indicibili e rischiando di ricevere una bottiglietta in testa, non ha davvero senso.
Ci sono giocatori a cui non interessa lottare contro il razzismo, spesso sono bianchi, banalizzano e minimizzano, e invece ci sono quelli che pensano a come cambiare le cose
Ci accodiamo alle parole di Lilian Thuram. Tutti dobbiamo agire affinché le cose cambino, ed è ora di farlo in fretta. Più controlli, più sanzioni, più musi duri, più voglia di reagire, e non solo via social: finché verrà un momento (si spera) in cui il rispetto e la civiltà la faranno da padroni.
picture

Lukaku contro il razzismo: "FIFA e UEFA devono intervenire"

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità