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Fabrizio Miccoli scarcerato, torna a parlare: "Ho commesso un grosso errore, ma non appartengo a quel mondo"

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Pubblicato 07/06/2022 alle 15:41 GMT+2

Scarcerato dopo aver presentato ricorso, l'ex fantasista di Juve e Palermo scrive sui social per chiedere scusa per i fatti di cronaca che lo hanno visto coinvolto: "Dodici anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino..."

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Fabrizio Miccoli è tornato in libertà e ora torna anche a parlare: l'ex attaccante di Palermo, Lecce, Juventus, Fiorentina e della Nazionale italiana era stato condannato a tre anni e tre mesi di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Un mese fa è stato scarcerato, dopo 6 mesi di detenzione nel carcere di Rovigo: il tribunale di sorveglianza di Venezia gli ha concesso l'affidamento in prova e oggi, dopo un lungo silenzio, Miccoli ha pubblicato una lunga lettera sui social.
"Dodici anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa. In questi 12 lunghissimi anni ho sempre preferito il silenzio. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni. Tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni... sa. Il secondo errore è stato quello di usare parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò (come da intercettazione in cui si esprime in termini oltraggiosi su Giovanni Falcone, ndr). Spesso quando sei al top ti senti invincibile... invece sei solo umano".
"Ho chiesto scusa tempo fa continua Miccoli nella sua lettera per quelle parole e lo faccio nuovamente. L’anno scorso è arrivata la sentenza. Sentenza che non ho condiviso perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma sentenza che ho rispettato presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno li dentro sembra infinto, 6/7 mesi, un'eternità. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato a un qualcosa che non sono e che non mi appartiene".
"Due anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa. In questi 12 lunghissimi anni ho sempre preferito il silenzio. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni. Tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni.. sa. Il secondo errore è stato quello di usare delle parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò (quelle dell'intercettazione in cui si esprime in termini oltraggiosi su Giovanni Falcone, ndr)
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